FRANCESCO ARLANCH
– Sceneggiatore di DOC –
La sua firma nella seconda stagione di DOC – Nelle tue mani: «L’ascolto del paziente è il cuore di un buon approccio medico»
Ci siamo. Manca pochissimo, soltanto qualche ora. Da questa sera in prima serata su Rai1 torna “Doc – Nelle tue mani“, giunto alla sua seconda stagione, l’amatissima serie tv che vede Luca Argentero vestire i panni del dottor Andrea Fanti.
Ancora una volta la fiction non deluderà; ognuno dei protagonisti dovrà cominciare una nuova vita. Nella grande avventura del ritorno alla normalità la posta in gioco non sarà più soltanto il futuro di Doc, come nella prima stagione, ma il futuro dell’intero reparto, che sarà minacciato nella sua stessa esistenza.
Si continuerà a parlare di speranza raccontando l’esperienza della malattia come quella di una seconda occasione. Racconterà come Doc e il suo reparto, dopo essere stati in prima linea nella guerra contro il Covid, ricominciano a prendersi cura, con tutta l’empatia di cui sono capaci, dei pazienti che si affidano a loro in cerca di una diagnosi e di una nuova vita.
Prodotta da Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction con protagonisti Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Alice Arcuri, Sara Lazzaro, Simona Tabasco, Alberto Malanchino, Beatrice Grannò, Marco Rossetti, Elisa Di Eusanio, Silvia Mazzieri, Giovanni Scifoni, Gaetano Bruno, Gianmarco Saurino e Giusy Buscemi.
La serie tv porta ancora una volta la firma di Francesco Arlanch – reduce da successo di Blanca – che ci ha concesso l’intervista.
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Francesco, partiamo dall’inizio: perché fare una seconda stagione che, tra l’altro, viene trasmessa nuovamente durante la pandemia?
Fin da quando abbiamo cominciato a scrivere la prima stagione, quattro anni fa, pensavamo a una serie che potesse durare per più stagioni, seguendo l’esempio delle serie mediche più famose, come Gray’s Anatomy o Dottor House.
Gli ascolti ci hanno confermato che il pubblico si era affezionato ai nostri personaggi e così, già durante la messa in onda della prima stagione abbiamo cominciato a scrivere la seconda. Mai avremmo immaginato che la pandemia avrebbe continuato ad accompagnarci. Abbiamo visto questa circostanza anche come una responsabilità: la nostra serie medica si è legata con un’esperienza sanitaria epocale del nostro Paese e non solo, perciò dovevamo farci carico di raccogliere queste ansie e cercare di lenirle.
Come abbiamo lasciato Andrea Fanti?
Andrea alla fine della prima stagione ha dimostrato di poter tornare ad essere un medico, nonostante l’amnesia e il “nuovo mondo” in cui si è ritrovato. E continua a desiderare di riconquistare la moglie da cui si era separato e di tenere unito il suo reparto, compresa Giulia, che invece vorrebbe andarsene.
Come lo ritroviamo?
La seconda stagione comincia esattamente dove era terminata la prima, in perfetta continuità.
Quali sono le novità di questa seconda stagione di “Doc – Nelle tue mani” ?
Le novità saranno molte, ma non posso ancora rivelarle, per non rovinare la sorpresa. Posso dire che parleremo di covid, ma in un modo circoscritto e con una profonda chiave di speranza. E, soprattutto, in un modo che, speriamo, sorprenderà gli spettatori. Ci saranno nuovi colleghi ad arricchire la squadra del reparto e un ospite speciale nella prima serata: Giacomo Poretti.
Speranza, amore e dedizione per il proprio lavoro: possiamo dire che questi sono i focus su cui ruota l’intera fiction?
Sì, senz’altro. La pandemia è stata anche l’occasione di riscoprire l’eroismo di una professione come quella del medico. La nostra serie, in fondo, celebra questa professione, mostrando i medici non come supereroi, ma come persone normali, piene di limiti e difetti come tutti noi, ma che cercano di fare del loro meglio per prendersi cura di chi soffre.
E la malattia?
La malattia è l’arena centrale della nostra serie. Ma noi cerchiamo di raccontarla non come una condanna inflitta da un destino cieco e insensato, ma come una possibile esperienza di una “seconda occasione”, per riconsiderare alcuni aspetti della propria vita, sia da parte dei pazienti che da parte dei medici.
Indossare il camice bianco: cosa significa per Doc ed i suoi colleghi?
Il camice è qualcosa di speciale: un po’ divisa da soldato, un po’ costume da supereroe. Doc nella prima stagione e all’inizio di questa seconda non può indossarlo perché lui, dopo l’amnesia, è solo un medico con limitazioni. Per tutta la seconda stagione lotterà per poter tornare ad indossare quel camice bianco e tornare ad avere il suo ruolo di primario del reparto.
Quali requisiti ritieni dovrebbe avere un buon medico?
Al termine di questa stagione, ci saranno 32 episodi della serie: in ognuno di essi io e gli altri autori abbiamo mostrato una caratteristica che i medici dovrebbero avere o una difficoltà specifica che devono affrontare. In fondo, data per scontata la competenza professionale, mostriamo sempre come l’ascolto del paziente sia il cuore di un buon approccio medico.
Cosa ti auguri arrivi al grande pubblico?
Un grande senso di speranza anche quando si vivono momenti difficili come il nostro.
I tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando alla seconda stagione di “Blanca”. Presto dovranno cominciare le riprese e non c’è tempo da perdere.