Dal 18 dicembre su RaiPlay troviamo “Mental“, la serie tv prodotta da Rai Fiction e Stand by me che racconta, in maniera molto lucida e a tratti anche piuttosto cruda, l’amicizia di quattro ragazzi affetti da disturbi psichici. Diretta da Michele Vannucci e basata sul format originale finlandese “Sekasin”, racconta dei disagi psicologici di giovani molto diversi  tra loro che si trovano a condividere un pezzo di vita insieme, spigolature di carattere che cercano di smussare per rientrare nella perfezione, in quella fascia in cui ogni adolescente e non solo vorrebbe farvi parte. Tra i protagonisti c’è Federica Pagliaroli – alla sua prima interpretazione per il grande pubblico dopo il Centro Sperimentale di Cinematografia – che veste i panni di un’anoressica autolesionista e nomofoba, esperta nel manipolare gli altri.

In questa serie tv affrontate una tematica molto delicata, ovvero quella dei disturbi psichici, come ti sei preparata?

Siamo partiti da una full immersion di due settimane con la coach Tatiana Lepore in cui principalmente abbiamo improvvisato sia soli sia in gruppo. Anche in linea teorica abbiamo tracciato un filo rosso del percorso emotivo di Emma per avere sempre chiaro il suo stato d’animo in ogni scena. Visti i vari cambi, era importante capirne il percorso interno. La prima piccola svolta l’ho avuta anche grazie alla psichiatra, Paola De Rose, che mi ha spiegato in modo distaccato cosa significa avere a che fare con le ragazze che soffrono di anoressia, ma per motivi registici molte cose le condivideva solo con il regista. Mi ha fatto capire quanto sono toste e intelligenti queste ragazze nonostante si facciano del male. La sfida era di non cadere nel cliché, nel dimostrativo, ma allo stesso tempo far trasparire tutti i disagi. Facevo una dieta molto restrittiva e andavo a correre prima del set perché il tempo per risultare più magra era davvero poco e ammetto che sia stato stressante. Ma ripensandoci, tutto è stato utile poi per l’interpretazione di Emma. All’inizio è stato difficile capirla, ma superata la crisi (necessaria), ritrovare il personaggio sotto la pelle è stato catartico”.

Sei Emma. Come la descriveresti?

“Emma è un’adolescente, e come tutti gli adolescenti ha ansia di “fare” e di “dimostrare”. Quando si fissa con un obiettivo fa di tutto per raggiungerlo. Vuole vincere le gare di danza? le vince. Vuole un ragazzo? se lo prende. Vuole dimagrire? lo fa. E questo la rende molto severa con se stessa al punto da punirsi se le cose non vanno come spera. Per una ragazza che vuole controllare tutto, infatti, è quasi più facile vivere nella clinica che fuori. Fuori ci sono troppi pericoli e troppa libertà. Emma riesce a trasformare la sua infinita fragilità in forza. Il dolore, per lei, è una prova di sopportazione. Non pensa ad uccidersi, il problema è che poi arriva un momento in cui la patologia prende il sopravvento e bisogna cambiare rotta e salvarsi. La cosa sorprendente di questo personaggio è che nel momento in cui le succede qualcosa di veramente grave, come il revenge porn, trova una forza incredibile che la aiuta a reagire e secondo me è un esempio positivo per tutte le ragazze che hanno subito delle violenze di qualsiasi tipo. ‘Non me la rovino la vita per una cosa così’, Emma”.

Toccate, voi attori, come tema anche il desiderio che hanno in molti: quello della perfezione e del cercare di sentirsi perfetti. tu come ti rapporti a questo? hai mai avuto questo desiderio?

“Sì, io penso che sotto sotto l’ho sempre avuto. Ho sempre avuto paura di non essere accettata dagli altri, di non piacere, di non essere abbastanza bella, abbastanza brava, abbastanza intelligente, ma non è che me ne rendessi conto più di tanto, era una cosa inconscia. Poi bastava un commento negativo o una presa in giro sul mio aspetto che mi crollava tutta la sicurezza che pensavo di avere. È più facile cercare sempre qualcosa da cambiare in te che accettarsi così come si è. Poi un po’ ti fai la corazza, capisci che il più delle volte sta tutto nella tua testa e che tanto non puoi piacere a tutti, ma l’importante è crearsi rapporti veri e sani di amicizia. L’amicizia mi ha davvero salvata, al liceo mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua e le amicizie vere le sto coltivando ora e ne sono davvero grata”.

È la tua prima esperienza dopo il Centro Sperimentale: come ti senti?

“Sono molto emozionata e forse devo metabolizzare ancora un po’ tutto. Mental, in realtà, è arrivato a metà del secondo anno di Csc e ho ancora un anno prima del diploma. Ergo ho ancora tanto da imparare, ma il set è stato un vero corso accelerato e in qualche modo percepisco di essere cambiata. Mi sento come quando ti succede qualcosa di assolutamente giusto nel momento giusto. Sono molto grata a tutti quelli che hanno lavorato insieme a me a questo progetto, a partire da Michele Vannucci che mi ha dato fiducia fin dai provini quando ancora non capivamo quasi niente di Emma. Mi riempie il cuore sapere che in questa serie molti adolescenti si riconoscono e ci ringraziano per aver rappresentato momenti di vita o problemi che da soli facevano fatica a spiegare agli altri. Otto ragazzi su dieci tra i 14 e i 18 anni hanno sperimentato forme più o meno gravi di disagio emotivo e nonostante ciò sono ancora considerati un problema marginale”.

Per quali motivi hai scelto di fare l’attrice?

“Non so quale sia il vero motivo per cui ho scelto di fare l’attrice, semplicemente non ho mai voluto fare altro e mi fa sentire viva. Comunque sì, l’ho proprio scelto! A sette anni sono andata da mia madre e le ho detto: mamma voglio fare teatro! (per me la recitazione era ancora solo “teatro”). Non ricordo da cosa partì tutto, forse da un esperimento che fecero i miei di portarmi ad uno spettacolo sperando che non mi annoiassi, ovviamente restai incantata. Da lì non ho mai smesso anche perché ho avuto la fortuna di incontrare un’insegnante meravigliosa, quasi una seconda mamma (Camilla Cuparo), che ho seguito per dieci anni fino a quando ho iniziato il mio percorso al Csc. Faccio l’attrice perché si lavora con le emozioni, le suggestioni, pezzi di vita altrui e essendo una persona estremamente sensibile e empatica forse ne ho bisogno. Alla fine si portano in scena anche le proprie fragilità e paradossalmente penso sia la forza degli attori”.

Cosa ti aspetti dal futuro alla luce di quanto sta accadendo in Italia – e nel mondo- a causa di questa pandemia?

“Non so. Intorno a me vedo tanto disagio e mi fa stare male. Mi sento soffocare. Ho paura perché il buon senso sembra non esserci più. È un mondo in cui i soldi vengono prima della vita delle persone e non mi fido. Io spero solo che questa situazione faccia riflettere sulle cose importanti della vita, spero in una nuova rinascita sociale e culturale”.

I tuoi prossimi progetti?

“Ancora non so nulla di quello che accadrà. Mi tengo pronta è aperta alle possibilità. Un po’ mi spaventa, ma sono ansiosa di vedere che tipo di risonanza avrà questo progetto e spero in una seconda stagione perché la storia è meravigliosa, innovativa e il team è meraviglioso”.