“FROM MY HOUSE IN DA HOUSE”
“A HISTORY OF ROME”
di Giovanni La Gorga e Alessio Borgonuovo
“From my house in da house” ripercorre l’ultimo mezzo secolo di storia della capitale con un taglio socio- antropologico, in quanto analizza il vorticoso declino culturale di una città in una sempre più evidente crisi di identità, ma ha anche spunti romantici quando vediamo il protagonista “risvegliare” gli abitanti della città eterna facendoli ballare con un dj set dal balcone.
Inoltre il film ha un contenuto e un messaggio politico: ovvero scuotere le coscienze di coloro che l’amministrano per far loro comprendere che una città nella quale non scorre più la linfa vitale della cultura, del fermento ideale, della capacità di proporre e reinventare, è una città destinata a essere quantomeno periferica.
Prodotto da Qualityfilm e distribuito da 102 Distribution, “From my house in da house” – vincitore nella sezione National Documentary al RIFF AWARDS 2021 – è un documentario diretto da Giovanni La Gorga e Alessio Borgonuovo che, con tono leggero e un ritmo serrato, racconta gli ultimi trenta anni del centro di Roma.
Ne abbiamo parlato con uno dei registi.
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Alessio, com’è nata l’idea di “From my house in da house”?
L’ idea di ” From My House in da House”, o meglio la follia parte dalla mente di Giovannino, mio partner in crime nel progetto. Nasce innanzitutto come evento; un bel giorno intorno a maggio 2018 Giovanni, che abita nel rione Parione, pieno centro storico di Roma, a due passi da Piazza Navona, stanco della bruttura, dello svuotamento demografico e culturale del suo Quartiere, quartiere che ha vissuto tempi gloriosi a partire dagli anni 80 grazie a luoghi di ritrovo mitici e persone ispirate e desiderose di valorizzare quello che poi ricorderemo come il “Triangolo delle Bevute“, decide di attuare, nei modi a lui più congeniali, la sua protesta: mettere fuori dalle sue finestre le casse del suo impianto, spostare la console con i piatti di fronte la finestra e offrire un omaggio al proprio quartiere.
Omaggio/denuncia, volto da una parte appunto a riportare in quei luoghi gli antichi frequentatori, per rendere vivo un quartiere ormai frequentato da un turismo mordi e fuggi, e dall’altra a puntare il fuoco sulla situazione di totale abbandono in cui versa il Rione, tra mondezza, topi, parcheggio selvaggio e locali con menù turistici.
Quando ci ha comunicato le sue intenzioni, la risposta è stata unanime: “TU SEI PAZZO. TI ARRESTANO”, dopodiché ci siamo attivati, io per la parte video, non fosse altro per riprendere l’arresto del mio migliore amico, e Giancarlo Bornigia per il lato tecnico di fattibilità.
Così il 2 giugno ci fu il primo Evento, meraviglioso, spontaneo, in cui Via di Tor Millina si è riempita di vecchi amici, come di romani e turisti incuriositi. La folla arrivava fino a Piazza Navona. A questo evento ne son seguiti altri due, uno a Campo de’ Fiori, il terzo a Piazza Margana.
Visto che avevamo in mano tanto materiale degli eventi, e vista la situazione di perenne svilimento dei luoghi che frequentavamo e tanto amavamo da giovani, a me e Giovanni ci venne in mente, a partire dagli eventi, di strutturare ed ampliare la nostra protesta, coinvolgendo nostri amici in qualità di testimoni del glorioso passato come dell’indecoroso presente, ed ecco che son partite le riprese del nostro documentario.
Perché tu e Giovanni avete scelto questo titolo?
Nasce dall’evento, nasce nello specifico da fatto che tutto parte da casa di Giovannino, per il proprio quartiere in cui è cresciuto, una seconda casa per lui e per tutti noi suoi amici storici. Non dimenticherei il sottotitolo, ” A HISTORY OF ROME “, questa è una delle tante storie della nostra amata quanto odiata città.
Il Romano ha da sempre questo sentimento di amore e odio nei confronti di Roma, se ne lamenta per giusti motivi ma non riesce a starne lontano neanche per un week end, per rimanerne di nuovo incantato, e poter iniziare di nuovo a lamentarsene.
Ma guai se un non romano ne parla male. Come si dice? Qual è la cosa più bella di CITTA’ X? Il binario del treno di ritorno per Roma.
Quali sono stati i motivi che vi hanno portato a porre sotto la lente d’ingrandimento proprio Roma e non altre città?
Non sapremo raccontare che di Roma, troverei supponente parlare di Milano o Firenze o Napoli, parliamo di quello che viviamo e conosciamo; c’è da dire ovviamente che lo svuotamento del nostro centro storico, sia umano che di contenuto, è lo stesso processo che accade in tutti i centri storici delle città d’arte o turistiche in Italia come in Europa.
Centri storici in cui gli abitanti del popolo sono stati cacciati aumentando a dismisura gli affitti o mettendo in vendita interi palazzi, per speculazioni di mero interesse economico, per cui le botteghe si sono trasformate in market 24h, negozi di souvenir o ristoranti con menù turistici che fanno la carbonara con panna e wurstel, e gli appartamenti in case vacanze e b’n b tutti uguali per turisti che pensano di visitare la città in due giorni.
Cos’ha Roma che altre metropoli non hanno?
Una storia millenaria, un museo a cielo aperto, credo non esista al mondo una città più bella, anzi ne sono sicuro.
Cosa le manca?
Tutto ciò che serve ad una metropoli per godersi tanta bellezza. Servizi, trasporti, mobilità in genere, pulizia, una città con tanto da offrire non può non avere un supporto di sviluppo politico lungimirante, per migliorare la qualità di vita dei romani ma anche dei turisti.
Dal punto di vista del focus del nostro documentario con il lockdown e l’assenza di turismo abbiamo visto un riavvicinamento della gioventù romana al centro storico, certo adesso stanno tutta la sera davanti al bar che fa gli shottini più a buon mercato con le proprie casse bluetooth.
Se ci pensi noi alla loro età avevamo il Caffè della Pace dove vedevi seduto De Niro con Scorsese, in mezzo alla cricca dei nuovi artisti plastici e figurativi dell’ arte romana.
Il Locale dove suonavano i TIROMANCINO ed i SUBSONICA prima di fare successo o recitavano GIALLINI E MASTANDREA alle prime apparizioni, 3 discoteche nel raggio di 100 metri, boh, fare paragoni non porta a nulla ma certo un incentivo ad una riqualificazione anche dei luoghi aggregativi per i giovani ed una proposta illuminata per il loro svago è una pecca cui la nostra amministrazione deve in qualche modo rimediare.
Le colpe sono sicuramente e per lo più le nostre, siamo rimasti inermi di fronte al disfacimento di ciò che amavamo, ecco il film è un mea culpa, ma non con una visione “piagnona” o di compatimento, il tono è leggero, ironico, ma fermo e sicuramente propositivo.
Su cosa sta invece migliorando?
Non sta migliorando.
Siete stati i vincitori nella sezione National Documentary al RIFF AWARDS 2021, quale effetto vi fa?
Beh, sorprendente… Diciamo che per due outsider come me e Giovanni, vedere accettato il nostro documentario ad un Festival come il RIFF, festival romano ma molto importante sia a livello nazionale che internazionale per il cinema indipendente, già lo vedevamo come un miracolo. Vincere poi la nostra categoria, vabbè, un sogno.
Gli altri documentari erano veramente bellissimi, per cui ancora più increduli, credo se ne siano accorti i presenti alla premiazione. La speranza adesso è partecipare ad altri festival, magari anche fuori dall’Italia.
credo che il lato esotico e l’appeal di una città come Roma possano essere di interesse per un pubblico estero, come anche il fatto che pur partendo da un piccolo Rione, e da una storia così particolare e specifica, le dinamiche trattate non differiscano neanche troppo da quelle accadute a Lisbona per esempio nello storico Bairro Alfama.
I tuoi prossimi progetti?
Abbiamo iniziato a girare qualcosina, sì. Sempre docu, sempre Roma, sempre musica.