DRUSILLA GUCCI
il suo “Lilith & Abrham – Le origini”: «Per me la scrittura è una necessità, è un qualcosa che mi fa star bene»
In una Romania di fine Ottocento si intrecciano i destini di due giovani: Niloufar, bellissima donna per metà turca e additata dal villaggio come una strega, e Mihai, giovane e ingenuo rampollo, scappato dalla noia protettiva del suo castello per diventare uomo a Bucaresti.
Il viaggio di Mihai si interrompe non appena posa gli occhi su Niloufar che lo incanta e lo conduce nella sua capanna dove vive assieme a Venera, un’anziana sapiente che l’ha accolta quand’era ancora in fasce e con la quale condivide un legame speciale, tanto che la chiama bunica, nonna.
Mihai, rapito dalla bellezza seducente di Niloufar, deciderà di rimanere con le due donne, finendo per innamorarsi completamente della giovane.
Ma Niloufar non è una donna qualsiasi: è una strega. “Lilith & Abrham – Le origini” è un viaggio all’interno di figure leggendarie mistiche; è un mix tra psicanalisi, fantasy e thriller, di personaggi alla continua ricerca della Verità, dove affrontano le loro esistenze in atmosfere cupe, in preda ad un destino che non fa sconti.
L’autrice è Drusilla Gucci, il cui cognome non può certamente passare inosservato, visto che appartiene al mondo della moda.
È la pronipote di Guccio Gucci. Lei, al contrario, ha deciso di intraprendere un percorso differente e alternativo, visto la sua sconfinata passione per la scrittura che l’hanno portata a scrivere il suo primo romanzo.
Della sua prima fatica letteraria, del suo percorso e della sua famiglia abbiamo parlato con lei.
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Drusilla, partiamo dal tuo primo libro. Com’è nata l’idea di scriverlo?
Non saprei dire di preciso come sia nata l’idea. Era da qualche anno che avevo smesso di scrivere, finché non sono partita per Los Angeles, dove ci ho vissuto più o meno un anno.
Durante il mio soggiorno, arricchita dal nuovo paese e dalle persone nuove, ho ricominciato a scrivere, in particolare racconti brevi.
Dopo averne scritti due, stavo cercando l’ispirazione per il terzo. Stavo passeggiando con un mio caro amico nel quartiere ebraico, c’era un sole fantastico e le classiche palme californiane che punteggiavano la strada.
Da lì, chiacchierando e godendo l’aria losangelina mi è nata l’idea di “Lilith&Abrham”. Un piccolo embrione. Pensavo di farci un racconto breve, ma già dopo aver buttato giù lo scheletro su carta mi sono resa conto che poteva trasformarsi proprio in un romanzo.
E così è stato. Addirittura una trilogia è venuta fuori.
Ci spieghi il titolo?
Il titolo è altamente satirico. Si rifà ai nomi biblici del primo uomo, e a quello ebraico della vera prima donna, Lilith.
Lilith in realtà nasce già come figura mitologica Mesopotamica e viene poi riprese dai testi ebraici, e dall’ “alfabeto di Ben Sirah”.
Con una attenta lettura si scopre che in realtà la prima donna non fosse Eva, creata dalla costola di Adamo, ma Lilith, creata insieme ad Adamo dalla terra e quindi sua pari. Facendola breve, Lilith si rifiutò di sottostare ad Adamo e lasciò l’Eden.
Mi sono rifatta a questi nomi perché i miei due gemelli vivono isolati in un castello, lontano da qualsiasi contatto col mondo esterno. Una sorta di primi uomini nel loro “Eden”, ed insomma, si scoprirà che la natura umana non è così pura e amorevole.
Niloufar e Mihai sono i due protagonisti della storia che ci racconti. Come li descriveresti?
Niloufar è una donna molto fragile e sensibile, dall’equilibrio psichico ambiguo e altalenante, con un’anima da bambina che si rifiuta di crescere.
Si tratta di una donna che crede fermamente nelle superstizioni che campeggiano in Romania, tanto da diventarne schiava e modellare la propria vita, e quella dei figli, attorno ad esse.
Allo stesso tempo è dotata di una certa ferinità, e forza selvaggia è incontrollabile che la condurranno a prendere decisioni sbagliate.
Niloufar è l’archetipo della straniera, della reietta che non viene accettata dalla comunità, dal diverso che spaventa e che spinge alla segregazione.
Invece Mihai è un giovane ingenuo e dal cuore buono, inesperto della vita e dal carattere debole e malleabile.
Un uomo assolutamente privo di polso, incapace di aiutare una donna come Niloufar e soggiogato dalla sua personalità incontrollabile.
Il tuo romanzo cerca di analizzare nel profondo, con una spietata veridicità, tutti gli aspetti più angoscianti che ruotano attorno al concetto del “doppio”. Perché?
Il tema del doppio è ben presente nel romanzo, basti pensare che i protagonisti sono due gemelli.
Penso che sia un tratto che mi rispecchi, in quanto anche io stessa sono scissa, come tutti noi in fondo, e posseggo lati duali molto forti.
Così anche Abrham, più di Lilith, si trova a combattere fra due nature ben differenti, che lo dilaniano e lo strappano in direzioni sempre opposte.
Nel tuo libro compaiono anche elementi della simbologia cristiana e di quella pagana, oltre che elementi fantasy. Sei d’accordo?
Sì è vero. La Romania è un paese che nasce pagano con una forte tradizione e che viene poi in seguito cristianizzata.
Quindi ho voluto riflettere nel romanza questa intrigante commistione e immaginarmi, dopo diverse letture, in che modo ciò potesse apparire e verificarsi nella vita di tutti i giorni.
Invece più che di fantasy parlerei proprio di folklore, che affonda le radici proprio nella tradizione pagana.
Alla base, troviamo però l’amore. In che modo ne parli nel tuo romanzo?
Sì alla base vi è anche una storia d’amore, per la realtà due, ma lo scoprirete nel seguito del romanzo. In entrambi i casi sono forme di amore tossico e velenoso, che cova una natura morbosa, ossessiva e contro natura.
Tu e la scrittura, come nasce questa passione? Cosa significa scrivere per te?
Nasce insieme a me. Ho sempre adorato scrivere. Fin da bambina riempivo quadernini con storie ispirate ai sei cani che aveva mia madre.
Non ho mai smesso di scrivere. A tredici anni ho iniziato un romanzo gigantesco e molto confusionale su cui mi piacerebbe rilavorarci per poterlo pubblicare.
Per me la scrittura è una necessità, è un qualcosa che mi fa star bene. Ho una mente molto esuberante che ha bisogno di essere sempre impegnata onde evitare che saboti la mia vita di tutti i giorni.
Scrivere è il mio alimento preferito; quando scrivo mi stacco dai problemi, dalla realtà, accede ad un qualcos’altro che mi dà molta soddisfazione.
Il tuo cognome non passa di certo inosservato. Qual è il tuo rapporto con la moda?
La moda non mi è mai interessata più di tanto. Sì, certo, ne subisco il fascino e mi piace avere il mio stile particolare.
Ma non ne faccio un’ossessione, ho sempre odiato fare shopping. La trovo estremamente effimera, non penso proprio che un vestito possa definire o categorizzare una persona. Per me potremmo andare tutti allegramente in giro nudi.
Sono sicura che molte barriere sociali si abbatterebbero e ci sarebbe meno frustrazione. Accanto a questo vi è indiscutibilmente della bellezza nella moda e addirittura potremmo trovare anche motivi filosofici dietro a determinate scelte stilistiche.
I pro ed i contro di avere questo cognome?
I contro si legano al pregiudizio dilagante che le persone possono avere la prima volta che mi vedono. Si aspettano una ragazza viziata, vuota e superficiale. I pro sono diversi, è un cognome che mi ha sempre aiutata.
Recentemente abbiamo visto al cinema “House of Gucci”. Tu cosa ne pensi?
Per una volta sono d’accordo con la mia famiglia ad esprimere il mio scontento sul film. Abbiamo fatto una dichiarazione stampa sul New York Times prendendo le distanze dalla pellicola.
È offensiva sia per la famiglia che viene dipinta come un clan di mafiosi maschilisti, sia per l’Italia che viene raffigurata a suon di grossolani cliché.
Per non parlare del fatto che sembrano inneggiare all’assassina che prende quasi le vesti di una vittima, un’eroina romantica. No words.
Se dovessi definire Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani come li definiresti?
Non li ho conosciuti direttamente, ma solo tramite i racconti di mio padre. Quindi non me la sento di esprimere un giudizio. L’idea che mi sono fatta è che Patrizia sia una donna avida e senza scrupoli, e Maurizio un uomo dal carattere troppo malleabile.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei progetti futuri sono quelli di consolidarmi come scrittrice, e covo il sogno di realizzare una pellicola con la mia trilogia.