Melanie Francesca
e la sua ultima fatica letteraria “Il Maestro”
Dall’osservatorio privilegiato di Abu Dhabi e Dubai, tra una corsa in barca e castelli di sabbia durante il lockdown, Anna osserva il nuovo assetto mondiale dove la differenza tra vita reale e virtuale si annulla e gli uomini si trasformano in esseri internettiani.
La rete anestetizza la capacità di provare emozioni vere, allontanandoci l’uno dall’altro e anche dal proprio corpo, mentre la mente corre sedotta dal gioco frenetico del bombardamento digitale, di fronte al quale la concretezza della quotidianità risulta lenta e insoddisfacente.
L’unico antidoto a tutto questo sembrano essere gli insegnamenti di un Maestro, figura enigmatica e potente che guida al risveglio interiore attraverso insegnamenti antichi provenienti da un mondo lontano.
Vivere nel presente, esercitarsi a non coltivare desideri inutili, conoscere e amare se stessi per essere a propria volta amati; combattere le ossessioni schiavizzanti dei social, dell’ultimo prodotto tecnologico o della fidanzata sempre più giovane e bella.
Perché solo l’incontro con gli altri, la ricerca spirituale, il ritorno al vecchio mondo fisico in difesa dell’ambiente, sono le tappe di un processo di guarigione personale che è la vera rivoluzione da cui ognuno dovrebbe partire per salvare il pianeta.
Questo racconta “Il Maestro” di Melanie Francesca, giornalista di costume e scrittrice. Quella dell’autrice è la divertente narrazione della rutilante giostra dubaiana tra il jet set internazionale e una patinata vita familiare – con le problematiche del matrimonio interculturale, del ruolo di madre e moglie da copertina e dell’intramontabile paradossale velleità di paladina dei diritti sociale – ma pure un’accorata riflessione sulla libertà che non può essere strappata con la forza.
Come succede ora, in un mondo malato, dove i governi comandati da uomini dominati dal proprio ego carico di cupidigia tengono in scacco le masse derelitte dell’umanità. Ne abbiamo parlato con lei.
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Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?
L’idea nasce dal desiderio di dare un corpo all’insegnamento prezioso del maestro. La digitalizzazione progressiva, i social che stanno diventando l’unica nostra risorsa di esperienza, i pericoli del transumanesimo, la dimenticanza dell’essere umano di essere composto di tre parti, corpo, spirito e anima…
Tutto questo ci ha resi manipolabili e deboli al punto da non essere più autonomi, al punto da adeguarci a ciò che ti impongono dall’esterno.
La protagonista è Anna, come la descriveresti?
Anna è esuberante, ribelle, creativa. Mal si adatta alle regole e insegue la verità non solo del suo cuore, ma quella che lei ritiene sia una verità più universale a cui tutti dovremmo attingere per diventare liberi.
È questa libertà, lontana da giudizi e definizioni, non è perseguibile affermando se stessi sugli altri, come spesso avviene oggi, ma trovando in sé quel centro di gravità permanente che ti permette di raggiungere uno stato di completezza e di benessere che va al di là di tutto.
Uno spazio che il maestro definisce “lo spazio dell’osservatore”: se lo raggiungi sei libero. Sarebbe così semplice seguire gli insegnamenti del maestro, mettendo al centro della tua vita l’autosservazione e l’arte della presenza, così da dar meno peso a quel che ci assilla: si farebbe tutto meglio e più velocemente, senza farsi prendere dal panico, trovando le soluzioni sotto forma di intuizioni.
La presenza è uno spazio senza tempo e luogo dove avvengono miracoli. Pura genialità che risolve la tua vita dai problemi pratici a quelli che sembrano ineluttabili, come la salute. La presenza è uno stato di grazia.
Come si svolge la vita della protagonista? E’ felice?
La protagonista è felice quando raggiunge questo stato di continua presenza, che poi gli antichi chiamavano “stare costantemente in Dio”. Quando sei in presenza non ti sfiora più niente: né la persona che ti risponde male, né il traffico, né le preoccupazioni finanziarie, né un partner scontroso. Dallo stato di presenza Anna decide la sua vita.
E risolve tutto. Perché è distaccata dai problemi, e quindi li tratta semplicemente come cose da riordinare in una stanza. E siccome non è più legata emozionalmente, la vita provvede a risolverli in modo miracoloso, perché i demoni continuano a perseguitarti se tu dai loro ascolto. Quando li rendi piccoli piccoli, scompaiono.
Il Maestro parla in modo figurato, come in una fiaba, perché non si può affrontare la vita in modo freddo razionale: bisogna viverla colorata di sensazioni, emozioni, con la ragione del cuore.
La sua vita si svolge tra Dubai e Abu Dhabi in un ambiente internazionale privilegiato, al fianco del marito. Perché ha scelto di ambientare questa storia proprio lì?
Perché sono sposata da 20 anni con un emiratino e ho avuto due figli da lui.
Ci sono molte differenze tra la cultura araba e quella occidentale, le più eclatanti? Ci sono somiglianze?
Ci sono grandi differenze, ma spesso non si dichiarano. Una tra tutte i diritti delle donne: solo il 4 per cento delle donne negli Emirati Arabi godono di diritti rispetto a tutta la popolazione.
Non solo, l’80 per cento della popolazione è composta da asiatici, tra pakistani e filippini, e questa parte della popolazione non gode nemmeno di quei diritti che dalle nostre latitudini sono considerati fondamentali come il diritto alla pensione o all’assistenza sanitaria, anzi devi pagare per lavorare dopo i 60 anni.
In questo contesto è facile rendersi conto qual sia la differenza più eclatante tra un paese mediorientale e uno occidentale. Tutti bussano alle porte dell’Europa per avere dei diritti, per avere un passaporto, la cittadinanza, un’assistenza, perché laggiù queste cose ancora non possono averle.
Sono tante le tematiche affrontate come la pandemia e la guerra. Come si pone Anna nei loro confronti? E tu?
Ci aspettano tempi durissimi, siamo all’inizio di un cambiamento radicale del nostro stile di vita. Con l’acqua poi non si scherza, l’acqua è il nostro futuro oro.
La guerra è più complicata di quel che ci vogliono far credere e la pandemia ci ha buttati ancor più nella sfera digitale: per uscire da tutto questo bisogna seguire l’arte della presenza e gli insegnamenti del maestro. Solo arrivando alla consapevolezza riusciremo, cambiando noi stessi, a cambiare il mondo.
Qual è la differenza tra vita reale e virtuale?
Entrambi sono realtà virtuali, sia quella reale in cui siamo calati che quella dello schermo in cui ci immergiamo. Ma mentre quella reale ci sembra reale perché ad esempio possiamo mangiare, assaporare, toccare; quella digitale ci sembra più evanescente.
L’unica realtà secondo il maestro è quella dello spirito o dell’aldilà che noi non possiamo conoscere perché non la vediamo. Il maestro mostra dove è la porta della percezione di questo aldilà più reale della realtà fisica.
Chi è il Maestro?
Il maestro cattura un’altra protagonista altrettanto essenziale nel libro consegnandole un biglietto con su scritto: “Io sono la porta”. La ragazza, vestita di borchie e ribellione, giovanissima, lo segue nella periferia di Parigi dove vive in una comunità.
Lì si insegna a tornare alla ragione del corpo, quando l’istinto è assopito e rischia di addormentarci nell’abitudine, facendoci scappare di mano la vita. Il maestro fa fare ai suoi ragazzi gli esercizi per recuperare doti quali la scaltrezza, la veggenza, l’autosservazione, il controllo di sé e dei propri pensieri.
A un certo punto lei vede che i pensieri sono come piccoli gattini, le passano davanti come se fossero fisici. E la commistione tra ciò che si vede e ciò che non si vede diventa realtà. Una realtà più ampia, che non potevamo immaginare.
Questa realtà rivela percorsi di conoscenza e controllo su ciò che ci sembrava incontrollabile prima. Il maestro è la porta di un altro mondo. Attraverso di lui si fanno miracoli, si avverano coincidenze impensabili. Quindi la realtà non è fuori, ma dentro, e il dentro è come il fuori.
Cambiando dentro, cambi tutto, come ha sempre sostenuto un Maestro più grande duemila anni fa. Ma per cambiare davvero dentro, per raggiungere le chiavi sepolte dentro di te, devi fare un percorso.
Non basta il pensiero, non basta la razionalità bisogna passare per il cuore. Bisogna cominciare ad amare proprio quei nemici che sono là per mostrarti le tue ferite, come uno specchio.
I tuoi prossimi progetti?
Libri, sempre libri. Ci sono tantissimi libri che aspettano solo di essere scritti e mi stanno chiamando