Siamo nel 1986, al ritorno da Stoccolma, dove ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Nobel. Rientra nella sua abitazione romana e viene accolta da una valanga di lettere di persone che, colpite da varie malattie, la supplicano di essere guarite. Qualche anno prima – più precisamente negli anni ’50 – Rita Levi Montalcini aveva scoperto una molecola dal nome Nerve Growth Factor, un tassello fondamentale per la storia della medicina. Ancora oggi i ricercatori sfruttano il Fattore di Crescita Nervoso per studiare e curare diverse patologie degenerative. Per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la Medicina. Elena è una giovanissima violinista di dodici anni che rischia la cecità a causa di una malattia. L’utilizzo del NGF in formato liquido e più precisamente trasformato in collirio permetterà alla scienziata di salvare la piccola. Per la prima volta, la vita di “Rita Levi Montalcini” – questo anche il titolo del film diretto da Alberto Negrin –  diventa un tv movie che verrà trasmesso in prima serata su Rai1 il 26 novembre. Ad interpretare il premio Nobel sarà Elena Sofia Ricci e ad affiancarla ci sarà sarà Katia Greco (foto di Riccardo Riande), un giovane volto che oramai il pubblico Rai ben conosce. Oltre a una bellezza che di certo non rimane inosservata, l’abbiamo potuta ammirare in fiction come “Il capo dei capi”, “Il commissario Montalbano” e “Don Matteo”, solo per citarne alcune. Ora per lei c’è una nuova sfida.

Katia, partiamo proprio dalla tua ultima fatica. Per quali motivi hai detto sì a questo movie?
“Perché è un bellissimo progetto RAI diretto da un regista di grandissima esperienza Alberto Negrin, con protagonista Elena Sofia Ricci, un’attrice che stimo moltissimo e per la storia incentrata sulla grande scienziata Rita Levi Montalcini e la sua importantissima scoperta”.

Nel film sei la madre di Elena. Come descriveresti questa mamma?
“Il personaggio che interpreto è una mamma molto presente, dolce e allo stesso tempo che cerca di non far trasparire troppo le sue emozioni per non far preoccupare la figlia nel momento in cui le viene diagnosticata una grave malattia agli occhi che le farà perdere la vista”.

In che modo la storia di Elena va ad intersecarsi con la vita della scienziata?
“Rita Levi Montalcini, dopo aver vinto il Nobel, viene invitata al conservatorio di Santa Cecilia perché Elena è il primo violino. Durante l’esecuzione la piccola avrà un malore e Rita Levi Montalcini si prenderà a cuore la sua situazione per aiutarla a guarire e facendo una scoperta fondamentale”.

Se dovessi raccontare Rita Levi Montalcini, come lo faresti?
“Io la trovo unica e avendo conferito una laurea in Scienze Biologiche ne sono molto affascinata in quanto è stata una delle più grandi scienziate del XX secolo. Una donna così determinata, indipendente e dedita completamente alla ricerca. Insomma una donna da ammirare”.

“La specie umana non soltanto è responsabile, a differenza di tutte le altre specie viventi, di se stessa e per se stessa, ma possiede la facoltà di controllare e dirigere le proprie azioni”, sosteneva. Tu cosa ne pensi?
“Penso che purtroppo il genere umano non sempre è in grado di controllare e dirigere le proprie azioni nel modo giusto e spesso le conseguenze sono irreversibili. Pensiamo al periodo che stiamo vivendo, se davvero l’uomo ne è responsabile non posso che confermare la mia sfiducia nel genere umano. Ovviamente non bisogna generalizzare ma al momento non riesco ad essere ottimista”.

Tu come stai vivendo questo periodo?
“Con tanta ansia”.

Ritieni ci sarà un lieto fine?
“Lo spero. Penso che non ci libereremo mai del Coronavirus ma dobbiamo conviverci. Quando ci sarà il vaccino la situazione sarà diversa, si potrà contenere e potremo pian piano ritornare ad una vita normale”.

Cosa significa essere attrice ai tempi del Covid – 19?
“È molto tosta, significa stare molto in ansia in attesa dei vari esiti dei tamponi a cui si è sottoposti periodicamente prima e durante le riprese. La paura di perdere un lavoro è devastante, almeno per me e per come la vivo io. È già un traguardo riuscire a vincere un provino in tempi normali, con l’aggravante del Covid-19 diventa tutto molto più instabile e incerto”.

Hai sempre voluto fare questo mestiere?
“In realtà no, ho scoperto questa passione grazie ad un laboratorio di recitazione che ho frequentato al liceo. La mia insegnante di lettere Silvana Prete lo ha ideato e Massimo Coglitore, regista con cui ho avuto poi il piacere di lavorare nel film “The Elevator”, ci ha seguiti nella scrittura e realizzazione di un corto. È lì che ho capito che volevo saperne di più di questo mestiere, così ho deciso di andare a Roma per studiare e trovare un’agenzia che mi rappresentasse”.

La tua Sicilia è anche un po’ a Roma?
“Purtroppo no e anche se vivo a Roma da 14 anni non mi sento totalmente integrata e mi mancano tremendamente la mia terra e i miei cari”.

 

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.