In queste settimane stiamo vedendo una serie tv che sta avendo molto successo. Sono sempre di più infatti i telespettatori incollati al piccolo schermo per “IL COMMISSARIO RICCIARDI”, la fiction tratta dai romanzi della serie omonima di Maurizio de Giovanni per la regia di Alessandro D’Alatri. Viene raccontata la carismatica e tormentata figura del commissario Ricciardi, ambientata nella Napoli degli anni 30, anche se buona parte delle scene sono state girate a Taranto vecchia. Tra i tanti interpreti troviamo anche Fabrizia Sacchi (foto di Anna Camerlingo) , attrice molto nota per il piccolo e grande schermo, oltre che per i migliori palcoscenici italiani. Fabrizia porta in tv Lucia Caputo, una donna che cerca di sopravvivere a un dolore atroce come la perdita di un figlio. E’ madre e moglie del brigadiere Maione. Ancora una volta l’attrice dà prova di grande bravura, oltre che di grande sensibilità per la delicatezza con la quale ci racconta il suo personaggio. Ne abbiamo parlato proprio con lei.
Fabrizia, perché hai detto sì a questo ruolo?
“Venivo da un progetto simile qual era “L’amica geniale”. Anche quest’avventura televisiva è ambientata a Napoli e proviene da un grande successo letterario con personaggi dalle tante sfumature. Inoltre la Rai è sempre una garanzia, la produzione ottima. Infine l’incontro con il regista al provino è stato magico. Non potevo certamente dire di no”.
Come ti sei preparata al ruolo di Lucia Caputo?
“Il mio personaggio era una grande sfida per me e richiedeva un forte impegno. La preparazione per un attore è il suo mistero, mai frase è stata più vera. Ho cercato di studiare bene il contesto in cui la mia Lucia viveva: una grande casa antica di una famiglia povera ma per bene, dignitosa. E’ una donna che si identifica con le sue mura domestiche e la sua famiglia. Emerge il pudore tipico degli anni ’30”.
Come la descriveresti?
“Inizialmente è una mater dolorosa ma poi cambierà un po’. Vive le sue emozioni in maniera totale, non ha paura di essere fragile”.
Il dolore com’è entrato nella vita di Lucia?
“E’ morto il suo primogenito, Luca, di 19 anni. Aveva preso la strada del papà ed era anche lui un poliziotto. Viene trovato morto in una pozza di sangue”.
Cosa significa per lei sopportare il dolore?
“Credo che non si debba mai perdere di vista il fatto che questa storia sia ambientata a Napoli, motivo per cui la mia Lucia non ha la stessa vita di una donna del popolo come tutte le altre. Non abbassa mai la testa, va avanti. Ha altri quattro figli e un marito, oltre ad una casa da custodire: non può lasciarsi andare, non può rimanere intrappolata nel suo dolore. Non si sottrae alle sue responsabilità. Si veste di nero ma continua a vivere, pur restando molto composta”.
E’ madre di altri quattro figli e moglie del brigadiere Maione. Qual è la sua forza?
“La sua famiglia. Prima della tragedia, i Maione erano una famiglia allegra, felice, sempre con il sorriso. Il padre era amorevole e la madre era severa, ma serena e sorridente”.
La fiction è ambientata nella Napoli del 1932. Cosa vuol dire vivere quegli anni per un’attrice?
“La situazione storica è ben precisa; parliamo del periodo fascista, periodo in cui l’obbedienza, il parlare poco e lo stare dentro certi limiti era vivamente consigliato. Lucia non si interroga su l’essere fascista o meno; lei cerca unicamente di curare e proteggere i suoi affetti. Vedremo che andrà a lavorare di nascosto”.
Come definiresti la tua Napoli?
“Meravigliosa, allora come oggi. Nella fiction è stata interamente ricostruita com’era in quegli anni in maniera fedele. Napoli è fatta dai Napoletani”.
Questo sicuramente è un periodo storico molto delicato. Tu come lo stai vivendo?
“Inizialmente mi sono sentita un po’ stordita anche se devo ammettere che amo stare a casa. Ho sempre lavorato e per questo sono stata molto fortunata. Grazie a Vittoria Puccini, Marco Bonini e Giorgia Cardaci abbiamo dato vita ad UNITA di cui oggi sono vice presidente facendo rete e unendo tutti i lavoratori dello spettacolo per farci dialogare con le istituzioni. Oggi siamo più di mille e per noi questa è una vera e propria battaglia sociale per salvaguardare la nostra arte”.
I tuoi prossimi progetti?
“Uscirà una bellissima serie tv su Netflix, ma è ancora presto per poterne parlare”.