E’ diventato ormai un vero e proprio tormentone: “Mille“, la nuova canzone di Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti, la ascoltiamo ovunque, in radio, nelle varie piattaforme musicali ed è cantata da chiunque. E’ un twist che riporta alla mente l’estate e la leggerezza di cui sicuramente abbiamo bisogno in questo periodo storico. “Mille” è davvero il fil rouge che ci accompagnerà ancora per svariate settimane grazie anche ad Orietta Berti, un vero e proprio colosso della nostra musica. Oltre 16 milioni di dischi venduti, quattro dischi d’oro, un disco di platino e due d’argento, tournée in tutte le parti del mondo, ma soprattutto un affetto sempre vivo da parte del suo pubblico, sono le coordinate attraverso le quali si può leggere il successo di una vera protagonista della musica leggera. Con lei abbiamo ripercorso il suo ultimo successo, passando dai ricordi della sua infanzia e facendo un’attenta analisi di questo difficile periodo dal quale ancora l’uscita completa sembra essere lontana. Un’artista, una donna, una moglie e una madre: Orietta Berti è una vera forza della natura che non ha mai smesso di credere nella forza della musica e dell’amore.
Orietta, partiamo proprio dalla sua ultima fatica. “Mille” ha conquistato tutti, ma com’è nato questo singolo?
“È nato l’ultimo giorno dello scorso Festival di Sanremo. Fedez mi ha detto che voleva farmi ascoltare una canzone per l’estate con un ritornello adatto alla mia voce. Pensavo che fosse una di quelle cose che si dicono tanto per dire e invece è stato di parola. Subito dopo il Festival, ha spedito il singolo, l’ho ascoltato due o tre volte e ho pensato che questa “Mille” era proprio carina. Gli ho detto così che di lì a pochi giorni sarei stata a Milano e, se voleva, sarei passata dal suo ufficio a registrare un provino con la mia voce. Quando sono arrivata ho solo chiesto come la dovevo fare e lui: “Cantala normale, come hai sempre cantato le tue canzoni ironiche, come se fossi sotto la doccia”. Qualche giorno dopo mi è stato detto che Achille Lauro aveva ascoltato la canzone e voleva partecipare anche lui. “Benissimo – ho risposto -, questa è una vera bomba”. Mi hanno poi mandato l’immagine della copertina fatta da Francesco Vezzoli. Siamo come “Le tre Grazie”, un quadro di Émile Vernon: una meraviglia. Per il video hanno trovato una villa fuori Roma che era perfetta, con tante palme intorno: sembrava proprio una villa di Hollywood degli anni ’60. Loro sono stati lì per cinque giorni, io solo due, ma ci ho festeggiato il compleanno e mi hanno fatto la festa bellissima”.
Lei, Fedez ed Achille Lauro, tre generi musicali diversi. Cosa vi unisce?
“La nostra forza è stata proprio questa, così diversi eppure così uniti. Il pregio della canzone è il mio ritornello che di fatto può essere cantato da chiunque, pulito e orecchiabile”.
Per quali motivi “Mille” è diventata un vero e proprio tormentone?
“Trasmette quella voglia di estate e quella leggerezza di stagione di cui abbiamo davvero bisogno. Esprime speranza e serenità, la voglia di ricominciare a vivere. D’altro canto la vita va vissuta proprio così, risolvendo un problema dopo l’altro”.
Veniamo da un periodo piuttosto complesso e ancora non è finita. Lei come ha vissuto emotivamente questo periodo di pandemia?
“Innanzitutto è giusto dire che non è ancora finita; siamo euforici, ma quel maledetto virus serpeggia ancora tra noi. Durante il primo lockdown ho scritto il mio libro; durante il secondo purtroppo mi sono ammalata di Covid-19, esattamente come mio figlio minore e mio marito. Eravamo molto preoccupati ma per fortuna noi siamo riusciti ad uscirne”.
Lo scorso marzo ha partecipato al Festival di Sanremo con “Quando ti sei innamorato”, in un brano che parla di amore, della scintilla che fa innamorare, della passione che li coinvolge e del destino che li porta a stare assieme anche dopo anni, un amore in cui riesce a raccontare anche l’assenza. L’amore è davvero il motore dell’esistenza?
“Certamente. In questa canzone canto il sentimento che unisce me ed Osvaldo da tutta la vita ed è grazie a lui che oggi continuo a svolgere il mio mestiere. Il mio lavoro ha bisogno di consigli, di collaborazioni, di sincerità e anche di aiutarti a scegliere. Al Festival ho voluto cantare questa canzone perché credo potesse essere di buon augurio per tutte quelle coppie che iniziano la loro vita insieme”.
Anche della sua? Quale valore ha questo stato emotivo che sembra essere la colonna portante di ogni sua canzone?
“Assolutamente sì, che vita sarebbe senza altrimenti. E’ fondamentale. Canto vari tipi di amore: quello di una madre nei confronti di un figlio omosessuale, quello nei confronti di una persona dello stesso sesso, quello nei confronti dell’uomo della tua vita e molti altri. L’amore ha tantissime sfumature”.
Quest’anno festeggia ben 55 anni di carriera, ma lei come si sente?
“Esteticamente gli anni passano, ma interiormente no: sono sempre innamorata del mio mestiere. Credo che per svolgerlo al meglio si debba rimanere sempre giovani nel cuore per trasmettere quest’energia vitale anche ai più giovani”.
Lei e la musica: quando e perché è iniziato questo profondo legame?
“Tutto è iniziato spronata da mio padre, grande appassionato di musica lirica. Il suo più grande desiderio era quello che io diventassi cantante lirica; lui infatti aveva studiato da tenore, anche se aveva lasciato troppo presto perché doveva pensare alla famiglia. Mi ha sempre accompagnato ad ogni audizione, poi purtroppo la vita gli ha riservato un destino crudele con un incidente ed io, per soddisfare questo suo desiderio, ho continuato. Ora credo possa essere contento di me”.
Khalil Gibran affermava: “Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta”. E’ così anche per lei? Quale significato ha la parola emozione per lei?
“Indubbiamente risponderei di sì. Ci sono persone che con una frase o poche note si emozionano facendo riaffiorare ricordi del passato. La mia canzone del cuore è “Strangers in the Night” perché mi fa venire in mente la mia prima tournée in America con Claudio Villa e il mio viaggio di nozze. L’emozione è la vita stessa; quando non c’è più, vuol dire che non c’è più vita”.
Cos’è rimasto di quella giovane nata a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia?
“La curiosità. Il desiderio della novità per fortuna non mi ha mai abbandonato”.
Recentemente è uscito in tutte le librerie “Tra bandiere rosse e acquasantiere” in cui per la prima volta racconta la sua esistenza, ricca di sfumature e di aneddoti preziosi. Se dovesse immortalare la sua vita con due istantanee fotografiche, quali momenti sceglierebbe e perché?
“La mia infanzia libera e serena in due momenti, in particolare: giocando nel sagrato e nella piazza del paese con i miei amici di allora e osservando i circensi che venivano a passare l’inverno in quelle zone e andando con mia madre e un vicino di casa due volte a settimane al cinematografo. Gli anni della mia gioventù sono stati meravigliosi perché la mia famiglia era al completo. Il tempo, purtroppo, ci toglie queste gioie”.
Potremmo dire che la sua vita è un po’ come un film, con le sue gioie e i suoi dolori. Sulla sua adorata bicicletta ha pedalato attraverso cinquanta e più anni di vita, di carriera e di storia del nostro Paese. A chi sente di dover dire Grazie?
“Primo fra tutti, grazie a mio marito, la mia colonna portante. Grazie a Giorgio Calabrese che ha proposto un contratto discografico a una giovane ragazza di provincia dandole una chance. Grazie a tutti i miei collaboratori che ho avuto nel corso degli anni, oltre che agli autori delle mie canzoni e al mio manager. Grazie a Fedez che mi ha permesso di tornare in vetta alle classifiche e mai me lo sarei immaginato alla mia età. Infine Grazie a me stessa, per non aver mai mollato”.