In queste settimane, stiamo vedendo su Rai1 “Cuori, la fiction firmata da Riccardo Donna con Daniele Pecci, Matteo Martari e Pilar Fogliati. La serie tv si rifà alla stagione di fervore conosciuta dalla medicina alla fine degli anni Sessanta.
Lasciati alle spalle gli echi della seconda guerra mondiale, si diffonde la sensazione ottimistica di poter cambiare il mondo sconfiggendo malattie prima incurabili. La parabola della cardiologia fra tutte è la più significativa, in un decennio in cui si è scoperto il funzionamento di un organo rimasto a lungo un mistero.
Alle Molinette di Torino, Achille Mario Dogliotti fu il primo a perfezionare il funzionamento della macchina cuore-polmone per la circolazione extracorporea. La fiction è prodotta da Aurora TV Banijay con Rai Fiction.
Amministratore Delegato della società produttiva è Giannandrea Pecorelli che, dopo una esperienza come regista, ha alternato l’attività di dirigente (in RCS Film e Tv, Rai Fiction, Sony Italia, Endemol Italia) all’attività di produttore. Tra i film prodotti e coprodotti: La Regina Margot, Il Giudice ragazzino, The Red Violin, Notte prima degli esami, Questo piccolo grande amore, Bar Sport, Arrivano i Prof.
In Rai ha avviato la produzione di Don Matteo, Un Medico in Famiglia e Incantesimo. Per Rai1 ha prodotto Il Paradiso delle Signore e le docufiction: Io sono Libero (su Libero Grassi), Adesso Tocca a me (su Paolo Borsellino), Il Professore (su Aldo Moro) e ora “Cuori”. Con lui abbiamo parlato proprio della sua ultima fatica, del suo percorso e anche del complesso ma affascinante mestiere che ha scelto.
Giannandrea, partiamo dal tuo ultimo successo. Com’è nato “Cuori”?
E’ stato un percorso piuttosto lungo. Parallelamente a Rai Fiction con il Centro di produzione Rai di Torino, abbiamo pensato a una serie tv che potesse raccontare il fermento degli anni sessanta.
La nostra responsabile editoriale Benedetta Fabbri era alla ricerca di storie che potessero essere raccontate; ben presto siamo venuti a conoscenza dell’ospedale Molinette di Torino, eccellenza italiana.
Perché hai ritenuto di dover approfondire così bene una tematica così delicata come il cuore?
Direi che il cuore è sempre protagonista sia dal punto di vista medico, sia da quello della ricerca scientifica e sia dal punto di vista sentimentale. Senza la sua presenza non potremmo vivere, nè a livello fisico nè a livello umano.
Quanto conta il cuore nel tuo mestiere?
Direi che è fondamentale. Amore e passione sono fondamentali per questo lavoro, altrimenti non ha senso. Permette di avere contatto con molti lavoratori del settore- autori, regia, attori, per citarne alcuni – , ma non basta: è necessario avere una visione d’insieme piuttosto completa.
Si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1985, qual era il tuo intento?
Sono sempre stato una persona molto curiosa e continuo ad esserlo. In quegli anni non avevamo la svariata gamma di informazioni che abbiamo oggi, motivo per cui era difficile conoscere i modelli produttivi. Ai giorni nostri invece si tratta di selezionare ciò che conta davvero.
Per un po’ di tempo sei stato anche dietro alla macchina da presa, perché hai preferito passare ad altro?
Il regista, per quanto bravo possa essere, ha un campo piuttosto limitato per agire. Il produttore invece ha la possibilità di seguire un progetto teatrale, televisivo o cinematografico in maniera molto più completa.
“Il cinema è uno specchio dipinto”, affermava Ettore Scola. E’ davvero così?
Scola ha fatto quest’affermazione quando il cinema era l’unico punto di riferimento, ora qualcosa è cambiato. Posso dirti che tutto parte dalla realtà, da ciò che è vero, anche quando si tratta di fantascienza. Il riferimento a ciò che accade nella vita vera c’è sempre.
Cosa significa per te essere produttore?
Vuol dire condividere con il pubblico una linea editoriale, oltre alla propria passione che di fatto è un lavoro.
Ci sono pro e contro per questo mestiere?
Normalmente sono gli autori e gli sceneggiatori i veri sognatori della situazione, com’è giusto che sia. Noi produttori cerchiamo di conoscere il più possibile e di stare con i piedi ben piantati a terra; sicuramente un po’ sognatori siamo anche noi ma anche piuttosto realisti. Abbiamo il vantaggio di pensare in grande ma ci sono anche tutti gli aspetti economici e finanziari da non sottovalutare.
Qual è la situazione del mercato della fiction in Italia?
Direi che è un momento piuttosto positivo; c’è un’espansione delle produzioni, anche grazie alle piattaforme digitali. E’ un momento di crescita con un mercato piuttosto ampio, a differenza di qualche anno fa, periodo in cui le produzioni erano solo legate al cinema.
Ci sono molte differenze tra il mercato italiano e quello estero?
C’è chi, rispetto a noi, è più avanti ma semplicemente perché è partito prima ma stiamo recuperando; abbiamo tutte le carte in tavola di essere tra i pilastri mondiali. Abbiamo infatti autori, sceneggiatori, registi e interpreti all’avanguardia; il problema è riuscire a gestire una visione d’insieme ma possiamo farcela. C’è un’ottima crescita qualitativa e quantitativa.
I suoi prossimi progetti?
Mi auguro, entro il prossimo anno, di girare “Cuori 2” e una nuova stagione de “Il paradiso delle signore”, sperando che il pubblico gradisca. Ci anche due altri progetti che bollono in pentola ma è ancora troppo presto per parlarne.