Sono stati quasi sei milioni gli spettatori che per ogni puntata hanno seguito “Mina Settembre”, la fiction targata Rai1 diretta da Tiziana Aristarco. Tratta dai racconti di Maurizio De Giovanni. E’ un risultato davvero ottimo, frutto del mix di avventura, romanticismo e amicizia che ha saputo conquistare il pubblico. Oltre a Serena Rossi, Giuseppe Zeno, Giorgio Pasotti e Valentina D’Agostino, troviamo Christiane Filangieri (PH Francesco Guarnieri), nota attrice per il pubblico televisivo. E’ sicuramente una di quelle interpreti che rimangono impresse per la sua capacità nel riuscire a calarsi perfettamente nei panni di tutte le donne che interpreta, dalle più fragili a quelle più forti e determinate, oltre che per una bellezza innegabile. “Mina Settembre” è giunta al termine, l’abbiamo vista anche tra i protagonisti di una puntata de “Il Commissario Ricciardi“, la serie tv di Alessandro D’Alatri che sta appassionando sempre più. Con Christiane Filangieri abbiamo parlato delle sue due ultime fatiche, di come ha intrapreso questa sua scintillante carriera, del significato del viaggio e del complesso periodo storico che stiamo vivendo.
Christiane, “Mina Settembre” si è da poco conclusa. Te lo aspettavi tutto questo successo? Qual è stata la sua forza?
Posso dirti che ho sempre pensato che avesse successo, almeno per tre motivi. Innanzitutto perché Mina è Serena in persona, il suo cuore e il suo talento sono emersi. Un’altra grande protagonista è Napoli, con i suoi colori e anche i suoi disordini, è la vita in persona. Inoltre perché il trio di amiche è veramente reale; con Serena eravamo già molto legate ma anche con Valentina è scattata una sintonia pazzesca”.
Hai vestito i panni di Irene, un avvocato penalista tra i migliori di Napoli. Come ce la descriveresti?
“E’ un essere umano, a volte fragile, a volte forte; in sé racchiude tanti aspetti che, a seconda delle occasioni della vita, emergono. E’ un insieme di colori diversi come d’altro canto siamo tutti. E’ stato molto interessante impersonarla”.
Per questa fiction ci hai raccontato la Napoli dei giorni nostri, ieri sera invece ci hai riportato agli anni ’30 con “Il Commissario Ricciardi”. Hanno qualcosa in comune questi due periodi storici? Qual è, secondo te la vera anima di Napoli?
“Le scalinate, i vicoli con i panni stesi sono gli stessi, esattamente come molte usanze, il modo di chiamarsi per strada. La poeticità è diversa forse: se prima i bambini giocavano per strada felici con la loro palla di stracci, oggi sono incollati al cellulare per chissà quanto tempo. Sinceramente preferivo la Napoli di un tempo, anche se sono i napoletani a dare vita alla loro città. E’ un insieme di tante anime”.
Entrambe le serie tv sono tratte dalle opere di Maurizio De Giovanni. Cosa c’è di speciale nei suoi scritti?
“Sono pazzamente innamorata di lui e spero di conoscerlo un giorno. I suoi scritti sono capolavori: i suoi personaggi hanno un’anima e sono descritti nei dettagli. Emerge la realtà l’ironia, l’egoismo, l’altruismo, la paura, l’invidia, l’amore e la fame; emergono cioè quelli che sono considerati i sentimenti universali”.
Nella tua carriera c’è tantissima televisione e anche una buona dose di cinema. Perché hai scelto di fare questo mestiere?
“E’ partito tutto casualmente. Ho sempre sognato di fare l’accompagnatrice turistica o di condurre documentari. Il mio mito era Licia Colò. Dopo la mia partecipazione a Miss Italia nel ’97, qualcosa è cambiato, in particolare dopo la mia partecipazione alla pubblicità della Tim diretta da Daniele Luchetti”.
Lena Olin, attrice svedese, ha affermato: “Per essere un buon attore, devi essere molto intelligente. Ma per essere un grande attore, devi avere dentro di te una vena di dire di essere un idiota, un pazzo completo”. E’ così anche per te?
“Assolutamente sì. Ci vuole una parte di pazzia, una di umiltà, del saper stare in ascolto. Sono fondamentali una testa fredda, ovvero sapere bene le battute e una serie di informazioni tecniche, e un cuore caldo, ovvero essere aperti alle emozioni. Impari continuamente da questo mestiere, puoi sempre fare meglio”.
Prima di entrare a far parte del complesso mondo dello spettacolo, hai fatto anche la modella. C’è un comune denominatore tra la moda e la recitazione?
“Se oggi la modella sembra quasi che sia impersonale nel volto – nel senso che non deve trapelare alcun tipo di emozione – per osservare meglio ciò che invece indossa – anni fa emergeva uno stato d’animo. Non era un manichino ma qualcosa in più. Penso alle grandi top model del passato. Preferisco recitare”.
Sei indubbiamente una donna bellissima. Quale significato ha per te la bellezza?
“Spero di aver preso l’eleganza di mio padre. I miei miti sono Grace Kelly e Audrey Hepburn. La vera bellezza è eleganza, nei modi, nelle parole, nei gesti, nel modo di fare”.
Sei di madre boema e padre napoletano e la tua vita è costellata di viaggi. Quale significato ha la parola viaggio per te?
“L’apertura mentale, non la chiusura. E’ bellissimo vedere il mondo. Conosco l’ordine e la pulizia tedesca e credo che si debba sfatare il fatto che i tedeschi siano freddi come dicono, non è sempre vero. Poter giocare con i bambini delle favelas in Brasile e osservare i coccodrilli nei loro comportamenti è un qualcosa che ti riempie”.
Il 2020 è stato un anno molto complesso per il Covid-19 e ancora non è finita. Come hai vissuto e stai vivendo questo periodo?
“Sono sempre stata solitaria e casalinga, sono nata in modalità lockdown. Mi piace stare a casa con la mia famiglia, motivo per cui non ho sofferto quando ci è stato imposto di non uscire di casa. Amo i miei spazi e le mie mura domestiche. Svolgo un mestiere in cui molto spesso mi devo adattare a quanto accade, è sempre un continuo cambiamento, per cui fermarmi e stare con chi amo è qualcosa di appagante e di meraviglioso. Cerco sempre di trovare il lato positivo, ma mi rattristano il dolore e la sofferenza che questa pandemia sta causando. Grazie a tutto il personale sanitario per quello che sta facendo”.
I tuoi prossimi progetti?
“Sto girando la nuova fiction di Alessandro D’Alatri “Un professore'”.