Lunedì è iniziata una nuova serie nella rete ammiraglia. Si tratta di una coproduzione Rai Fiction-Clemart, prodotta da Gabriella Buontempo e Massimo Martino, scritta da Maurizio de Giovanni con Salvatore Basile, Viola Rispoli e Doriana Leondeff. La serie tv che sta appassionando un numero sempre maggiore di telespettatori è “Il Commissario Ricciardi” che vede tra i protagonisti, oltre a Lino Guanciale, anche Antonio Milo (foto Anna Camerlingo). Siamo a Napoli nel 1932 e Luigi Alfredo Ricciardi ha trent’anni ed è commissario della Regia Questura.
Catturare gli assassini è la sua vocazione e ossessione. Ricciardi si porta dentro però un terribile segreto, una maledizione ereditata dalla madre: vede il fantasma delle persone morte in modo violento e ne ascolta l’ultimo pensiero. Antonio Milo è un volto molto conosciuto del piccolo e del grande schermo; recentemente lo abbiamo visto in “Natale in casa Cupiello” nelle vesti del genero tradito di Luca Cupiello di Edoardo De Angelis e non solo. Abbiamo parlato con lui della sua ultima fatica, dei pro e dei contro di far parte di questo mestiere così complesso ma così affascinante e della difficile situazione che stiamo vivendo

Antonio, innanzitutto perché hai accettato di far parte della squadra de “Il Commissario Ricciardi”?

“Innanzitutto sono un accanito lettore di Maurizio De Giovanni. Sono sempre stato affascinato dalla sua scrittura, ancor prima che si iniziasse a parlare di trarre dai suoi libri serie televisive. Quello che mi è stato proposto è stato un viaggio nell’essere umano. La storia che vedrete si colloca tra la ricerca estetica della bellezza in sé e l’inizio di quello che di fatto è stato uno dei periodi più bui della nostra storia”.

Come definiresti questo commissario?

“Ha un dono, ovvero quello di sentire l’ultima frase di coloro che stanno per morire. Da lì, tenterà di risolvere i casi che gli si presenteranno. Parla poco, sorride ancora meno e ha un grande tormento, in quanto porta con sé il dolore degli altri. E’ un eroe senza di fatto avere i superpoteri. E’ empatico, chiunque può riconoscersi in lui”.

E il tuo personaggio?

“Io sono Raffaele Maione, un brigadiere. E’ un amorevole padre di famiglia. E’ molto solare, è ottimista e sprizza gioia di vivere, nonostante il dramma che ha subito. Ha infatti perso il suo primogenito provando una profonda sofferenza. Nonostante  questo, è accogliente nei confronti del prossimo e con un profondo senso di giustizia”.

In che modo interagisce con il personaggio interpretato da Lino Guanciale?

“Ha un legame molto stretto con il commissario, quasi un rapporto padre – figlio”.

Come ti sei preparato per questo ruolo?

“Pur non avendo figli, ho cercato di “afferrare” la paternità osservando chi di fatto lo è e credo che sia il mestiere più difficile del mondo. Accade spesso che i padri abbiano la sensazione di eterna inadeguatezza. Ho tentato di fare emergere il dolore di perdita che prova il mio personaggio partendo però dalle perdite che ho avuto nella mia vita. Sono inoltre dovuto ingrassare un po’, in quanto il figlio lo soprannominava “vecchio panzone”.

Cos’ha significato girare in una Napoli anni ’30?

“E’ un vero e proprio viaggio nel tempo e una totale immedesimazione, dovuta anche alla precisa scenografia montata. E’ come se fossi un bambino meravigliato della realtà che lo circonda. Per questo, ritengo che il mio sia il mestiere più bello del mondo, nonostante la sua grande complessità”.

Questa è la tua ultima fatica, ma sei un attore molto noto. Che rapporto hai con il successo?

“Penso che il successo sia fare al meglio il proprio lavoro e il mio è quello di emozionare chi mi guarda facendo sorridere o commuovere. Ricchi difficilmente lo si diventa, ma questo mestiere mi fa stare bene”.

Nel periodo natalizio scorso tu e i tuoi colleghi avete tenuto incollati gli spettatori con “Natale in casa Cupiello”. Cosa c’è secondo te di profondamente attuale di quest’opera di De Filippo?

“Luca Cupiello cerca di fuggire dalla realtà in cui si trova per poi ritornarvi. In mezzo ad una famiglia distrutta, cerca di rimettere insieme i cocci. Abbiamo raccontato la speranza e il sogno e mai come in questo periodo ne abbiamo bisogno”.

Sei di Castellammare di Stabia, ma quanto ha inciso la tua “campanità” per questo film per Rai1?

“Il mio essere napoletano fa parte delle mie radici. Ho sempre fatto il presepe con mio padre e insieme ci riunivamo per vedere Troisi e De Filippo. E’ nel mio DNA”.

Cosa significa essere attore per te?

“Vuol dire emozionare, emozionandosi, ovvero donando agli altri quella nuova vita che stiamo vivendo grazie al piccolo o grande schermo. Significa avere coscienza degli altri”.

Hai sempre voluto fare questo nella vita? Perché?

“Sin da molto piccolo facevo infatti piccoli spettacolini nei balconi con gli altri miei coetanei con i genitori come pubblico. Alle superiori la docente di religione mi ha voluto in una recita che poi è stata un vero successo per l’intero istituto. Crescendo ho maturato sempre di più che questa doveva essere la mia vita, il mio piano a, l’unico”.

Ti abbiamo visto anche in un’altra serie tv di successo, ovvero “L’amica geniale”. Qual è stata la sua forza, secondo te?

“Era già un successo letterario planetario. E’ la storia di un riscatto femminile negli anni ’50: essere donna in quegli anni non era affatto facile”.

Come stai vivendo questo difficile periodo? Come vedi il futuro?

“Onestamente non ne posso davvero più ma sono ottimista. Prima o poi tutto questo finirà perché non posso proprio immaginare una vita senza cinema, senza teatro, senza arte. Spero che l’abbraccio torni ad essere il protagonista assoluto delle nostre vite e che ne comprendiamo l’importanza, ancor più di quanto facessimo prima”.

I tuoi prossimi progetti?

“Al cinema mi vedrete con”I fratelli De Filippo” di Sergio Rubini, prodotto da Pepito Produzioni”.

 

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Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.