COSTANTINO SEGHI
ne “L’ombra del giorno”: «Si percepiva di andare incontro ad un periodo piuttosto buio»
Luciano, simpatizzante del fascismo come la stragrande maggioranza degli italiani, è il proprietario di un ristorante, che crede tuttavia di poter vivere secondo le regole che si è dato, in una sorta di isolamento dal mondo esterno.
Ma sulla vetrina che dà sull’antica piazza, insieme ai segnali preoccupanti di qualcosa che sta per accadere nel mondo, compare una ragazza che porta con sé un segreto. Si chiama Anna e riesce a farsi assumere nel ristorante.
Da allora per Luciano la vita non sarà più la stessa e insieme ai pericoli che si trova a fronteggiare, c’è quello più grande di tutti: l’amore. L’ombra del giorno è una storia d’amore, in quei difficili anni.
Al cinema in queste settimane troviamo “L’ombra del giorno“, un film ambientato in una città di provincia (Ascoli Piceno) sul finire degli anni Trenta di Giuseppe Piccioni, arriverà in sala il 24 febbraio 2022.
Protagonisti della pellicola cinematografica sono Riccardo Scamarcio nei panni di Luciano e Benedetta Porcaroli in quelli di Anna. Completano il cast Waël Sersoub, Lino Musella, Vincenzo Nemolato, Valeria Bilello, Sandra Ceccarelli, troviamo anche un giovane e altrettanto bravo Costantino Seghi.
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Costantino, questo film è il tuo debutto sul grande schermo. Come ti senti?
In realtà sono sempre lo stesso ma mi rendo conto del forte trampolino di lancio che mi è stato dato. Il mio reale obiettivo è quello di continuare a svolgere questo mestiere; quest’esperienza mi ha arricchito molto e sono consapevole della fortuna che ho avuto.
Cosa ti ha spinto a dire di sì?
La mia intenzione è quella di far parte a progetti che vogliano raccontare qualcosa di interessante e che non solo cerchino di intrattenere. Questo film è tutto questo; nella sua carriera infatti il regista della pellicola cinematografica ha preferito la qualità alla quantità.
Tu sei Corrado. Come lo descriveresti?
E’ un giovane che appartiene alla sua epoca; è attaccato agli ideali che dominano in quel periodo. Può risultare antipatico per questo ma non è un cattivo ragazzo; è ambizioso e vuole fare carriera.
Cosa lega il tuo personaggio a quello di Anna e Luciano?
Con Anna cerca sempre di fare una bella figura. Agli occhi di Corrado, Luciano è come un fratello maggiore da prendere come esempio ma anche da superare; il mio personaggio infatti voglio dimostrargli di essere all’altezza.
Quello che raccontate nel film è la storia di un amore inaspettato, nato in un particolare periodo storico. Ritieni che l’amore possa davvero vincere qualsiasi ostacolo? Anche per i due protagonisti?
Credo molto nell’amore e penso anche che possa superare molti ostacoli. Nel film emerge una sorta di sconfitta di questo sentimento, o meglio di un rimandare a ciò che di fatto non accadrà più. Sono anche consapevole che purtroppo l’amore non possa vincere sempre; non dipende sempre da chi ama e da chi è amato.
E tu che idea ti sei fatto di quegli anni di nazifascismo?
Sentivo il peso di quegli anni pur non avendoli mai vissuti direttamente. Si percepiva di andare incontro ad un periodo piuttosto buio; si misuravano le parole ed il silenzio, il terrore era dominante.
Com’è stato lavorare con Riccardo Scamarcio?
Sono arrivato sul set in punta di piedi, era il mio primo ruolo. Riccardo – anche produttore del film – mi ha dato una grossa mano, esattamente come Vincenzo Nemolato.
E con Giuseppe Piccioni?
Ho costruito con un lui un rapporto bellissimo, gli devo molto e gli voglio molto bene. E’ un regista eccellete, un amico e il nonno che non ho mai avuto.
Cosa ti piacerebbe arrivasse del film al pubblico in sala?
Quello che di fatto è arrivato a me: ritornare a rinfrescare la memoria per chi l’ha vissuto ed interrogarsi sul passato in relazione con il presente per i più giovani.