Camilla Semino Favro
Camilla Semino Favro

Camilla Semino Favro

in “Sopravvissuti”: «Marta è una giovane donna non realizzata ma qualcosa cambierà»

Camilla Semino Favro

Dopo la seconda stagione di “Mina Settembre”, con “Sopravvissuti” – una produzione Rai Fiction, Rodeo Drive, France Télévisions, Cinétévé e ZDFneo – la stagione 2022/23 di Rai 1 è partita ufficialmente.

Dopo il ritorno di Serena Rossi, dal 3 ottobre il lunedì sera è in mano a  Lino Guanciale. Si tratta di un mistery che a molti ricorderà “Lost”: al posto dell’aereo caduto sull’isola, ci sarà Arianna (nome della figlia dell’armatore), barca a vela che parte da Genova con il suo carico di ospiti e scompare in una tempesta.

Un anno dopo viene ritrovata, con solo 6 delle persone salite a bordo: cosa hanno accettato di fare i sopravvissuti per continuare a vivere? La serie tv in 6 puntate è diretta da Carmine Elia.

Nel cast stellare, troviamo la bravissima Camilla Semino Favro che il pubblico della rete ammiraglia ha già avuto modo di apprezzare per il suo talento e non solo.

 

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Camilla, partiamo da “Sopravvissuti”, cosa ti ha spinto ad accettare un progetto così diverso da quelli ai quali siamo abituati a vedere in prima serata su Rai1?

Sicuramente per ciò che hai appena detto: si tratta di un progetto televisivo completamente differente dai precedenti. Al provino mi affiancava Pia Lanciotti, attrice che conosco e che stimo moltissimo, e Carmine Elia, regista attento che chiede tanto ma che sta lì con te. La sceneggiatura mi ha da subito intrigato; inoltre mi incuriosiva molto l’idea di poter girare su una barca a vela.

Camilla Semino Favro

Tu sei Marta Silvestri. Come ti sei preparata per interpretarla?

Prima delle riprese, ho cercato di comprendere l’arco temporale ed emotivo del personaggio; una volta sul set, il lavoro con Carmine, i colleghi e la troupe mi ha fatto trovare nuovi elementi sul personaggio altre sfumature sono emerse da sole, fuori dal mio controllo.

Come la descriveresti?

E’ una giovane donna non realizzata. Porta avanti il classico ruolo della moglie in una coppia apparentemente senza problemi. Il naufragio sarà il detonatore. Inizierà a vedere davvero e a scegliere, a trovare struttura e indipendenza, a rischiare e d desiderare nuove strade per se stessa.

Se dovessi dare una definizione a questa fiction? Perché?

E’ come la Torre di Babele. E’ piena di personaggi, storie  e caratteri diversi, piena di punti di vista differenti. E’ un mistery, un mix di azione (la tempesta), percorsi psicologici ed umani, oltre che intrisa di legami che si formano e si dividono di continuo.

Secondo te, oggigiorno sopravviviamo o viviamo?

Ci limitiamo a sopravvivere. Veniamo da un periodo storico che non ha eguali e siamo alla ricerca di nuove strade per trovare il nostro equilibrio; vogliamo scoprire nuovi punti di vista per ritrovare noi stessi, anche riscoprendo volti che credevamo perduti.

Nella scorsa stagione televisiva sei stata tra le protagoniste femminili di “Vostro onore” di Alessandro Casale, cosa ti ha lasciato quel tuo personaggio?

Normalmente mentre lavoro, vivo con il personaggio affidatomi, ma poi cerco di lasciarlo andare

Avevi interpretato una giovane avvocatessa che fatica a farsi strada in quel mondo lavorativo difficile per le donne. E’ così anche un’attrice?

Per lei c’era in atto una piccola lotta sociale. Posso dirti che anche per un’attrice non è semplice farsi largo in questo mondo: è un continuo combattere perché nulla è scontato e nulla viene regalato.

Tu perché hai scelto questo mestiere?

Non ne ero del tutto consapevole eppure sono sempre stata attratta dal circo, dal musical e poi dal teatro. Non appena ho imparato a conoscere quest’ultimo non l’ho più lasciato. Quando sono sul palcoscenico, mi sento a mio agio.

Cosa significa essere attrice per te?

Vuol dire aver seguito ciecamente un desiderio che da più giovane non leggevo chiaramente. Sono stata in qualche inconsapevole modo fedele a me stessa e ne sono felice. Con il tempo il tempo il significato si modifica e cambia direzione; diventa lotta, messaggio sociale, condivisione e studio personale.

Nata a Torre del Greco, cresciuta a Genova e residente a Milano, tre realtà diverse o simili?

Fanno tutte parte di me. Le prime sono le mie radici e la mia infanzia, i luoghi che mi hanno visto crescere; Milano è il posto in cui mi rifugio per ricaricarmi e Roma è il posto di lavoro, di amici e colleghi.

Cinema, televisione e teatro: quale di questi mondi senti più tuo?

Sicuramente il teatro perché è il posto da cui tutto è iniziato e che mi ha sempre fatto sentire a casa.

I tuoi prossimi progetti?

Mi vedrete ne “Il Generale Dalla Chiesa” di Lucio Pellegrini, nella seconda stagione di “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino e tornerò in teatro.