Fino all'ultimo battito
Ignazio Oliva nella serie TV Fino all'ultimo battito di Rai Uno

In queste settimane, stiamo vedendo su Rai1 “Fino all’ultimo battito”, la fiction diretta da Cinzia TH Torrini in prima serata.

Racconta la storia di un uomo impegnato in una lotta impari e disperata per salvare la propria famiglia e recuperare la propria integrità anche a rischio della vita, in un crescendo di tensione e colpi di scena. Tra i protagonisti di questa storia troviamo anche il  bravissimo Ignazio Oliva (Ph. Aliocha Merker) nel ruolo di don Claudio. Ne abbiamo parlato con lui.

Ignazio, innanzitutto perché hai detto sì a questo progetto televisivo?

Stimo davvero molto la regista. Inoltre, ho trovato questa serie tv molto interessante: un po’ drama, un po’ melò e un po’ crime.

Tu sei don Claudio, come ti sei preparato?

Avevo già avuto diverse esperienze nell’impersonare uomini di Fede. Ho toccato note diverse me che non sono sacerdote ma condivido determinati valori cristiani.

Come lo descriveresti?

E’ il cappellano dell’ospedale, luogo di sofferenza. E’ un vero prete: mette la parola di Cristo al primo posto, non badando alle questioni politiche e istituzionali. Aiuta gli ultimi e chi ne ha più bisogno; è un umile ed è costantemente a contatto con il dolore.

Com’è il rapporto tra don Claudio e Diego Mancini?

Diego con lui si confida, si apre, con lui denuncia il suo inganno senza risparmiarsi. Ha una grandissima fiducia in lui, l’unico.

Come giudica la scelta di Diego?

Come tutti gli uomini di fede religiosa abituati ad ascoltare, non giudica. Non punta il dito contro qualcuno come fa la maggior parte delle persone, anzi cerca di aiutare. Per lui, l’uomo e il reato commesso sono ben differenti. Dà una seconda possibilità. Mi sono ispirato molto alla figura di don Marco Pozza del carcere di Parma, luogo in cui ho girato il mio documentario.

Interpreti un uomo di chiesa ma, secondo te, quest’ultima come si schiera nei confronti della criminalità organizzata?

Contro, si oppone. Esistono tuttavia episodi – soprattutto al Sud – dove le mafie hanno ancora molto assenso (silenzio/assenso), motivo per cui parrocchiani e preti si schierano dalla parte sbagliata.

Sono tante le tematiche affrontate da questa fiction. Tra cui perché dire no alle mafie?

Perché è il male assoluto, è sfruttamento, è corruzione. E’ dovere del singolo dire No. La collusione tra lo Stato e la criminalità organizzata c’è sempre stata ma se tutti ci impegnassimo al rispetto di noi stessi e degli altri tutto questo giungerebbe al termine.

Cosa speri arrivi di questa serie tv al grande pubblico?

Il rispetto delle regole, degli altri e di noi stessi. Devono essere vietate la furbizia e le scappatoie facili. Ognuno deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni.

Progetti futuri?

Ho iniziato proprio questa settimana le riprese de “L’ultimo spettacolo” per Rai1 con la regia di Monica Vullo in cui interpreto un capo della scientifica.

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Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.