
Ha preso il via domenica 17 ottobre in prima serata su Rai1 la nuova fiction “Cuori”, dedicata a un gruppo di pionieri della medicina che negli anni ’60 rivoluzionò la allora nascente cardiochirurgia, sperimentando nuove tecniche e sfidando ogni giorno i limiti della scienza.
La serie tv, una coproduzione Rai Fiction e Aurora TV Banijay con il Centro di Produzione Rai di Torino e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, diretta da Riccardo Donna, vede come protagonisti Daniele Pecci, Matteo Martari e Pilar Fogliati nei panni dei tre geniali e ambiziosi medici dell’ospedale Molinette di Torino. Oltre a loro, troviamo anche Marco Bonini in un ruolo diverso dal solito solito che ne esalta la bravura.
Marco, partiamo dall’inizio. Cosa ti ha spinto ad accettare questo progetto per la tv?
Era una bellissima storia andando ad interpretare un personaggio piuttosto brillante, inoltre si trattava della stessa produzione de Il paradiso delle signore. Non c’erano motivi per dire no.
Anni ’60, sinonimo di?
Di avanguardia, di ricerca, di andare sempre oltre, di scoperta, di serietà e leggerezza, di positività, di cultura in ogni ambito. Tutto ciò che è avvenuto ha poi influenzato tutto il resto.
C’è ancora qualcosa di quel periodo storico ai giorni nostri secondo te?
Assolutamente no. Oggi siamo immersi in una fase piuttosto buia, siamo confusi e dispersi. Prima si poteva avere una prospettiva futura ma oggi non è più così.
La fiction s’intitola “Cuori”, quanto cuore c’è in questa serie tv?
Tantissimo ed emerge già nella metafora del titolo dove, oltre che fare riferimento al muscolo che ci dà la vita, si preannuncia una prospettiva piuttosto appassionante.
E’ il cuore che comanda in questo periodo storico oppure no?
E’ una pompa che regala amore e vitalità ma dov’è diretto? In quale tipo di circolazione? Compie il suo dovere nel bene e nel male.
Sei Ferruccio Bonomo. Come lo descriveresti?
E’ un piacione ossessivo – compulsivo, un maschilista incallito. E’ un dottore rispettabile che fa l’anestesista; si misura con i ferrucci e non con i ferri ma il cuore piuttosto buono. E’ anestetizzato. Diminuisce se stesso e non crede molto nella propria persona, ma nel corso della storia che raccontiamo proverà a cambiare.
In tv stiamo vedendo sempre più medical, “Cuori” cos’ha di diverso?
Il medical in questo caso è solo il pretesto per tentare di capire il cuore e tutte le sue dinamiche relazionali, immersi in un interessante periodo storico.
Cosa speri arrivi con questa fiction?
Mi auguro arrivi come di fatto l’emancipazione femminile sia stata importante per la società di allora e di quella di oggi.