Danilo Arena, un giovane attore ne “Il Cacciatore 3”

Per il procuratore antimafia Saverio Barone la posta in gioco non è mai stata così alta: Vito Vitale, ultimo dei corleonesi, ha giurato di ucciderlo, Pietro Aglieri e Bernardo Provenzano sono a piede libero e continuano a intessere la loro trama perversa, abbandonando la stagione delle stragi e legandosi a doppio filo con la politica e le istituzioni.

Giada, la moglie di Saverio, si è ormai trasferita in un’altra città, portando con sé la loro figlia Carlotta. Saverio sa di trovarsi davanti a un bivio: sacrificare i propri affetti per scongiurare l’insorgere della nuova Mafia; oppure accettare il fatto che perseguire quell’obiettivo impossibile non lo renderà comunque un uomo migliore, rischiando di compromettere anche il rapporto con sua figlia.

In questa terza stagione giunta al termine, la caccia di Saverio diviene quindi un percorso di maturazione personale che lo porterà a una profonda consapevolezza umana. Tra i protagonisti di questa incredibile terza stagione abbiamo visto anche Danilo Arena, molto intenso nel ruolo di Davide.  Ne abbiamo parlato con lui.

Danilo,  “Il Cacciatore” è giunto al termine.  Il tuo bilancio?

E’ stata l’opportunità che mi ha permesso di dimostrare l’attore che posso essere. Spero di non aver deluso nessuno. Mi auguro che mi venga nuovamente data la possibilità di impersonare un personaggio come questo, cioè con una prestazione attoriale piuttosto elevata.

Perché hai accettato di partecipare a quest’intensa stagione?

Posso dirti che ho vissuto il mio personaggio quattro volte: la prima davanti alla tv come fan, la seconda preparando i provini, la terza lavorandoci, la quarta quando è andata in onda la fiction. Ho dato tutto me stesso a un prodotto televisivo tradotto in quattro lingue, apprezzato all’estero e ben voluto dal pubblico. Inoltre vengono trattati argomenti piuttosto seri, come quelli antimafia alla fine degli anni ’90; la criminalità organizzata infatti cambia, non uccide  ma annienta l’anima corrompendo le persone.

Come ti sei preparato per questo ruolo?

Sia il mio personaggio sia io volevamo emergere, con fame negli occhi e con vissuto reale. Più ero stanco e più ero entrato a gamba tesa nel suo mood.

Come descriveresti Davide, il tuo personaggio?

E’ luce. E’ un ragazzo con il cuore, indole da delinquente ma buono. E’ sincero, puro, innocente. Non è sporco nemmeno quando sporca. E’ un’anima molto interessante.

Cosa ti ha colpito di lui?

La sua storia, la sua estrema ingenuità. E’ amaro, ironico e con il sorriso, nonostante il dramma che ha condizionato la sua vita.

Com’è stato dividersi tra i due registi Davide Marengo e Fabio Paladini?

E’ stato vivere come due stagione de “Il Cacciatore”. Con entrambi ho scavato nella personalità di Davide, anche se in maniera diversa tra loro; ho avuto la possibilità di esprimermi.

Tu sei piuttosto giovane: perché hai scelto la recitazione come professione?

Ho capito di dover scegliere questa professione. Da piccolo, quando imitavo, la mia non era solo un’imitazione bensì un portare in scena; i miei genitori mi dicevano che non avevo personalità. Superata la crisi adolescenziale, ho compreso che per essere me stesso dovevo imitare gli altri.

Cosa significa per te essere attore?

Essere gli altri fino alla loro morte, per poter essere me stesso.

I tuoi prossimi progetti?

La pentola bolle ma per ora sto valutando; probabilmente mi vedrete al cinema.