Evan Hansen è affetto da disturbo di ansia sociale e ha molti problemi a relazionarsi con i suoi coetanei. Su consiglio del suo terapeuta, scrive delle lettere indirizzate a sé stesso che cominciano tutte con “Dear Evan Hansen”. Un giorno una di queste viene rubata da Connor, un suo compagno di classe che conosceva appena ma che è stato l’unico a lasciargli la firma sul braccio ingessato prima di togliersi la vita. La madre e il patrigno del ragazzo deceduto contattano subito Evan: credono infatti che la lettera sia stata scritta da Connor e che sia stato il suo ultimo messaggio prima del suicidio. Spinto dagli eventi, Evan entra in confidenza con la sua famiglia e soprattutto con la sorella Zoe da cui è stato subito attratto e inventa la storia di una grande amicizia che in realtà non c’è mai stata. La sua bugia però avrà degli effetti devastanti. E’ la trasposizione cinematografica dell’omonimo musical di grande successo. Al Box Office Usa Caro Evan Hansen ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 15 milioni di dollari e 7,5 milioni di dollari nel primo weekend. Ben Platt diventa Evan Hansen, un tutt’uno col personaggio, che già aveva interpretato sul palco a Broadway nel 2016, aggiudicandosi un Tony. Fin dai piccoli gesti incerti, dai continui tremolii nelle mani e nella voce, che la regia di Chbosky coglie attraverso i dettagli, soprattutto degli occhi, “specchio dell’anima” e della verità che i personaggi vorrebbero cantare. Il film, pur con un cast che comprende nomi come Amy Adams e Julianne Moore, nei panni di due madri diverse e ugualmente determinate, è un musical che potremmo definire intimista, non sceglie grandi scenografie e numeri musicali spettacolari e colorati (ma i colori non mancano nella vita di Evan, un segnale dalla fotografia del film) ma predilige performance meno eclatanti (ma non per questo meno sentite o che arrivano meno allo spettatore) e brani musicali quasi parlati. Lo stesso Evan Hansen canta i propri sentimenti e sensazioni che altrimenti non riuscirebbe a esprimere con le parole per la sua fobia sociale. L’attenzione di Chbosky è ancora una volta più per i giovani interpreti che per i “veterani”, perché dato l’argomento è importante puntare il focus su di loro.

Dal 2 dicembre al cinema.