Dante Balestra è un professore di filosofia che, dopo tanti anni di assenza, torna a Roma per occuparsi di suo figlio Simone. Affascinante e fuori dagli schemi, il professore prende una classe al liceo Leonardo Da Vinci dove applica il suo metodo d’insegnamento anticonformista e instaura un rapporto molto particolare con i suoi alunni, tra cui proprio Simone. Ma il suo modo di fare porta presto a confondere la vita privata con la vita professionale e il ritorno dal passato di Anita, una sua ex fiamma ora madre di Manuel, rende le cose ancora più complesse. Questo ci racconta “Un professore“, la fiction targata Rai1 di Alessandro D’Alatri, co-produzione Rai Fiction-Banijay Studios Italy, prodotta da Massimo Del Frate. Il cast è stellare ed è capitanato da Alessandro Gassmann; oltre a lui, troviamo Federica Cifola, un’ottima attrice dalla forte espressività.
Federica, partiamo dall’inizio. Per quali motivi hai accettato di far parte di “Un professore”?
Una fiction con Gassmann non si può rifiutare. La sceneggiatura era bella sono a leggerla. Il regista era molto importante e sicuro. Il cast era meraviglioso, a cominciare dai giovanissimi.
Sta avendo molto successo, con ascolti piuttosto alti. Qual è il segreto del suo successo, secondo te?
Riesce a coinvolgere tutte le generazioni, dai più piccoli ai più grandi. Chiunque può identificarsi nelle vicende che vengono raccontate.
Vesti i panni di Ada Smeriglio. Qual è stata la tua preparazione per impersonarla?
Sono mamma di due bambine che vanno a scuola, quindi ho preso molto dalla mia esperienza. Anche se ho il punto di vista di madre, sono dalla parte dei professori: non sono figliocentrica, piuttosto ritengo che la scuola sia fondamentale poiché dà vita a uomini e donne di domani.
Come la descriveresti?
E’ una sessantottina con un ruolo istituzionale, ha la ribellione dentro. E’ divisa a metà, ma ama i suoi studenti ed i suoi docenti. Capisce il tipo di didattica da utilizzare. Lei e Dante sono vecchi amici.
Cosa porta l’arrivo di Dante Balestra nella scuola?
Innovazione ed entusiasmo. Non è un insegnante di vecchio stampo, anzi. Riesce a far aprire i suoi ragazzi che cercano di vivere appieno e non totalmente sui social. Li riporta alla realtà, spingendoli a sentirsi e a toccarsi.
Per Ada insegnare cosa significa?
Non aprire sempre il libro ma anche a chiuderlo per osservare gli studenti e magari chiedere loro come stanno. Loro devono ancora imparare molto ma è altrettanto vero che gli adulti dai più giovani possono apprendere ancora molto.
Per te, cosa ha rappresentato la scuola?
L’ho vissuta piuttosto bene, a dire il vero ero una studentessa modello. Anche per un’attrice serve tanto studio e una buona dose di disciplina. Ero molto curiosa.
Tu e la recitazione: come e quando è scoccata la scintilla?
Sin dal liceo volevo intraprendere questa strada. Ho iniziato con il teatro ma ho fatto anche molto altro. E’ un mestiere bellissimo.
L’emozione cosa rappresenta per te?
Viene dallo studio e dall’immedesimarsi nel personaggio che si va ad interpretare.
Cinema, radio e televisione. Qual è, per te, il loro fine oggi?
Trasmettere qualcosa, il mezzo non è importante. Quello che conta davvero è far arrivare qualcosa.
Cosa ti piacerebbe arrivasse di “Un professore”?
La scuola non è solo un’istituzione; è empatia, cambiamento e curiosità.
I tuoi prossimi progetti?
Mi vedrete al cinema con “Vecchie canaglie” con Lino Banfi e con “Il mammone” con Diego Abatantuono. Per ora sono a teatro con “Mammazzo“.