«Raffaella ci ha lasciati. E’ andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre», con queste parole Sergio Japino ha dato il triste annuncio unendosi al dolore dei nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici di una vita e dei collaboratori più stretti. Raffaella Carrà, stella unica del panorama dello spettacolo italiano, si è spenta alle ore 16.20 di lunedì 5 luglio, dopo una malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto eppure così pieno di straripante energia. Donna fuori dal comune eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli ma di figli – diceva sempre lei – ne aveva a migliaia; la sua è stata una forza inarrestabile che l’ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all’ultimo non l’ha mai abbandonata, facendo in modo che nulla trapelasse di questa sua sofferenza. Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il suo nome all’anagrafe, era nata a Bologna il 18 giugno 1943 ed è cresciuta in Romagna. Cresce seguendo il Musichiere, imparando a memoria titoli e ritornelli. A 8 anni lascia la Romagna per frequentare l’Accademia Nazionale di Danza di Roma di Jia Ruskaia. Ha 14 anni quando la Ruskaia le dice che ha le caviglie troppo piccole e che andando avanti così, forse a 28 anni, avrebbe potuto fare la coreografa. Raffaella fugge via e decide di tentare la via del cinema iscrivendosi al Centro sperimentale di cinematografia. Nel 1960 conquista una piccola parte ne “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini. Tre anni dopo gira “I Compagni” e poi “Celestina” con Carlo Lizzani. Con Frank Sinatra recita in “Il colonnello Von Ryan”. Viene scelta per affiancare in Rai Nino Ferrer nel programma “Io, Agata e tu”. Siamo nel 1969 e da lì la sua inarrestabile ascesa. La Carrà è famosissima non solo in Italia ma anche in Spagna ed era stata celebrata a novembre 2020 anche dal Guardian, che l’ha definita “un’icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano. Quando la Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carrà che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa”. Quello che possiamo aggiungere è che per noi continuerà a vivere, Arrivederci mitica.