La Scapigliatura torna live
Dopo i due anni “silenziosi” che ci siamo lasciati alle spalle, ora è arrivato il momento di suonare dal vivo nei Club, il modo migliore per presentare il nuovo album COOLTURALE, pubblicato su etichetta Mescal il 24 Novembre.
La Scapigliatura – Ph Gianluca Mingotto – è il progetto musicale dei fratelli Jacopo e Niccolò Bodini. La Scapigliatura rivisita la canzone d’autore italiana con sonorità elettroniche, ricercate, contemporanee.
Anticipato da “Ios Mykonos”, “Rincontrarsi un giorno a Milano”, “L’insostenibile leggerezza dell’indie” e “Gli Indifferenti”, COOLTURALE è una fotografia del tempo in cui viviamo, ricco di brani in cui in cui la canzone d’autore incontra sonorità elettroniche e contemporanee, che fanno da sfondo a tematiche personali su cui si innestano riflessioni politiche e culturali.
Il 15 febbraio saranno al Gallery16 di BOLOGNA alle 21 ed il 16 febbraio all’Asino Che Vola a Roma, sempre alle 21.
***
Com’è nato COOLTURALE?
NICCOLO’: Come cantava Caparezza, il secondo album è sempre il più difficile perché ci si trova davanti a delle scelte, non più canzoni sparse scritte negli anni ma canzoni nuove, nate da una consapevolezza maggiore, da un approccio più maturo.
Dopo l’uscita del primo disco abbiamo suonato sui palchi più diversi e trasversali tra loro, sperimentando sulla base del contesto la formazione live adatta. Ci siamo affinati con l’elettronica che, notavamo, riusciva ad esprimere bene entrambi ed è diventata un cardine essenziale della nostra scrittura.
L’ambizione è quella di fondere la cosiddetta “canzone d’autore” con delle sonorità che, teoricamente, appartengono ad un altro genere, un po’ come l’idea del titolo “Coolturale” nasce dall’idea di unire due parole creandone una nuova.
Cosa cercate di comunicare con questo album?
JACOPO: Questo album riflette sulle trasformazioni della nostra cultura, a partire da una riflessione sulla musica stessa come parte integrante delle cultura.
Come il valore della coolness sta trasformando la cultura in cooltura?
Scrivendo le diverse canzoni, ci siamo resi conto che nonostante parlassero tutte di questioni diverse – amori, città, libri, canzoni, politica – tutte finivano per rendere conto di una serie di trasformazioni che si producevano nelle nostre società, che sottendevano in qualche modo una trasformazione stessa dell’idea di cultura.
In questo senso possiamo dire che il nostro è un concept album, nel senso che riflette sul concetto di cultura oggi.
Perché avete deciso di chiamarvi proprio La Scapigliatura?
NICCOLO’: Il nome è nato lungo le sponde di un pomeriggio primaverile trascorso a sparare qualunque cosa ci attraversasse il pensiero. Volevamo creare un richiamo all’universo bohémien che trasmettesse esattamente la nostra cifra stilistica, che utilizzasse la citazione come punto di partenza del nostro stile post-moderno; è bastato guardarci allo specchio per capire che La Scapigliatura era il nome che stavamo cercando.
A maggior ragione se si pensa che gli scapigliati, quelli veri, si definivano persone con una “grande sproporzione” tra quanto avevano in testa rispetto a quanto avessero in tasca.
Quali fini ha la vostra musica? E la musica in generale?
JACOPO: La nostra musica vuole essere un modo per esprimere delle idee in modo sensibile, cioè fuori dal discorso solamente razionale, ma attraverso un’esperienza che tocca anzitutto i sensi e la sensibilità. È questo, in realtà, il senso della musica e dell’arte in generale, farci pensare senza passare per forza dai concetti.
Creare delle idee che ci possono toccare, che possiamo sentire. Certo, nella forma canzone c’è anche la parola che si accompagna alla musica e al canto, ma la parola non è solo senso, ma anche suono.
Cercare di coniugare il senso e il suono è uno degli altri obiettivi della nostra musica. Poi certo, come già diceva Aristotele, la musica offre un’esperienza catartica. Non solo all’ascolto, ma anche nell’atto stesso di suonare.
Cosa significa per voi tornare live?
NICCOLO’: Tornare a suonare per un musicista è come tornare a nuotare per un pesce o a fiorire per una pianta. Solo che quando ti ritrovi costretto a smettere di fare quella cosa che per te è la più importante sei costretto a reimparare, riabituarti, a ritrovare quella sicurezza che sembrava ormai raggiunta.
Detto questo, adesso che siamo ripartiti coi concerti è stato facilissimo ritrovare se stessi davanti al pubblico, è la magia che solo l’esperienza di un concerto dal vivo può regalare.
I vostri prossimi progetti?
JACOPO: Abbiamo tante idee per il futuro, e tanta voglia di riuscire a progettare qualcosa malgrado l’incertezza generale. Anzitutto, abbiamo voglia di continuare a suonare e far ascoltare questo disco in giro per l’Europa.
Stiamo lavorando su nuove tracce, sperimentando nuovi suoni e nuove modalità produttive. E poi ci piacerebbe collaborare sempre di più con altri attori culturali, ci piacerebbe scrivere colonne sonore, o musiche per installazioni artistiche.