E’ approdata l’11 novembre in prima visione su Rai1 “Un Professore“, la nuova fiction della rete ammiraglia, in sei puntate riscuotendo un ottimo risultato. Protagonista della fiction è Alessandro Gassmann (affiancato da Claudia Pandolfi, Francesca Cavallin, Paolo Conticini e Christiane Filangieri), nei panni di un originale professore di filosofia che cerca di adattare gli insegnamenti dei grandi filosofi del passato per risolvere i problemi quotidiani dei giovani d’oggi. Il Prof, dedito ai suoi studenti, non è tuttavia esente da complicazioni di vario tipo, in primis il difficile rapporto con il figlio Simone e poi problemi sentimentali con le donne, oltre che un oscuro evento del passato che gli pesa sulla coscienza dal quale non riesce a liberarsi. Co-prodotto da Rai Fiction e Banijay Studios Italy, la regia è affidata ad Alessandro D’Alatri (Ph. Anna Camerlingo) che ancora una volta ci emoziona. Il regista tiene infatti incollato lo spettatore ad ogni singolo istante, raccontando come i grandi pensatori del passato non siano solo capitoli di polverosi manuali di filosofia, ma compagni di viaggio che aiutano a risolvere i piccoli e i grandi problemi della vita, tra le sue certezze e incertezze, trai suoi sogni e le sue realtà, senza dimenticare che non si deve mai mollare.
Ne abbiamo parlato proprio con lui..
Alessandro, com’è nato “Un professore”?
Mi è stato proposto in prima serata su Rai1, una riflessione non indifferente, porre domande che normalmente dimentichiamo di porci attraverso un linguaggio piuttosto ampio. Non potevo assolutamente dire di no. Mi aveva contattato Tinny Andreatta quando era ancora alla direzione, ne abbiamo parlato e sin da subito ho ritenuto che questa fosse una fiction necessaria, in quanto era in grado di alzare il livello di pensiero e di incontrare il pubblico. L’ossatura della narrazione era piuttosto dura e il cast era eccezionale.
A vestire i panni di Dante Balestra, è Alessandro Gassmann. Perché hai scelto proprio lui?
Serviva un attore di forte calibro di popolarità e lui ho ritenuto fosse il più adatto ed il più giusto per questo ruolo. Alessandro ha fatto molti ruoli drammatici in tv e un ruolo da commedia gli sarebbe calzato a pennello. E’ un vero professionista e molto gradevole, sia fuori che sul set. Posso aggiungere che desideravo moltissimo lavorare con Claudia Pandolfi, perfetta nel ruolo di Anita. Raccontiamo una storia di fallimenti e di vittorie, cioè di vita.
Come descriveresti questo professore sui generis?
E’ un vero e proprio mattatore. E’ un seduttore per i suoi studenti, in quanto riesce a far amare la sua materia, facendo anche crescere i giovani. Riesce a far amare la filosofia. E’ onesto con se stesso, anche se presenta diverse contraddizioni, tipiche dell’essere umano. E’ pienamente consapevole dei suoi pregi e dei suoi limiti, non è perfetto. E’ un seduttore anche nella vita.
Quale pensi sia il compito di un bravo docente nei confronti dei suoi studenti?
Far amare ciò che si insegna, amandolo. Noi genitori lasciamo i nostri figli ad insegnanti che molto spesso non vengono valutati abbastanza, dimenticandoci che la loro crescita si forma anche grazie alla scuola che è alla base della società. E’ altrettanto vero che sono pochi i docenti rimasti nei cuori dei propri studenti, sono perle rare che fanno innamorare della disciplina che insegnano, senza lasciare nessuno indietro, che tuttavia ne sono anche loro innamorati.
La filosofia è la materia insegnata da Dante. Dal greco antico: φιλοσοφία, composto di φιλεῖν (phileîn), “amare”, e σοφία (sophía), “sapienza”, ossia “amore per la sapienza”. In che modo, ritieni che questa disciplina non sia fine a se stessa ma possa davvero accompagnarci nella vita quotidiana?
I padri del sapere hanno dedicato la loro intera vita a noi, ponendosi domande e cercando di trovare le risposte. Oggi la scuola dovrebbe fare proprio questo, ovvero dedicarsi ai giovani per farli crescere e farli riuscire a camminare a testa alta. Nella società italiana manca la logica; siamo un popolo che non si informa e che non ragiona. Gli antichi dicevano: “sapere di non sapere”, ovvero accettare la propria ignoranza per ripartire.
La filosofia pone domande e riflette sul mondo e sull’essere umano, indaga. Ai giorni nostri, su cosa, secondo te dovremmo interrogarci e riflettere?
Dobbiamo imparare a ragionare, usando il buon senso. Senza logica, non ci può essere giustizia e, senza quest’ultima, non ci può essere libertà e conseguentemente non ci può essere democrazia.
Ogni episodio si sofferma su un filosofo; trovi che ce ne sia uno rispetto ad altri che maggiormente rappresenti “Un professore”? E uno che rappresenti più la tua persona?
Dante è innamorato di ogni cosa. Io mi sento molto vicino Kant: l’autodeterminazione è la vera libertà da praticare con una legge morale molto forte.
Ancora una volta porti meravigliosamente in scena tanta vita, tra sconfitte e vittorie, tra lacrime e sorrisi. Il segreto del successo di una fiction è l’emozione. Per te quale significato ha?
Io cerco di mettere tutto l’amore possibile in ogni cosa che faccio, mettendomi anche nei panni del pubblico. Senza tanta passione credo sia meglio cambiare mestiere. Cerco di scegliere gli ingredienti giusti per ogni pietanza, in maniera molto precisa e puntuale.
“Spazio tempo”di Francesco Gabbani ci accompagna come colonna sonora. Il brano racconta di quelle piccole cose vere e rare che, in un certo qual modo, ci aiutano a sorridere, come le sorprese, il Natale che cade di lunedì, l’eclissi a mezzogiorno. Perché qui niente è un inganno: è tutto vero, ma è tutta una follia. Lo spazio e il tempo come vengono visti da Dante e i suoi studenti?
Sono la nostra dimensione quotidiana; il tempo è molto spesso il nostro dittatore mentre lo spazio ci porta molto spesso ad essere vicini e a condividere, entrambi colonne portanti della vita. L’incontro con Gabbani è stato meraviglioso, anche se in tempi di pandemia. E’ un artista straordinario, pieno di entusiasmo e di simpatia. La sua musica si sposa esattamente con l’audiovisivo.
I tuoi prossimi progetti?
Tra qualche giorno metterò un freno a mano per dedicarmi alla scrittura di mie sceneggiature, ne sento il bisogno.