GIOVANNI ALFIERI
ne “L’Ora, inchiostro contro piombo”: «Portiamo in tv un gruppo di giornalisti che ha sempre detto No alla mafia»
Quando la mafia non esisteva, un giornale l’ha sbattuta in prima pagina. Dall’8 giugno in prima serata su Canale 5 stiamo vedendo “L’Ora, inchiostro contro piombo”, una co-produzione RTI – Indiana Production che racconta de L’Ora, il giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio.
È stato il primo quotidiano che a Palermo, negli anni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il boom economico, ha avuto l’ardire di scrivere la parola Mafia. L’Ora è stata una palestra di menti vivaci e giornalisti coraggiosi che, capitanati dal loro direttore, scovavano la notizia, la catturavano e la raccontavano ai lettori, esponendosi in prima persona, nonostante le ostilità del potere costituito, da troppo tempo connivente con la malavita.
Tra i protagonisti di questa storia che ci viene raccontata, troviamo GIOVANNI ALFIERI perfettamente calato nel suo ruolo. Ne abbiamo parlato con lui.
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Giovanni, partiamo dall’inizio. Per quali motivi dire sì a questo progetto?
Non potevo certamente dire no. Il mio insegnante mi ha suggerito di partecipare a questi provini e così ho inviato tutto il materiale al casting. Inizialmente il mio ruolo sarebbe stato quello del boss Luciano Liggio ma poi al terzo provino ho preso le vesti di un giornalista.
Tu sei Domenico Sciamma. Come ti sei preparato per questo ruolo?
Prima di dargli corpo, ho cercato il suo respiro, le sue movenze ed il suo pensiero. Tento sempre di prepararmi al meglio per dare credibilità.
Come descriveresti il tuo personaggio? Cosa significa essere giornalista nella Sicilia di quegli anni?
E’ un ragazzo con l’incoscienza del sognatore; è forte, determinato, fresco, puro e genuino. E’ ispirato ad un vero professionista dell’informazione. Il suo obiettivo è quello di raccontare la verità e renderla alla portata di tutti; è un cronista che scava e non si ferma alla superficie del fatto.
Mafia e antimafia, per lui quale significato hanno? E per te?
In quel periodo storico era quasi impossibile pronunciare la parola mafia che di fatto veniva vista come un nucleo di famiglie che gestivano affari, senza essere collegata ad un fenomeno malavitoso.
Il gruppo dei giornalisti che raccontiamo danno una svolta al giornalismo d’inchiesta. Per quanto mi riguarda io sono nato dopo gli anni delle stragi e ho sempre assistito a un vero e proprio fervore culturale che ha sempre cercato di estirpare il fenomeno criminale.
L’Ora è un quotidiano passato alla storia. Qual è stata la sua forza?
Era formato da una squadra di menti illuminate, una vera aggregazione letteraria che aveva detto no alla mafia.
Qual è il significato della parola Informazione per te?
Curiosità, molta attenzione e tanto studio.
Cosa ti auguri arrivi al pubblico di questa serie tv?
La forte determinazione che hanno avuto questi giornalisti per dire No alla mafia, senza lasciarsi abbattere da niente e da nessuno.
Tu sei un giovane attore, perché hai scelto questo mestiere?
E’ lui ad avermi scelto. A otto anni ho iniziato per gioco ma a 16 ho capito che quella era la mia strada, il mio destino.
Cosa vuol dire essere attore per te?
Provare a giocare per conoscere; sperimentando la realtà, mi sono dato più possibilità.
I tuoi prossimi progetti?
Girerò un film in uscita al cinema ed in autunno riprenderò il palcoscenico.