MARCELLO MAZZARELLA
MARCELLO MAZZARELLA

MARCELLO MAZZARELLA

protagonista de “L’ora – Inchiostro contro piombo”: «Dobbiamo avere l’orgoglio di dire no ad un prepotente che vuole metterci i piedi in faccia»

MARCELLO MAZZARELLA

Nella Sicilia degli Anni Cinquanta, Antonio Nicastro ed i suoi collaboratori decidono di mettersi in prima linea nella lotta alla criminalità locale, denunciandone i misfatti sulle pagine del quotidiano per cui lavorano, tramite inchieste con cui svelano ai lettori dinamiche e segreti.

Liberamente ispirata al libro Nostra Signora della Necessità di Giuseppe Sottile, “L’Ora – Inchiostro contro piombo” – in onda dall’8 giugno in prima serata su Canale 5 – racconta la storia del quotidiano L’Ora, centrale nella lotta alla mafia di quegli anni, e il modo in cui giornalisti e fotografi hanno cercato di documentare quanto accadeva in città.

Diretta da Piero Messina, Ciro d’Emilio e Stefano Lorenzi, scritta da Ezio Abbate e Claudio Fava, la serie tv  vede protagonisti diversi attori ben noti al pubblico televisivo e non solo;

tra questi troviamo Marcello Mazzarella (Ph. Fabio Caricchia), volto ben conosciuto dai più tra cinema e tv. Con lui, oltre a questo significativo progetto televisivo di Mediaset, abbiamo parlato del suo percorso artistico, del suo essere attore e delle sue origini.

 

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Marcello, ti vedremo ne “L’Ora – Inchiostro contro piombo”. Per quali motivi hai detto sì a questo progetto?

Non potevo dire di no. Conoscevo uno dei registi, Piero Messina, e lo reputavo un genio. Aspettavo una proposta che desse un taglio diverso ai personaggi interpretati fino ad ora. Dopo che ho letto la sceneggiatura, ho compreso che c’era la necessità di raccontare questa storia per non dimenticare, perché è troppo semplice far scivolare via il ricordo.

Cos’era L’Ora in quegli anni?

Ha attraversato varie fasi, anche quella di essere un giornale al servizio del partito, un giornale politico. E’ un quotidiano attivo e produttivo che è stato la voce del Sud, un megafono per il popolo; è stato al servizio dell’informazione libera, corretta e vitale.

MARCELLO MAZZARELLA

Tu nella serie tv sei Gaetano Donati. Come lo descriveresti?

E’ l’editore del giornale che assiste attivamente all’arrivo del nuovo direttore; comprende il coraggio di questi giornalisti. E’ un uomo onesto, rispettoso, per bene, un conservatore che assiste ad un vero cambiamento giornalistico dove lavora.

Cosa significa per un giornalista d’inchiesta combattere la criminalità organizzata?

Contribuire alla verità, esporsi con coraggio, essere il faro dell’informazione.

Cosa ti piacerebbe arrivasse al pubblico di questa fiction?

Vorrei far conoscere questa storia, magari emozionando un po’.

Tu e la recitazione: com’è scoccata la scintilla?

Mi sono avvicinato a questo mestiere per vocazione, con la scomparsa di mio padre che era un attore di una piccola compagnia teatrale locale; mi ha sempre affascinato e molto spesso lo imitavo. Ho cominciato seguendo Piero Mazzarella a Milano.

Cosa significa per te essere attore?

Inizialmente vuol dire essere al servizio di un ideale ed è uno strumento per dar voce. Oggi posso dire che mi diverte, mi fa viaggiare ed è pericolosamente eccitante; continuo ad inseguirlo.

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Hai esordito sul grande schermo con “Stanno tutti bene”diretto da Giuseppe Tornatore e successivamente in “Nirvana” di Gabriele Salvatores. Che esperienze sono state e cosa ti hanno insegnato?

Ero molto giovane e mi hanno insegnato tanto, come l’umiltà, il continuare a sognare, a saper stare vicino a grandi attori e a rispettare il mondo. Permette l’accesso alla speranza.

Sei stato anche apprezzato pure oltreconfine; hai ottenuto anche il personaggio di Marcel Proust ne “Il tempo ritrovato” di Raúl Ruiz. Quali differenze ci sono tra il nostro cinema e quello francese, per esempio?

Il cinema francese costruisce mattone su mattone un vero e proprio sistema, alimentandosi di talenti ed opere; quello italiano è stato grande, ma di fatto non ha un vero e proprio sistema.

Hai vestito i panni di tantissimi personaggi ma meglio essere tra i buoni o i cattivi?

Un cattivo- buono e un buono – cattivo; ognuno di noi ha luci ed ombre che fuoriescono ed è dal buio che esce la luce.

Come abbiamo detto all’inizio della nostra chiacchierata, in più occasioni lavorative hai toccato il tema dell’antimafia e della mafia. Penso a “La siciliana ribelle” di Marco Amenta nei panni del boss mafioso Don Michele Mancuso ed aFortapàsc” di Marco Risi nell’ emissario dei siciliani. Per un siciliano cosa vuol dire dire No alla mafia?

Semplicemente essere siciliani, avendo l’orgoglio di dire no ad un prepotente che vuole metterci i piedi in faccia.