Anna ed Enrico sono stati legati per ben undici anni, inseparabili, sempre insieme. Adesso, quell’incanto si è spezzato. Lei non è più felice. La vita che per anni l’appagava ora è diventata una prigione. Una separazione, la loro, che darà vita a una battaglia tra i due sull’affido di Pietro, il loro bambino, il quale inconsapevolmente viene travolto da una guerra messa in atto proprio da coloro che avrebbero dovuto amarlo e proteggerlo. Spetterà all’assistente sociale, Rosa Puglisi, decidere a chi affidare il piccolo dopo un’attenta valutazione riguardo alle capacità genitoriale di Anna ed Enrico. Può un sentimento delicato e profondo come l’amore trasformarsi in odio? Si può odiare il proprio partner? Su questo punto di domanda si basa “Chiamami ancora amore”, la nuova serie tv in tre puntate con protagonisti Greta Scarano, Simone Liberati e Claudia Pandolfi, in onda da lunedì 3 maggio in prima serata su Rai 1. Quello che vedremo è un vero e proprio dramma familiare – creato da Giacomo Bendotti, co-prodotto da Indigo Film e Rai Fiction per la regia di Gianluca Maria Tavarelli – che si pone l’obiettivo di raccontare cosa succede quando l’amore in una coppia finisce. Ne abbiamo parlato con il regista.
Gianluca, i due protagonisti sono Anna ed Enrico. Per loro c’è un prima e un dopo. Iniziamo dal prima. Che coppia sono stata?
“Una coppia come molte, come gran parte di coloro che stanno insieme. Sono stati una coppia felice, innamorata, piena di sogni e di speranze. L’uno è stato centrale nella vita dell’altra. E’ una coppia che ha vissuto il sentimento più importante di quel momento”.
Ci racconti un po’ di loro due? Che tipo di donna e di uomo sono?
“Lei è una ragazza che è cresciuta a Roma, una ragazza di città. E’ un’universitaria con le idee molto chiare nella vita, carina, piena di amicizie e con una tempra molto forte. Lui è un ragazzo piuttosto simpatico, divertente, legato alla provincia e gestisce un bar”.
Ad un certo punto della loro esistenza, qualcosa si incrina. Cosa accade?
“In realtà nulla di particolare, ma forse qualcosa sì. Lei rimane incinta, si sposano e qualcosa cambia dopo la nascita del bambino. La loro è una rincorsa contro il tempo per riuscire a fare tutto entro fine giornata. La mancanza di tempo e di soldi va a minare la loro serenità di coppia”.
Rispetto al “prima”, c’è il piccolo Pietro. Lui come vede cambiare la sua famiglia?
“Il malessere è racchiuso dentro di loro, senza coinvolgere terze persone. Loro amano profondamente il loro bambino, a tal punto che quest’ultimo non se ne rende conto se non dopo la separazione”.
Può un sentimento così profondo come l’amore trasformarsi in odio?
“Solitamente sì. Un sentimento moderato è gestibile, ma uno assoluto, molto meno. Sta nell’intelligenza delle due parti riuscire a ritrovarsi con maggiore equilibrio”.
«L’amore che move il sole e l’altre stelle», affermava Dante. Sono passati oltre 700 anni ma ritieni che sia d’avvero così?
“Penso proprio di sì. L’amore è il motore di tutto, è unione. Senza alcun dubbio, è l’esperienza umana più importante, la più potente”.
Ogni giorno purtroppo però veniamo a conoscenza di fatti di cronaca piuttosto brutali. L’odio, secondo te, da cosa nasce? Quando secondo te è importante disobbedire?
“Dove c’è violenza, l’amore non esiste. Il desiderio di possesso, di sopraffazione, di vigliaccheria – nascondendo anche la propria fragilità -, di sofferenza e di mancanza di rispetto è inaccettabile. L’amore si ferma molto prima”.
Tra i protagonisti della tua fiction troviamo Greta Scarano e Simone Liberati. Per quali motivi hai scelto loro? Quali sono i colori emotivi che li differenziano da altri interpreti?
“Con Greta avevo già lavorato e avevo piacere di riprovaci. E’ molto intensa, felice, naturale e bella. Con Simone è stata la prima volta, ma è molto uguale alla Scarano per intensità, normalità e verità”.
Un ruolo molto interessante è quello rivestito da Claudia Pandolfi. Sul suo personaggio cosa ci puoi dire?
“Cercherà di fare luce sulla coppia, ma avrà anche lei una vita, con i suoi limiti e le sue vittorie”.