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BENIAMINO CATENA

Regista di “DOC2” su Rai1 e di “Io sono Vera” al Cinema

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Vera è una bambina di 10 anni che un giorno, mentre è in compagnia di un suo insegnante, scompare, come si teme, in mare. Contemporaneamente un addetto al controllo di enormi antenne paraboliche in Cile sembra morire per poi tornare in vita sentendo di essere Vera.

Questi sono i dati iniziali di un film di cui è utile non sapere molto di più prima della visione non perché si tratti di un thriller come si è soliti considerare il genere ma perché si tratta di un’indagine nell’animo umano che si avvale di un escamotage narrativo per indagare le dinamiche dei rapporti.

Si tratta di un’indagine nell’animo umano che racconta con profondità i legami di sangue e le dinamiche dei rapporti.

Il cast del film “Io sono Vera” – Marta Gastini, Davide Iacopini, Anita Caprioli, Paolo Pierobon, Manuela Martelli– è diretto da un più che attento BENIAMINO CATENA, regista anche della fortunata serie tv “DOC – Nelle tue mani 2“, prodotto da LuxVide in onda ogni giovedì in prima serata su Rai1.

Ne abbiamo parlato con lui.

 

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Beniamino, come nasce “Io sono Vera”?

La genesi è stata piuttosto complessa.  Mi sono ispirato al “Salto nel vuoto” di Yves Klein  e al reperto archeologico del “Tuffatore nel vuoto” a Paestum; in entrambi i casi si tratta di un viaggio nell’altrove, un viaggio ultraterreno e parallelo.

Chi è Vera Melis?

E’ una ragazzina guerriera, molto coraggiosa e curiosa, con tanta voglia di conoscere compiendo anche atti sovversivi. Per me è una grande eroina. E’ mistero e fonte di serenità.

Due anni dopo ritorna, ma invece di essere adolescente è una giovane donna. Cosa è accaduto?

In due anni di assenza, ha fatto un grande viaggio vivendo anche l’identità di un’altra persona. Non è più la stessa, ma mantiene le connotazioni di quando era bambina.

Italia e Cile: sono questi i paesi attorno ai quali ruota questa storia?

Il primo rappresenta l’Occidente, dove si sono persi di vista alcuni tabù, come quello della morte, ovvero ciò che non si vede ma si percepisce. Il secondo rappresenta invece l’altrove, inteso come luogo di continuità ed è un discorso  all’ordine del giorno per i suoi abitanti.

Qual è il compito, o meglio dire disegno, di Vera  nella vita terrena?

Confermare che esiste una connessione tra il tutto e tutti, e la nuova fisica lo dimostra: ogni essere vivente è in contatto con la natura.

Possiamo dire che questo film si muove tra il reale e l’irreale?

Certamente: tra il visibile e l’invisibile, tra il reale e l’immaginario.

Cosa ti piacerebbe arrivasse di questo film al pubblico?

Sconfiggere la paura, in questo modo possiamo realizzare i nostri sogni.

Sei anche il regista di “DOC2”, com’è stato dirigere una squadra così affiatata?

Bello e molto divertente. Il gruppo era molto unito ma alla fine della seconda stagione lo era ancora di più. Non nascondo che sia stato sempre semplice – molto spesso gran parte del cast era contemporaneamente tutto in scena – ma è stato molto stimolante.

E’ una fiction che affronta tante tematiche, ma il rapporto medico – paziente? Cosa significa, secondo te, essere medico?

Il paziente è un essere umano, non solo un corpo e un numero. Il medico è una sorta di missionario: prima viene il bene del paziente e poi viene il suo; oltre all’analisi del corpo, c’è molto di più.

Nuovi progetti?

Uscirà un mio nuovo film scritto da Paola Mammini e ambientato nella periferia romana.