E’ tornata l’emozionante fiction campione d’ascolti tv che segue le vicende di Andrea Fanti, il primario di Medicina Interna che non ricorda nulla dei suoi ultimi 12 anni di vita, interpretato da un bravissimo Luca Argentero. Le riprese della serie tv erano state interrotte proprio durante il periodo della messa in onda, in piena pandemia, e sono ricominciate non appena i protocolli di sicurezza l’hanno permesso. Ora finalmente dal 15 ottobre possiamo vedere le ultime puntate di una fiction così amata tanto da toccare le corde emotive di tutti noi. A firmare la sceneggiatura è ancora una volta Francesco Arlanch che, come pochi, riesce a raccontare al grande pubblico storie ricche di emozioni.
Francesco, siamo giunti ai nuovi episodi, come ci sente a continuare una storia che aveva già avuto così tanto successo?
“Mi sento felice, dopo aver provato una grande ansia. I nuovi episodi che stanno andando in onda erano già stati girati quasi completamente alcuni mesi fa. Purtroppo, il 9 marzo scorso, quando mancavano solo una decina di giorni alla conclusione delle riprese, il set è stato chiuso a causa dell’emergenza covid. A quel punto la Rai ha deciso di mandare in onda la prima metà della serie, i cui episodi erano completi, fra la fine di marzo e la fine di aprile. In quei giorni non sapevamo se saremmo mai riusciti a terminare le riprese della serie. Per fortuna poi, già a luglio, passata l’emergenza, e grazie alle straordinarie misure adottate dalla Lux Vide, il set è stato riaperto e anche gli episodi della seconda metà della serie sono stati completati. E così ora possono andare in onda”.
Per quali motivi, secondo te, ha regalato così tante emozioni?
“Penso che il motivo principale sia che la serie trasmette in modo chiaro un’emozione precisa: la speranza in un momento di prova. E lo fa sia attraverso la storia del protagonista, sia attraverso quelle dei pazienti. Attraverso le loro vicende il pubblico sente che la malattia non è una condanna senza appello. Che, nonostante il dolore, può essere un’occasione per guardare in modo diverso la propria vita. Che, anche se non tutte le malattie sono guaribili, tutti pazienti sono curabili”.
Quale significato ha la parola emozione per Andrea Fanti?
“L’emozione, per Andrea, è un canale di comunicazione con i pazienti. Le sue emozioni dialogano con quelle del paziente, in uno scambio empatico. E questo dialogo emotivo diventa un prezioso strumento diagnostico. Perché conoscendo meglio il paziente nella sua irriducibile singolarità, Andrea riesce a diagnosticare malattie che sfuggono dagli schemi generali”.
Come lo ritroviamo in questa seconda metà della serie?
“Lo ritroviamo “smarrito” in un tempo non suo, ma sempre preso dall’appassionata ricerca di una nuova occasione come uomo, come marito e come medico”.
Racconti la rinascita di un medico, un uomo che ha perso la memoria e che, in un certo senso, deve fare i conti con il suo passato per disegnare anche il suo futuro. Sei d’accordo?
“Sì, questa è la linea principale della serie. Accanto a questa, con la mia coautrice Viola Rispoli, abbiamo costruito anche un gruppo di altri personaggi, medici e specializzandi del reparto: ognuno di loro, come scopriremo, ha una ferita segreta e, nel corso della serie, proprio come Andrea, dovranno farci i conti”.
Essere un medico per Doc cosa significa?
“Soffrire con il paziente. Per scoprire insieme a lui cosa è possibile fare”.
Oggi portare il camice verde quale valore ha?
“La scelta di studiare Medicina è sempre stata una vera vocazione. Purtroppo negli ultimi anni la professione è stata piuttosto mortificata in termini economici e sociali. I medici sono addirittura diventati spesso bersaglio di aggressioni, da parte dei parenti dei pazienti. E la scarsità di posti in Università per la formazione dei medici sta progressivamente comportando una drammatica carenza di personale. La pandemia ha fatto riscoprire a tutti quanto siano preziosi i dottori e tutto il personale sanitario. Speriamo che la lezione sia servita per quando si decideranno i futuri investimenti su scuola, formazione e ricerca”.
Veniamo da un periodo tra i più difficili della storia dell’umanità e ancora non è finita, ma finirà mai per te? Sei ottimista?
“Ho scritto una storia su un medico, ma non sono un medico, quindi non posso fare previsioni. Quello che so è che questa pandemia finirà, come sono finite tutte le pandemie della storia”.
I tuoi prossimi progetti?
“Una serie crime, intitolata “Blanca”, basata sui romanzi di Patrizia Rinaldi. La protagonista è una giovane consulente della Polizia non vedente. Le riprese cominceranno fra poche settimane, a Genova”.