Anno 1936. Giovanni Comini è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d’Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere. Il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera. Dal 20 maggio al cinema uscirà “Il Cattivo Poeta” con Sergio Castellitto. Ad affiancarlo ci sarà un giovane ma promettente attore, ovvero Francesco Patanè al suo esordio sul grande schermo come co-protagonista in un film su Gabriele D’Annunzio, diretto da Gianluca Jodice, prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, produzione Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema. Ne abbiamo parlato con lui.
Francesco, innanzitutto per quali motivi hai accettato questa sfida cinematografica?
“Sin da piccolo, ho avuto la curiosità di capire questo particolare periodo storico, ne avevo anche un po’ il timore, ancor prima di avere idee politiche mie. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile abbracciare quegli ideali tanto assurdi. Interpreto un giovane gerarca del fascismo – questo è il mio primo grande ruolo -, ma non ho ancora trovato le risposte che cerco”.
Nel film sei Giovanni Comini. Come ti sei preparato per questo ruolo?
“Ho visto molti documentari sul fascismo ma del mio personaggio si sa molto poco. Mi sono immerso nelle immagini cercando di provare a capire cosa pensasse un giovane in quegli anni”.
Cosa ci puoi raccontare del Comini?
“Aveva il compito di spiare D’Annunzio per evitare che facesse qualcosa di scomodo contro la Germania. Comini era speranzoso, fiducioso e ingenuo; ha accettato la delicata missione che gli è stata affidata e ha provato a perseguirla. Voleva far carriera e quello che gli è stata affidato era un incarico di prestigio. Ha ceduto a lusinghe, credendo alle promesse fatte. Grazie al poeta, avrà una presa di coscienza”.
Il protagonista indiscusso è sicuramente Gabriele D’Annunzio. Tu come lo definiresti?
“E’ molto complesso dare una definizione in questo caso. E’ sicuramente un appassionato, uno vitale ed ironico in un corpo anziano appesantito dalla vita. E’ un innamorato dell’esistenza. Ama la libertà”.
In cosa consiste, secondo te, la sua genialità?
“Nella sua esplosione di vita, di vitalità, alla sana adrenalina. E’ impossibile non vibrare, leggendolo. Al provino per entrare alla Scuola di Genova ho portato proprio D’Annunzio”.
Quale rapporto intercorre tra il tuo personaggio e D’Annunzio?
“La loro è una delicata e non urlata amicizia, un’amicizia non consueta quella tra un militare e poeta, tra un giovane ed un anziano”.
A vestire i panni del celebre poeta è un grande Sergio Castellitto. Com’è stato condividere il set con lui? Cos’hai imparato?
“E’ stato un enorme privilegio. Ho imparato tanto; mi ha insegnato come stare su un set e la libertà di cui noi attori necessitiamo. E’ una persona molto umile, un gran lavoratore e un uomo molto serio”.
Tu e la recitazione: legame indissolubile perché?
“Ho cominciato che avevo 6 anni; la mia è una passione che ho da sempre. Quando mi perdo e dimentico chi sono, la recitazione mi aiuta a ritrovarmi. Mi ha accompagnato anche nella pandemia: sono uno spettatore molto attivo, motivo per cui anche osservando i miei colleghi lavoro”.
Cosa significa essere attore?
“Raccontare storie, motivo che mi spinge a continuare ad essere curioso. Mi piace capirle, viverle e restituirle al grande pubblico”.
I tuoi prossimi progetti?
“A luglio in Liguria sarò il protagonista in “Gradiva” di Wilhelm Jensen, una produzione Lunaria Teatro per la regia di Daniela Ardini. Sono un giovane che si innamora di un bassorilievo e questo lo ricerca in una donna”.