In queste settimane di grande incertezza per quello che sta causando la pandemia in tutto il mondo, l’unica certezza per tutti gli amanti delle serie tv è sicuramente “DOC – Nelle tue mani” che andrà in onda come al solito di giovedì. La storia di Andrea Fanti, il medico senza memoria che tenta di recuperare i 12 anni che ha perso, continua a tenere tutti incollati alla tv sfiorando ascolti record. Ad affiancare il protagonista Luca Argentero, c’è un bravissimo Giovanni Scifoni che veste i panni del dottor Enrico Sandri, il neuropsichiatra amico del medico “smemorato”. Oltre che ottenere sempre più consensi per questo ruolo, l’attore  ha una lunga e importante carriera alle spalle. Scifoni, infatti, ha avuto diverse esperienze anche a livello teatrale. Da menzionare, infatti, il Golden Graal vinto, come anche il “Premio teatro per la Memoria”. Il suo debutto sul grande schermo non tarda ad arrivare quando ottiene una parte in “La meglio gioventù”. Da allora sono molte le apparizioni di alto livello, fino all’ulteriore successo in Doc. La sua attività non si limita comunque solo al ruolo di attore. Lavora, infatti, anche come drammaturgo e nella sua carriera ottiene grande risalto anche come conduttore televisivo. Il talento e l’eclettismo di Scifoni, però, non lo rendono immune, come tutti noi, agli stravolgimenti emotivi che abbiamo subito durante il lockdown per il Covid-19. Con lui abbiamo parlato di questo e di molto altro.

Giovanni, partiamo da “DOC – Nelle tue mani”, per quali motivi hai accettato questo progetto?
“Non sempre si hanno tra le mani prodotti eccezionali, per cui noi attori – a meno che non siamo vere e proprie star – accettiamo ugualmente quello che ci viene proposto pur di lavorare. Per “Doc” è stato diverso perché sin dalla prima lettura del copione mi sono reso conto che del grande valore di questa fiction: la sceneggiatura era straordinaria, i registi erano ottimi e la Lux Vide era una garanzia. Avevamo tutti la percezione di avere per le mani qualcosa di prezioso. Non avrei mai potuto dire di no. Naturalmente tutto questo successo però non ce lo aspettavamo, anche se un buon 50 per cento lo faceva ben sperare; per fortuna il pubblico l’ha confermato”.

Tu sei  Enrico Sandri, come lo descriveresti?
“E’ un uomo molto generoso. E’ dedito all’amicizia, a chi ha davanti. E’ un attento osservatore, come tutti i veri amici sanno essere, ovvero sa vedere molto di più di se stesso. E’ a conoscenza di aspetti della vita di Andrea che lui non ricorda più. E’ un uomo preoccupato e dispiaciuto per il trauma dell’amico, ma che un pochino dal lato medico si emoziona per il fatto di avere tra le mani un caso così straordinario”.

Tra le tante tematiche affrontate, c’è anche quella dell’amicizia, che è anche il sentimento che lega Enrico ed Andrea. Sei d’accordo?
“Assolutamente sì. Quello dell’amico è un ruolo molto bello perché l’amico di fatto è quello che porta sulle spalle il peso degli altri, come Simone di Cirene, condividendo la gioia e il dolore. L’amico è colui che porta la croce dell’altro per poi aiutare l’altro a sorreggerla a sua volta”.

Quale significato ha fare il medico?
“Oggi è la categoria che più di altre è sotto l’attenzione di tutti. In “Doc” sono uno psichiatra e credo che viva una dicotomia molto forte: dopo anni e anni di studio, non sempre riesce a curare la malattia. A differenza di altri medici, lo psichiatra deve fare i conti con la malattia mentale che non sempre riesce ad essere curata. Emerge così un senso di frustrazione e del cercare di non perdere la speranza. Essere medico non è semplice”.

Quello che stiamo affrontando non è un periodo tra i più belli purtroppo, tu come lo stai vivendo?
“In questo periodo mi trovo in Romania per girare una fiction, sono lontano da casa e vivo molta angoscia a stare lontano dalla mia famiglia in un momento non tra i più rosei, visto la pandemia in corso”.

Durante il lockdown però alla fine non ti sei lasciato sopraffare dalla paura e hai dato vita a “La mia jungla”, perché?
“Ero piuttosto depresso e stravolto in un profondo stato di angoscia: le date in teatro erano saltate – per la prima volta in vita mia ero riuscito a portare il mio spettacolo in teatri molto importanti – e non sapevamo come andare avanti. I set che mi vedevano impegnato sono stati interrotti e quindi le mie certezze erano crollate all’improvviso allo scoccare del lockdown. Ho poi deciso di raccontare le difficoltà che affliggevano me e la mia famiglia con la condivisione dei momenti della mia quarantena e dei problemi che gli adulti affrontano in questa nuova quotidianità: dallo smart working alla gestione dei figli sui social network. La Rai successivamente mi ha chiamato per invitarmi a continuare a fare queste pillole-video per RaiPlay”.

Quale valore dai al tuo mestiere?
“Non è una vocazione, ma coinvolge la testa e il cuore in maniera totale. E’ un mestiere rischioso perché mette in campo tutto te stesso senza fare sconti; ciò comporta oneri e onori. Ho puntato tutta la mia vita su quello”.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad intraprendere la carriera attoriale?
“Sin da piccolino mi piaceva recitare: c’era una signora del condomino dove abitavo che insegnava recitazione ai bambini nella saletta condominiale e da lì è iniziata la mia passione e non si è più fermata”.

Il tuo debutto sul grande schermo è stato con “La meglio gioventù”. Cosa ricordi di quell’esperienza?
“Inizialmente la Rai ha scelto di non mandarla in onda; ha partecipato al Festival di Cannes, l’ha vinto e la rete ammiraglia ha dovuto ricredersi. De “La meglio gioventù” ricordo la gioia di essere su un set per la prima volta. Quell’esperienza mi ha permesso di comprendere a di entrare a far parte di un grande giocattolo qual è il cinema, emozionandomi ed emozionando”.

L’amore per il teatro quando nasce? Cosa significa stare su un palcoscenico?
“Io nasco come attore teatrale. Per un periodo, per fare cinema e televisione, me ne ero allontanato ma mi mancava terribilmente. Stare su un palcoscenico vuol dire organizzare – noi attori e il pubblico – un grande scherzo a un ipotetico amico per far vivere quello che magari non si potrebbe mai vivere nella propria esistenza. E’ magia”.

La parola Emozione: cosa vuol dire per te?
“E’ la base. E’ qualcosa che si può raccontare e questo è l’aspetto più straordinario. Un attore d’altro canto cerca di raccontare quello che non stai vivendo, che non hai mai vissuto ma riesce comunque a entrarti sotto pelle fino all’anima”.

Hai portato molto spesso in scena tematiche religiose. La fede è importante nella tua vita?
“Certo che sì, come potrebbe non esserlo. E’ l’eredità dei miei genitori e delle tante persone care che mi hanno aiutato nella vita. E’ il racconto più bello della mia esistenza. E’ uno dei migliori motivi per portare la gente a teatro. E’ un rapporto complesso, costituito da soddisfazioni, burla e silenzi”.

Recentemente è scomparso il maestro Gigi Proietti, con il quale hai lavorato.
“La notizia della sua morte mi ha distrutto. Ho collaborato tanto con lui, mi accompagnato per buona parte della vita. Lo vedevi in scena e ti emozionava a tal punto che poi volevi farlo anche tu. Rendeva semplice ciò che era di fatto complesso. Era ed è talento puro, l’unico”.

I tuoi prossimi progetti?
“Sto girando una fiction per la BBC in Romania che andrà su Rai1. Spero di poter riprendere a fare teatro il prima possibile. Inoltre gireremo la seconda stagione di “Doc – Nelle tue mani”. Infine sto scrivendo una sceneggiatura e un libro”.

Articolo precedente“Io sono mio fratello”, il libro intenso e carico di emozioni di Giorgio Panariello
Articolo successivo“La vita davanti a sé”, con una straordinaria Sophia Loren
Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.