FEDERICA DI MARTINO ne “Il Berretto a sonagli”: «Il teatro è l’arte mai superata fatta da persone vere»
Ph: Fabrizio De Blasio
«Per Luigi Pirandello la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla”… E tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze”, di ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia.
Solo “i personaggi” sono “veri” e “vivi”. Il Berretto a Sonagli è una tragedia della mente. Ma porta in faccia la maschera della “farsa”.
Pirandello mette sulla scena un “uomo vecchio” uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita».
Questo afferma Gabriele Lavia, regista de “Il Berretto a sonagli” di Luigi Pirandello che sta portando in giro per i teatri italiani.
Ad accompagnarlo troviamo una bravissima Federica Di Martino, attrice poliedrica che il pubblico ben conosce.
La recitazione è fedele a lei dall’età di 15 anni quando in Abruzzo si scopre animata da grande passione per il palcoscenico; è stata poi la volta a Roma dell’Accademia da giovanissima e non si è più fermata.
La sua è una carriera costellata di successi. Con lei ci siamo soffermati proprio sullo spettacolo teatrale.
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Federica, perché dire sì a “Il Berretto a sonagli”?
Per una grande curiosità. L’ho visto tante volte in scena ed ero incuriosita dalla lettura che avrebbe dato Gabriele Lavia.
Amo molto Pirandello ma questa sua opera non aveva destato in me una fortissima curiosità, sensazione che poi è andata a sostituirsi ad una grande ammirazione.
Tu ed il teatro: un amore folle?
Assolutamente. A 15 anni una compagnia di teatranti abruzzesi mi ha notata e sono entrata a far parte di un mondo meraviglioso.
Da quel momento non ho più smesso. Mi trovavo un giorno in piazza Verdi a Roma e ho preso il bando per l’ammissione all’Accademia; ho superato le tre fasi e tutto ha avuto un bellissimo seguito.
Il teatro mi è sempre piaciuto, lì mi sento a casa; è l’arte mai superata fatta da persone vere.
E Pirandello?
Pensa che al bando di ammissione ho portato proprio Pirandello, esattamente la figliastra di “Sei personaggi in cerca d’autore”.
E’ il mio autore prediletto con una grande musicalità della lingua.
Qual è la forza del teatro pirandelliano?
Era attuale ai suoi tempi e lo è ancora oggi perché abbatte la finzione scenica e gli spettatori sono dentro alla storia. Riesce ad indagare la materia teatrale rappresentando la vita.
In scena questa volta sei Beatrice. Come la descriveresti?
E’ una donna che vuole la verità. Tutti sanno che il marito la tradisce ma nessuno lo dice. Non vuole vivere nell’ipocrisia, bensì vuole essere libera; porta con sè un germe di femminismo.
Nel primo atto, è folle di gelosia e nel secondo cerca di rimettere le cose al proprio posto con grande lucidità.
Essere diretta ed affiancare Gabriele Lavia per te cosa significa?
E’ un grande privilegio; si può solo imparare anche se geni si nasce. Pretende molto ma mi ha anche insegnato tantissimo.
Cosa ti auguri arrivi al pubblico di questo spettacolo?
Riuscire a recitare senza microfoni in grandi teatri è già una vittoria.
Nuovi progetti?
Dal 23 al 30 novembre al teatro di Documenti a Roma verranno fatte letture e riflessioni intorno al ruolo della donna nel teatro e nella società; si tratta di eventi per dire no alla violenza sulle donne. alle 19 poi porterò in scena “Cronaca di un amore rubato”. Il ricavato andrà in beneficenza.