Mistero e intrecci famigliari. Questi sono i temi protagonisti di “Luna Park”, la serie tv italiana prodotta da Fandango che è disponibile dal 30 settembre 2021 su Netflix nei 190 paesi in cui il servizio è attivo. In primo piano la vicenda di Nora, una giovane giostraia, e di Rosa, una ragazza della Roma bene che, grazie ad un incontro voluto dal destino, scopriranno di essere sorelle. In un susseguirsi di intrighi e misteri da svelare, cercheranno di fare luce sul perché, ancora in fasce, sono state separate e destinate a vivere due vite completamente agli antipodi, estranee del forte legame che invece le univa. Sullo sfondo di una delle città più belle del mondo, Roma, con le sue luci, lo sfarzo, i divertimenti dei mitici anni della Dolce Vita e la magia del Luna Park, la fiction porta due famiglie a guardarsi indietro per fare chiarezza sul proprio futuro. Nel Luna Park si alternano e si intrecciano i destini di diverse generazioni, in un percorso fatto di intrighi e segreti durante il quale troverà posto anche la scoperta del primo amore. La serie, in 6 episodi, è creata e scritta da Isabella Aguilar (Baby, The Place) e vede dietro la macchina da presa Leonardo D’Agostini (Nastro d’Argento al miglior regista esordiente nel 2019 per Il Campione) e Anna Negri (Baby). Tra gli interpreti, troviamo Edoardo Coen (Ph. Matteo Contessi) con il quale abbiamo fatto una bella chiacchierata.

Edoardo, partiamo dalla tua ultima fatica. Perché dire sì a LUNA PARK?

“Si trattava di un progetto molto interessante e ambizioso, una storia molto incalzante e un’ambientazione e un’epoca – Roma e gli anni sessanta – che permettevano di fare un salto in qualche decennio fa”.

Nella serie tv, sei Matteo Baldi, come lo descriveresti?

“È il più grande del gruppo dei Golden Boys, ha venticinque anni, ma nello spirito ne dimostra di più. Matteo, serio e studioso, è perfettamente allineato ai genitori, così come i genitori sono allineati al Partito comunista. La sua ambizione è quella di fare il giornalista d’inchiesta. Da qualche mese lavora come apprendista in un famoso quotidiano nazionale e non potrebbe andarne più fiero. Da tempo è innamorato di Rosa e sta cercando il coraggio di dichiararsi. E’ puro di cuore, buono, timido, impacciato, intelligente e guidato dall’amore”.

Qual è il suo ruolo nella storia?

“E’ tutto d’un pezzo, ci si può fidare di lui. Porta avanti la linea romantica della storia con Rosa”.

Come ti sei preparato per impersonarlo?

“Già con la sceneggiatura avevo un quadro generale. Con i provini ho cominciato a lavorarci ulteriormente e sul set sono arrivato con le idee piuttosto chiare. Mi sono documentato sul periodo storico, leggendo e guardando molti film”.

Interpreti un futuro giornalista, ma quale idea ti sei fatto al riguardo?

“Un’idea molto chiara ancora non ce l’ho però posso dirti che sia lui che io, anche se in ambiti diversi, lottiamo per un nostro obiettivo”.

Perché chiamare questa fiction proprio Luna Park?

“E’ un titolo molto evocativo che sembra quasi  sviluppare un file rouge con la vita stessa”.

Sono tanti gli ingredienti di questa serie tv. Tra i tanti sicuramente l’imprevedibilità della vita quasi fosse davvero un luna park. E’ proprio così?

“Sono più che d’accordo. Racchiude in sé il rischio, il gioco, lo sfarzo, la bellezza, il dolore e la gioia. Il titolo è un pretesto per raccontare la vita”.

Cosa ti piacerebbe arrivasse al pubblico di questa fiction?

“Vorrei che la vedessero in tantissimi, premiando così il nostro lavoro. Spero in un un seguito, cioè in più stagioni perché ancora ci sono diversi aspetti e personaggi lasciati in sospeso”.

Sei piuttosto giovane ma perché scegliere questo mestiere? Cosa vuol dire essere attore per te?

“All’inizio era molto divertente e mi incuriosiva, poi ho capito che essere attore voleva dire avere anche delle responsabilità nei confronti del pubblico. Noi attori siamo solo veicoli e strumenti tra la scrittura e il pubblico. Vuol dire accogliere ed essere accolti”.