Tra la fine degli anni ’80 e i primi del ’90, Nina è una quattordicenne che si ritrova da un momento all’altro costretta a traslocare insieme alla sua famiglia in un quartiere nella periferia di Roma. La giovane non è entusiasta di questo trasferimento nella caotica città, fatta di palazzi grigi, poca natura e tanti rumori. I suoi familiari non sono d’aiuto: il padre non è esattamente quello che si definirebbe un genitore esemplare e suo fratello minore è un bambino problematico. Neanche la presenza della nonna, una vecchina sorridente e grande giocatrice di carte, non sembra risollevare il suo umore dopo il trasferimento. Un giorno, però, Nina farà un incontro che cambierà per sempre la sua vita, quello con Sirlei, una giovane poco più grande di lei di origine brasiliana. Le due ragazze frequentano la stessa scuola e vivono l’una nel palazzo di fronte all’altra, cosa che permette loro di vedersi spesso. Nina e Sirlei stringeranno un’amicizia così forte che la prima riuscirà – grazie alla seconda – finalmente ad apprezzare quello che ha intorno e insieme troveranno il loro posto nel mondo. Questo racconta “Maledetta primavera“, film uscito il 3 giugno e diretto dalla regista Elisa Amoruso, finora vista alla regia soltanto di documentari, con Emma Fasano, Manon Bresch, Giampaolo Morelli, Federico Ielapi e Micaela Ramazzotti. Si tratta di un film pieno di aria e di luce sotteso da ombre e paure inconfessabili, con una buona la prova dei giovani attori.