FABIUS DE VIVO,
FABIUS DE VIVO ,

FABIUS DE VIVO

“La grande guerra del Salento”: «Ho scelto questo mestiere  per arricchirmi umanamente»

FABIUS DE VIVO

Siamo nel secondo dopoguerra e tutto si svolge nella terra rossa del Salento. Mentre l’Italia è reduce da due guerre mondiali, nella profonda Puglia se ne scatena una fra due paesini: Supersano e Ruffano.

Una guerra che esplicandosi in una partita di pallone, nasconde in realtà deliri di onnipotenza che fanno da contorno alla rivalità fra due uomini: Ernesto, imprenditore agricolo e presidente della squadra di calcio di Supersano e Alfredo, generale in pensione del regime fascista e presidente del Ruffano Calcio.

Sullo sfondo c’è anche un amore che sta sbocciando: quello tra Giulio e Agnese, legati dall’amicizia con un’altra coppia di giovani, Giovanna e Antonio.

Quest’ultimo, Antonio Prete, è stato il primo tifoso nella storia d’Italia a perdere la vita per una partita di pallone.

Questo racconta “La grande guerra del Salento” di Marco Pollini dal 5 maggio al cinema; tra i protagonisti troviamo Fabius De Vivo (Ph. Luigi Lista), 23 anni, radici francesi e attitudine cosmopolita, ha una creatività prismatica che riflette un approccio vitalistico all’arte in senso lato.

 

***

 

Fabius, raccontaci innanzitutto com’è nata l’idea di dire sì a questo film.

Mi ha molto colpito la sceneggiatura. Il mio ruolo era piuttosto significativo. E’ stato molto interessante restituire verità ad un personaggio realmente esistito.

Tu sei Antonio nel film. Come lo descriveresti?

E’ un giovane molto coraggioso e dedito al prossimo. Cerca la bellezza nelle piccole cose. Ha tanta voglia di conoscersi ed di esplorarsi. Ha molto sogni e non vuole accontentarsi.

Quella che raccontate è una storia realmente accaduta di un ragazzo che perse la vita durante la partita di calcio tra Ruffano e Supersano a fine anni ’40, giusto?

Assolutamente sì. E’ una storia molto complessa che racchiude tante sfumature e conflitti vitali in sfaccettature diverse, oltre che valorizzare i territori.

La guerra sullo sfondo, amori, amicizie, rivalità ma cosa unisce tutti i protagonisti?

Non parlerei di unione perché ognuno vive una sua realtà. Emerge tanta perplessità per una società piuttosto chiusa.

Un altro protagonista è sicuramente la Puglia, per loro cosa rappresenta?

Una casa da proteggere, da custodire e da vedere con gli occhi del cuore.

E per te?

E’ famiglia, buona cucina, convivialità ed essere in relazione con gli altri. Non sempre è stato così per me perché la vedevo come un ostacolo.

Per quali motivi hai scelto di fare l’attore?

Per arricchirmi umanamente e per avere qualcosa in più da scoprire. Non giudico mai i miei personaggi.

Cosa significa esserlo?

E’ profondità, caos, dolore, amore, aspettative e delusioni.