CLAUDIO GIOE’
in “Màkari 2”: «Vorrei arrivasse la poesia, la leggerezza e l’apertura di sguardo di questi luoghi»
È passato un anno dalle vicende della prima stagione “Màkari“, fiction campione d’incassi di Palomar con Rai Fiction. Il nostro Saverio Lamanna sta ancora cercando di affermarsi come romanziere ma i grandi risultati tendono a non arrivare mai.
Grazie alla Città del Sole, Suleima è tornata a Màkari in pianta stabile, ma Saverio ha subito ben chiaro che la sua ragazza non è più la studentessa che ha incontrato l’estate precedente. È cresciuta, ha una carriera avviata ed è arrivata in Sicilia accompagnata dal carismatico capo Teodoro Bettini.
Lamanna dovrà lottare non poco per non perderla e soprattutto per non cadere nei suoi soliti maledetti errori. Il 7 febbraio su Rai1 in prima serata è iniziata la seconda stagione di “Màkari” e ancora una volta non ha deluso le aspettative del pubblico, sempre più incuriosito.
Stasera rivedremo Saverio Lamanna in una nuova ed entusiasmante indagine che risolverà insieme all’amico fraterno Giuseppe Piccionello.
A vestire i panni dello scrittore – detective è un intenso Claudio Gioè che non smette di entusiasmare il pubblico con la sua intensità interpretativa che lo contraddistingue senza ombra di dubbio nel panorama italiano.
Ne abbiamo parlato con lui.
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Claudio, con “Màkari” siamo giunti alla seconda stagione. Cosa ti ha spinto a continuare quest’avventura televisiva?
Un gruppo di lavoro molto affiatato, una sceneggiatura molto divertente, un’ottima produzione. Quando mi hanno proposto di continuare le vicende di Saverio Lamanna ero più che felice. Inoltre girare in Sicilia è sempre un regalo.
Come ritroviamo Saverio Lamanna?
Era tornato in terra siciliana in crisi: aveva perso il lavoro e doveva reinventarsi una vita. Dopo un anno, è nuovamente in crisi perché sta cercando una nuova strada creativa con l’aspirazione a diventare un vero scrittore; il suo stesso editore sta cominciando a fargli pressione perché purtroppo i suoi libri non sono in vetta alle classifiche.
Inoltre il suo rapporto a distanza con Suleima gli pone non poche domande; tutto è iniziato come un’avventura estiva e poi ha assunto sempre più tinte di una relazione stabile.
Alla fine della prima puntata abbiamo visto il ritorno della giovane nel pieno delle sue soddisfazioni professionali; bisogna vedere se avrà la volontà di stare appresso ad uno come Lamanna che invece si sta ancora ponendo interrogativi su cosa fare da grande.
Abbiamo visto molti lati di Saverio e anche molte sue contraddizioni, un sognatore realista potremmo forse definirlo. C’è qualche suo lato diverso che in questa seconda stagione emerge?
Quello che mi piace molto di Lamanna è che è un antieroe a tutti gli effetti; il suo carattere a volte può anche risultare fastidioso – parla con continue citazioni, si trincea dietro alla maschera dell’ironia e del sarcasmo – ma nasconde dentro di sé un dolore che in qualche modo emergerà.
Dietro al suo cinismo, si nasconde un dramma che ancora non è risolto; deve riuscire ancora ad accettarsi come scrittore, senza cedere alle lusinghe di facili guadagni e carriere piuttosto finte che gli vengono offerte.
C’è qualcosa che ti accomuna con lui o viceversa?
La sua aspirazione, animata da una sincera ricerca della verità, la trovo molto simile alla mia. I riferimenti di Lamanna alla lotta alla mafia, al fatto che lui fosse un giornalista di trincea negli anni novanta, alla sua tensione etica nei confronti di un certo giornalismo sono aspetti che mi appartengono.
Troviamo un Saverio Lamanna in evoluzione in questa stagione, l’amore a distanza e la gelosia gli fanno porre diverse domande. Ritieni oggigiorno che il farsi domande, senza rimanere arroccati nelle proprie posizioni, possa aiutare nella crescita di ciascuno di noi? Possiamo dire di essere un pochino tutti Saverio oppure è azzardato farlo?
Credo che questa caratteristica possa avvicinare molto lo spettatore al personaggio. E’ irrisolto e non scolpito in ogni sua sfumatura emotiva; è in costante movimento. Viene sempre messo in discussione, attaccato e insultato; è assolutamente uno di noi.
Ancora una volta emerge come Saverio e Peppe si completino vicendevolmente, da un lato una saggezza più popolare e più pragmatica e dall’altro quella più intellettuale e più impulsiva. E’ questo, secondo te il successo di questa fiction?
Si è creata una forte alchimia nel cast che è stata anche funzionale al racconto che aveva tra i punti cardine l’amicizia, la lealtà e anche scontri ruvidi. Recitare in queste dinamiche è stato molto divertente perché eravamo già collaudati dallo scorso anno, anche se con Domenico Centamore ci conoscevamo già da diverso tempo ed è stato molto piacevole ritrovarlo.
Avevamo molte scene insieme e sul set ci inventavamo gag cercando di non cadere nella macchietta ma tentando di aver sempre ben presente la direzione data da Michele Soavi.
Sono tante le tematiche che vengono affrontate, sicuramente quella del ritorno alle origini nella propria terra. Vediamo infatti come di fatto Saverio non voglia più staccarsene. In che modo vengono raccontate le radici e le tradizioni di una terra che vuole sempre più essere innovativa ed essere contemporanea, soprattutto per le nuove generazioni?
Con il ritorno di Suleima, l’idea della Città del Sole – riuscire a raccogliere i talenti in fuga che dalla Sicilia sono andati via nel sogno filantropico di Teodoro – ha proprio questo come finalità.
Sono in molti che purtroppo hanno lasciato questa terra per motivi professionali e non solo. Questa seconda stagione di “Màkari” si pone proprio la domanda di come la Sicilia di oggi possa accogliere tutta la diversità contemporanea e possa anche essere un volano di sviluppo e di progresso.
“Terra di saggi e terra di stolti. Di gente che il cuore lo prende e lo dona. Chi viene in Sicilia piange due volte. Màkari è casa mia” canta il Volo nella sigla che ancora una volta accompagna la serie tv. E’ sempre stata casa per te?
Assolutamente sì; tornavo molto spesso, non appena potevo. Cercavo di passare il periodo estivo a Palermo, a San Vito Lo Capo, Macari e nella provincia di Trapani; negli anni ho sempre cercato di coltivare il mio rapporto affettivo e culturale con la Sicilia, tentando per esempio di fare le prime teatrali qui. Ho sempre avuto un legame molto intimo con la mia terra.
Cosa ti piacerebbe arrivasse di questa seconda stagione?
Vorrei arrivasse la poesia di questi luoghi che però riescono anche a regalare leggerezza, un’apertura di sguardo e una nuova visione della Sicilia che cerca se stessa e che ha ancora tanto da dare.
Vorrei che il pubblico potesse andare oltre gli stereotipi a cui siamo stati abituati da tanti anni. E’ sicuramente una terra piena di contraddizioni ma riesce anche a regalare una leggerezza di spirito che aiuta molto.