Diretta da Michele Vannucci, “Mental” è stata scritta da Laura Grimaldi e Pietro Seghetti con la consulenza scientifica della dott.ssa Paola De Rose, medico specialista in neuropsichiatria infantile. Si tratta della prima serie italiana ad affrontare il tema del disagio psichico tra adolescenti. Dal 18 dicembre tutti gli 8 episodi sono disponibili su RaiPlay. A dare anima e corpo a Daniel – un logorroico bipolare convinto di essere trattenuto in clinica solo per il bisogno di essere controllato e neutralizzato da parte dei medici – è un giovane ma intenso Cosimo Longo (foto Francesco Guarnieri). Ne abbiamo parlato proprio con lui.
Cosimo, sei giovanissimo ma altrettanto versatile in “Mental”. Chi e/o cosa ti ha portato ad accettare questa sfida?
“Uno degli obbiettivi che mi sono posto come attore è quello di cercare sempre una sfida, un ruolo più “complicato”, qualcosa che mi sproni a fare sempre meglio. Il mio personaggio in Mental, Daniel, è uno di quei ruoli. In realtà la grande sfida è quella di trasmettere qualcosa al pubblico, e di far trasparire la verità di ciò che racconti. Con Daniel la mia grande sfida è stata questa”.
Che idea ti sei fatto della malattia mentale?
“Un argomento delicato. E’ difficile per me poter dare una risposta precisa. Sicuramente Mental è un progetto che mi ci ha fatto avvicinare molto, e grazie a cui ho potuto vederla più da vicino. Mi sono reso conto, almeno parzialmente, di quanto persone con questi disturbi possano stare male e possano sentirsi “diverse”. Uno degli obbiettivi del progetto e di tutti noi che ci abbiamo lavorato era quello di far vedere alla gente che in realtà non c’è alcuna differenza, che si tratta di persone dolci, tenere, simpatiche, stronze, proprio come tutti noi. Dovremmo iniziare a capirlo di più, spero che Mental aiuti anche in questo”.
Nella serie tv sei Daniel, ma come ti sei preparato per interpretarlo?
“Il lavoro su Daniel è iniziato circa un mese prima dell’inizio delle riprese e devo dire che è stato davvero strabiliante. Siamo partiti dall’inizio. Abbiamo creato questo personaggio partendo dalla sceneggiatura e partendo da me. Abbiamo trovato insieme le sue particolarità, le sue fragilità e i suoi punti di forza. Non siamo partiti dal disturbo bipolare ma dalla persona. Poi ho dovuto fare un po’ di esercizi per la parlantina, quella è stata la parte più divertente”.
Che ragazzo è?
“Daniel è un ragazzo complicato. Ha un gran cuore, lo spirito e la forza di un leone, è sempre allegro e vivace e a volte un po’ rompiscatole. Come gli altri personaggi, anche lui ha delle ferite che gli fanno più male di quanto si renda conto e quando vi si trova faccia a faccia non sa come comportarsi e si rifugia in se stesso. Per fortuna ha trovato degli amici, che sono feriti tanto quanto lui, con cui si diverte un mondo, che vedono oltre i suoi problemi e non giudicano, e con cui lui si sente finalmente giusto”.
Dietro al grande disagio psichico che ha, cosa nasconde dentro di sè? Qual è la sua vera anima?
“Ho sempre pensato a Daniel come ad un “raggio di sole” perché vedo chiaramente il suo desiderio di portare allegria alle persone intorno a lui. Questa sua esuberanza nasconde però traumi non indifferenti, il rapporto con il fratello soprattutto. Non voglio esprimermi di più, fino giungere a delle “conclusioni” su com’è fatto davvero. Voglio lasciare che sia il pubblico a decidere chi è Daniel”.
Riuscirà a salvarsi? In che modo?
“Solo in gruppo ci si salva. È uno dei nostri slogan. È il gruppo che salva i singoli. Sentirsi parte di qualcosa, di una famiglia, sentire di non essere esclusi per una volta e così capire che ciò che hai dentro di te non è male, non è brutto, ma anzi è prezioso e va preservato. Trovare delle persone che ti apprezzino e ti vogliano bene per ciò che sei, ecco cosa ci salva. Ecco cosa salverà Daniel”.
Sei molto giovane: perché intraprendere la carriera da attore?
“Ricordo che fin da piccolo avevo mille sogni: volevo fare l’astronauta, cantante, il calciatore, il pompiere. Mi sono detto, qual è il mestiere che mi permette di fare tutto ciò? Pensai subito alla recitazione. Ho portato questo sogno con me da quel momento. Ho partecipato a corsi di teatro scolastici e poco più di un paio di anni fa sono stato abbastanza fortunato da riuscire ad entrare in un’accademia e ora a partecipare ad un progetto tv. Ora, se guardo indietro, sono sicuro di aver fatto la scelta giusta”.
Cosa ti ha insegnato l’Accademia?
“Mi ha dato un metodo di lavoro innanzitutto. Prima non avevo idea di come si “lavorasse” su un personaggio, dello studio che c’è dietro e dell’impegno e della dedizione che servono. L’accademia mi ha insegnato da dove partire, e come portare avanti il lavoro su un personaggio. Ma l’insegnamento più grande ritengo sia stato convivere sul set con delle persone che non conosci, perché alla fine dei conti il nostro lavoro è fatto di persone, quindi è necessario imparare a rispettare l’altro e a conviverci. Questo credo sia l’insegnamento più grande che l’accademia mi ha dato”.
I tuoi progetti futuri?
“Voglio continuare a lavorare nel cinema, sicuramente, perché credo di aver trovato qualcosa che davvero mi piace fare e magari per cui sono portato. Sono affamato in questo momento, dopo Daniel ho ancora più voglia di prima di lavorare ad altri progetti, ad altre storie, e di trovare personaggi stimolanti ai quali lasciare qualcosa di me”.