GIOVANNI DOTA
GIOVANNI DOTA

GIOVANNI DOTA

regista di KOZA NOSTRA: «Vorrei che il pubblico si divertisse ma che potesse anche riflettere»

GIOVANNI DOTA

Che succede quando una matura donna ucraina, provvida di consigli, invadente e premurosa, arriva in Sicilia e finisce a fare la governante in una disfunzionale famiglia mafiosa che lotta per non essere eliminata?

Quando Vlada Koza, una matura donna ucraina, invadente e premurosa, diventa nonna per la prima volta, molla tutto e dai Carpazi raggiunge sua figlia in Italia, piombandole in casa senza preavviso.

La ragazza tuttavia non apprezza le attenzioni asfissianti della madre, così la mette alla porta, senza tante remore. Vlada si ritrova, sola e senza un soldo, nell’entroterra siciliano.

Un inaspettato incidente d’auto la trasforma nell’improbabile governante di Don Fredo, capo clan dei Laganà, una disfunzionale famiglia mafiosa che lotta per non essere eliminata.

L’irrefrenabile invadenza di Vlada, che ama sentirsi utile, prendersi cura degli altri, aggiustare le cose e dare consigli, sembra portare un accenno di palpabile benessere tra le mura di Villa Laganà. Almeno fino al giorno in cui Vlada scopre chi sono davvero Don Fredo e i suoi figli.

KOZA NOSTRA” è una commedia gangster per il cinema dai toni ironici e irriverenti; si tratta di un film che parla di genitori e figli attraverso le vicissitudini di un nucleo familiare mafioso nel quale arriverà, come governante, una donna ucraina.

Di grande attualità l’incontro tra l’Italia e l’Ucraina, non solo rispetto alla scelta dei personaggi, ma anche in quanto co-produzione tra i due paesi grazie all’incontro tra Pepito Produzioni e Film UA con Rai Cinema.

Ne abbiamo parlato con il regista del film Giovanni Dota.

 

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Innanzitutto Giovanni, come nasce l’idea di “Koza Nostra”?

Tutto è iniziato nel 2019 dall’idea di una ragazza ucraina. Si cercava di mostrare la mafia – in questo film, come contenitore – in maniera diversa. Mettendo insieme le varie idee è nata questa pellicola che tratta della trasformazione di una famiglia: che cosa accade quando i mafiosi devono andare di pari passo con l’evoluzione di ciò che sta loro attorno?

Possiamo dire che questo film è un mix molto interessante di action e comedy?

L’intenzione è proprio quella, cerchiamo di affrontare entrambi i generi con dignità. Affrontiamo l’ambiente mafioso con la satira, senza farne una parodia.

GIOVANNI DOTA

La protagonista indiscussa è Vlada Koza, come la definiresti?

Vulcanica ed esplosiva. E’ una donna coraggiosa, spregiudicata che tenta di sistemare le cose. Non si rende conto subito chi sia la famiglia la ospita. E’ una sorta di meccanico delle persone.

Ad impersonarla è Irma Vitovska perché avete scelto proprio lei?

Tra le diverse attrici ucraine, lei ci ha colpito subito, inoltre aveva tratti caratteriali simili al suo personaggio. Ha fatto un grande lavoro. Inizialmente abbiamo girato in Ucraina poi siamo venuti in Italia.

Tante, anzi tantissime le tematiche affrontate a cominciare dalla mafia e dalla Sicilia. Tu come ti confronti con questo fenomeno umano, così come veniva definita da Giovanni Falcone?

Faccio molto spesso proprio riferimento a lui. Esiste il cinema di denuncia, d’inchiesta e quello che sfrutta i sentimenti. Noi abbiamo cercato di umanizzare i mafiosi, ovvero riportarli con i piedi per terra, togliendo loro quella scia di mito che alcuni purtroppo attribuiscono. La criminalità organizzata è fallibile e si può sconfiggere.

Qual è il significato di famiglia all’interno del film?

E’ il riferimento, la casa, il posto in cui si torna. I Laganà inizialmente non sono un nucleo unito, anzi sono l’esatto opposto. L’arrivo di Vlada cambierà le cose.

Viene anche toccato il tema della guerra, vista in ambito criminale nella società siciliana, ma anche in riferimento indiretto a ciò che sta accadendo in Europa, giusto?

In realtà quando abbiamo girato la guerra contro l’Ucraina non era ancora scoppiata; abbiamo girato in piena pandemia e non è stato affatto semplice. L’atteggiamento della nostra attrice ucraina possiamo dire invece sia stato profetico: il suo coraggio e la sua resilienza sono gli stessi che accomuna il popolo ucraino.

Cosa ti auguri arrivi al pubblico del film?

Mi piacerebbe che il pubblico si divertisse ma che potesse anche riflettere sul concetto di famiglia.

Tu perché hai deciso di svolgere questo mestiere?

Ho sempre avuto un grande amore per il cinema, è sempre stato il mio personale insegnante e l’amico che regala conforto. Mi piaceva l’idea di fare il cinema che a me è sempre piaciuto.

Cosa significa essere regista nel 2022?

I tempi possono cambiare ma il modo di fare cinema resta lo stesso. Emergere è complesso ma mi auguro che si usi sempre lo stesso linguaggio e si rispetti sempre la settima arte.

I tuoi prossimi progetti?

Due film diversi tra loro: un gangster d’epoca e una commedia amara; in comune hanno Napoli.

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Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.