In una Roma postindustriale, notturna e nebbiosa, attraversata da binari, auto della polizia e donne malinconiche, un rapinatore solitario che viaggia in scooter svaligia banche e gioiellerie. Ha un casco nero, e sotto il casco si nasconde un volto femminile con due profondi e intensi occhi azzurri: gli occhi di Valeria Golino. Insieme a Ivano De Matteo, Jean-Hugues Anglade e a Matteo Olivetti, l’attrice è protagonista del primo lungometraggio di Michela Cescon, che ha scelto il genere, muovendosi fra polar e revenge movie, e affidandosi alle sofisticate suggestioni del jazz. La regista, che ha preferito restare solamente dietro alla macchina da presa, ha portato Occhi blu al Taormina Film Fest 2001, che apre ancora il teatro Antico al cinema italiano. La Cescon è arrivata in Sicilia con la Golino e De Matteo, e dopo il debutto serale su uno schermo grande e d’eccezione, ha incontrato i giornalisti, raccontando innanzitutto della sua decisione di diventare regista. Prima di “Occhi blu” aveva diretto il cortometraggio “Come un soffio”, sempre con Valeria Golino. Correva l’anno 2010. «Il mio cortometraggio – ha spiegato Michela – nasce da una storia divertente. Rammento che andai a un festival a Verona, Schermi d’amore. Il presidente di giuria era Giovanni Veronesi, e dopo tre giorni, scherzando, mi disse: ‘ma perché fai l’attrice? Devi fare la regista. E io: ‘ma no, già produco in teatro’. E lui: ‘ ti do 10.000 euro, fai un corto’. Tempo dopo mi chiamò: ‘hai fatto?’. Quindi ringrazio Veronesi perché devo a lui il mio passaggio alla regia».