E’ sicuramente uno dei volti più amati e apprezzati del nostro cinema e vanta una carriera che si divide tra il grande e il piccolo schermo, passando dal teatro. Giorgio Colangeli lo abbiamo visto recentemente nel film “Lontano Lontano” di Gianni Di Gregorio in cui affianca l’altrettanto amato e prematuramente scomparso Ennio Fantastichini. In queste settimane invece lo stiamo vedendo in “Vite in fuga“, la serie di Rai1 prodotta da Rai Fiction con Claudio Gioè, Anna Valle e Barbora Bobulova. La fiction è un intricato dramma familiare a metà tra il giallo e il mystery sullo sfondo dei paesaggi dell’Alto Adige. Ne abbiamo parlato proprio con lui.
Giorgio, innanzitutto in questo periodo storico così difficile, com’è stato il ritorno sul set?
“Devo ammettere che sono stato tra i più fortunati, dato che ho ricominciato a fine giugno e da quel momento non ho più smesso, anche a un ritmo piuttosto sostenuto. In questo momento c’è una fortissima domanda per l’audiovisivo, le fiction in particolare. Il tutto si può realizzare grazie a importanti produttori che riescono a sostenere spese non indifferenti per la sicurezza anti Covid. Posso dire che avevo molta ansia a ricominciare, visto quello che stava accadendo”.
Come stai vivendo questo drammatico momento storico?
“Sono stato quasi sempre a casa. Se prima leggevo molte sceneggiature, durante il lockdown ho letto diversi romanzi. Leggere, e invitare gli altri a farlo, è stato molto proficuo, dato che i nostri teatri sono ancora chiusi. Gli strumenti tecnologici che abbiamo oggi sono molto comodi ma piuttosto freddi: avere un buon libro tra le mani è la cosa migliore. Ho ripassato la Divina Commedia in occasione del prossimo anno per il 700esimo anniversario della morte di Dante”.
In queste settimane ti stiamo vedendo in “Vite in fuga”, dopo averti visto in “Lontano Lontano” in cui affianchi Ennio Fantastichini. Che ricordo hai di lui?
“E’ un attore che avrei voluto frequentare molto di più. L’ho sempre ammirato moltissimo, ancor prima che io entrassi a far parte di questo mestiere. Ricordo ancora un viaggio in treno fatto con Alessandro Haber e lui: non sono riuscito a dire neanche una parola perché era in corso un “duello” verbale tra i due. Era un attore e un uomo di grande umanità, schiettezza, spontaneità, vitalità. Sembra impossibile che non ci sia più. Questo film ci ha avvicinato molto ma credo che sia stata un’ingiustizia il fatto che Ennio non abbia visto e sentito tutti gli applausi che gli sono stati fatti per “Lontano Lontano”.
Torniamo alla fiction di Rai1. Perché hai accettato questo progetto?
“Non era una fiction come tutte le altre, era molto diversa. E’ un family, un giallo, una fiction d’azione. Devo ammettere che il regista Luca Ribuoli è stato bravissimo a convincermi a dire sì: per lui ero il piano A e non il piano B”.
Interpreti Casiraghi. Come ti sei preparato per questo ruolo?
“Ad essere sincero, credo sia fondamentale l’elasticità nell’essere pronto sul set. La preparazione in solitudine non aiuta mai molto”.
Come lo descriveresti?
“Non posso dire molto perché nelle prossime puntate si capirà molto di più di Casiraghi. E’ un professionista del clandestino. E’ un uomo che per lavoro ha come obiettivo la legalità, l’ordine e la difesa”.
In questa fiction, sembra quasi che la fuga sia l’unica via d’uscita per i protagonisti della storia che ci state raccontando. E’ così?
“Assolutamente sì. Il mio personaggio si mette a disposizione della legge e i Caruana si rivolgono a lui come detective privato. Si tratta di legittimare l’idea della fuga”.
Cosa significa fuggire per i protagonisti di “Vite in fuga”?
“E’ un’ancora di salvezza. In alcuni casi la ritirata è l’unica possibilità proprio perché ostinarsi ad attaccare non porta a nulla. Quello che questa famiglia fa è fondamentale per la loro sopravvivenza ed essere pronti a ritornare sul problema quando saranno pronti”.
E per te? Ti sei mai trovato, nella vita, in una situazione in cui avresti voluto fuggire?
“In realtà, io sono un uomo che si adatta, che sopporta. Non è propriamente mia la fuga, non mi appartiene, non è nella mia natura. Cerco sempre di essere molto disponibile, responsabile e in armonia con gli altri colleghi di set”.
In “Vite in fuga” dividi il set con Claudio Gioè, com’è stato lavorare con lui?
“Mi sono trovato benissimo. Negli ultimi tempi ha lasciato Roma per trasferirsi a Palermo, la sua città. Lo penso spesso. Il nostro è un rapporto molto felice. In una giornata in cui non lavoravamo abbiamo passato molto tempo insieme per la montagna e siamo tornati all’imbrunire”.
I tuoi prossimi progetti?
“Ho girato una fiction su Francesco Totti in cui interpreto suo padre. Ora sono invece sul set de “La promessa” di Gianluca Tavarelli”.