Viola Rispoli
sceneggiatrice di “Sopravvissuti”: «Cosa sei disposto a fare per sopravvivere? »
Tutto ruota attorno alle vicende della barca a vela di nome Arianna, salpata per una traversata oceanica dal porto di Genova e poi scomparsa dai radar dopo pochi giorni di navigazione.
A un anno di distanza riappare dal nulla lungo le coste venezuelane, ridotta a relitto e con a bordo solo sette persone.
Attraverso il racconto dei sopravvissuti alle autorità, si rivivrà la tempesta a cui sono andati incontro, ma i fantasmi del naufragio e i sospetti di Anita apriranno delle crepe nel racconto che consentiranno di far luce su quanto realmente accaduto.
Questo e molto altro è “Sopravvissuti“, la fiction internazionale diretta da Carmine Elia e trasmessa in prima serata su Rai1.
In occasione della messa in onda di questa sera, abbiamo sentito Viola Rispoli che ha firmato ancora una volta la sceneggiature di una serie tv di successo.
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Viola, com’è nata l’idea di portare sul piccolo schermo “Sopravvissuti”?
L’idea originaria è di un gruppo di quattro giovani autori: Sofia Bruschetta, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano, che firmano anche la serie, hanno frequentato la prima edizione del master in scrittura seriale organizzato dalla Rai nella sede della scuola di giornalismo di Perugia, doveva essere il 2016 se non mi sbaglio.
Sopravvissuti è stata la loro “tesina finale”, poiché quel master ha proprio lo scopo di aiutare giovani autori ad acquisire strumenti per arrivare a scrivere dei concept di serie, che poi vengono messi nella disponibilità di produzioni e network per potenziali opzioni.
I ragazzi sono liberi di lavorare in gruppi di tre o quattro e sviluppare qualunque idea, senza vincoli di genere o budget o formato. E così è andata: il concept di Sopravvissuti era originale, interessante, ben scritto, e la RodeoDrive l’ha opzionato per lo sviluppo.
Io sono stata chiamata per la necessità di avere qualcuno con esperienza di serialità a guidare il gruppo, e poi per equilibrare le competenze a noi si è aggiunto un altro sceneggiatore “senior”, Massimo Bacchini.
Con lo sviluppo poi buona parte della storia è cambiata, com’è normale che sia, ma quando ho letto il concept mi ha intrigato da subito e ci ho trovato già gli elementi centrali che caratterizzano la serie, sia in termini di linee narrative che di personaggi, sicuramente quelli principali, nonché la domanda esistenziale di fondo che sottende a tutta la narrazione: “cosa sei disposto a fare per sopravvivere?”
Sopravvissuti è una storia, e un genere, e ha anche un certo tono, che si distacca molto dalla serialità abituale di Rai1, e della Rai in genere, anche se su Rai2 sono stati fatti un po’ di esperimenti di diversificazione.
E in effetti Sopravvissuti era stata scritta per Rai2, e solo dopo è arrivata la decisione di provare a osare sulla rete ammiraglia, trattandosi anche di una coproduzione internazionale.
Probabilmente il pubblico di Rai1 non è del tutto pronto ad accoglierla, ma bisogna invece apprezzare i tentativi di sperimentazione e innovazione della Rai sia in termini di scelte editoriali che in termini di programmazione.
Protagonista indiscusso è Luca Giuliani. Come lo descriveresti?
E’ uno di cui ci si può fidare. È leale, responsabile e protettivo, capace di prendere decisioni facendosi carico talvolta di cose più grandi di lui.
Il suo motore interiore è l’amore per la famiglia, che purtroppo perde colpi quando gli viene messa in discussione (per colpa degli sceneggiatori sadici).
Perché in questo ruolo scegliere proprio Lino Guanciale?
Perché è un bravo attore innanzitutto. E forse anche perché in fondo è un po’ come Luca: responsabile e in grado di farsi carico (e leader) di un gruppo di attori straordinariamente ampio e complesso.
Con Giuliani e gli altri personaggi raccontate la storia complessa di chi è riuscito a sopravvivere, ma cosa significa sopravvivere per loro?
Sopravvivere per loro significa riavere indietro la vita di prima, sperando di lasciarsi alle spalle tutto ciò che è successo.
Far venire a galla tutti i segreti che si portano dietro significherebbe morire di nuovo (o comunque tornare in quella condizione di sospensione tra la vita e la morte di nuovo) e si ostinano a tenerli nascosti in ogni modo, anche perché la cosa scappa loro di mano:
sembrava semplice raccontare una versione della tempesta che avrebbe spiegato tutto e chiuderla lì, ma non avevano fatto i conti con Anita e i suoi dubbi dapprima, e con qualcun altro che arriverà a scombinare i loro piani.
Ma dopo aver mentito all’inizio, tornare indietro è impossibile.
Naturalmente si renderanno conto che non possono riavere indietro la vita di prima, perché loro stessi non sono più quelli di prima, e nemmeno le persone che li hanno aspettati o che li hanno creduti morti per un anno.
Ma questo risponde anche alla domanda successiva: torneranno a vivere diversamente, quindi anche pienamente ma magari in un modo diverso, una volta che avranno attraversato il loro calvario.
E per riuscirci dovranno prendere coscienza di una semplice verità: per sopravvivere a una tragedia bisogna farci i conti, non nasconderla sotto il tappeto.
Quand’è che arriverà questa resa dei conti, lo vedremo.
Ritieni, alla luce di tutto ciò che sta accadendo nel mondo e in Italia, che possiamo definirci sopravvissuti o padroni della nostra esistenza?
Questo è un discorso filosofico veramente complesso e non risolvibile in una vita intera. Probabilmente non siamo padroni della nostra esistenza da secoli, ma nel nostro piccolo continuiamo a esserlo come prima:
credo che quello che cambia sia la percezione di non controllare nulla, cosa che oggi è amplificata per tutti dalle vicende internazionali, e che nell’esperienza personale di ognuno capita quando veniamo investiti da una tragedia, come nel caso dei Sopravvissuti.
Cosa ti piacerebbe arrivasse al pubblico di questa fiction?
Le vicende sono tante, e così diverse, che spero che ognuno ci trovi qualcosa di sé. Per me in questa storia la lealtà e la solidarietà e l’importanza dei legami affettivi la fanno da padrone, nonostante tutte le avversità.
Nuovi progetti?
Naturalmente è in corso di scrittura la terza stagione di Doc3 e poi una nuova serie tv internazionale molto ambiziosa sull’inizio della carriera di una famosissima eppure grandemente misconosciuta icona del giornalismo italiano: Oriana Fallaci.