Sulla scia di “Colpa delle stelle“, “A un metro da te” e il più recente “Endless“, dal 21 ottobre al cinema c’è un altro teen drama che fonde l’amore con un triste presagio che aleggia su uno dei due protagonisti. “Sul più bello” racconta la vicenda di Marta (Ludovica Francesconi, al debutto sul grande schermo), affetta fin dalla nascita da una rara malattia genetica. Marta però non si fa abbattere dalle sue precarie condizioni di salute, è allegra ed estroversa e vive la sua vita fino in fondo, cercando di assaporare ogni istante che le viene concesso. Nonostante le piccole soddisfazioni che quotidianamente si regala, Marta ha un grande desiderio insoddisfatto: trovare l’amore prima che la sua malattia degeneri irrimediabilmente. I suoi amici e confidenti Jacopo  e Federica la spronano a evitare i ragazzi troppo piacenti e sicuri di sé, per cercare di risparmiarle cocenti delusioni amorose, ma Marta fa di testa sua. Nel corso di una festa si fa avanti con Arturo, un suo bellissimo coetaneo. Marta si troverà quindi a combattere contro due nemici: la rivale per il cuore di Arturo, Beatrice, e una malattia che potrebbe presentare il suo salatissimo conto, proprio sul più bello. Il 23 ottobre al multiplex Befane di Rimini ci sarà l’intero cast del film, noi abbiamo sentito la protagonista Ludovica Francesconi.

Ludovica, questo è il tuo debutto sul grande schermo: come ti senti?
“Ci stavo pensando proprio in questi giorni. Per me sono emozioni completamente nuove. E’ sempre stato il mio sogno recitare e mai avrei pensato di viverlo per davvero, soprattutto in un periodo delicato come quello che stiamo affrontando. Adrenalina, ansia e tanta magia”.

Per quali motivi hai detto sì a “Sul più bello”?
“Per diverso tempo ho tentato di vincere i provini ma sono sempre arrivata seconda; per questo motivo avevo deciso di mollare e di lasciare perdere la recitazione. Questa volta, così, ho lasciato alle spalle ansia e ho deciso di spogliarmi di tutti quei limiti che mi ero cucita addosso: è andata benissimo”.

Interpreti Marta, che tipo di ragazza è?
“E’ determinata, travolgente e con molta grinta; vede la sua malattia come un di più e non come qualcosa che la definisce. Si è sempre considerata un brutto anatroccolo senza mai adeguarsi agli standard imposti dalla società. Aveva qualche pregiudizio sul bello. E’ fortemente umana”.

Marta deve confrontarsi con la precarietà della vita, la sua: in che modo riesce a reagire?
“Preferisce vivere, piuttosto che limitarsi a sopravvivere, preferendo avere ricordi brevi piuttosto che non averne. Sacrifica se stessa pur di avere un’esistenza vissuta appieno. Vivrà esperienze più grandi e più forti degli altri. E’ fragile ma non abbassa mai la testa”.

Il film s’intitola “Sul più bello”, quasi ad indicare come di fatto un finale possa essere diverso da quello che ci si è prefissati. E’ così anche per Marta?
“Assolutamente sì. Vuole farsi dire Ti amo. Arturo è uno dei tanti: se con lui non fosse andata bene sarebbe passata al ragazzo successivo. Ama programmarsi la vita e anche se Arturo rientrava in questi programmi, è una nuova scoperta: oltre alla bellezza, il giovane ha qualità del tutto inaspettate. Il finale è imprevedibile”.

E per te?
“Lo è anche per me. Vengo da un piccolo paese in provincia di Frosinone e a 18 anni ho deciso di trasferirmi a Roma. Quando stavo per rinunciare al mio sogno, ecco che ora esco al cinema. Ho tanti obiettivi ma non penso alla strada per raggiungerli”.

Il destino può davvero cambiare la destinazione?
“Certo che sì. Comunemente pensiamo di essere destinati a qualcosa o a qualcuno ma non è così perché siamo noi gli artefici del nostro destino”.

Questo è un film che parla di emozioni, del non arrendersi e dell’andare oltre, oltre a quello che comunemente le persone vedono. Sei d’accordo?
“Certamente, normalmente veniamo etichettati dalla società ma è sbagliato. Possiamo sembrare indifese ma in realtà non è così. Marta cerca di capire le persone, guardandole dentro”.

Sei giovanissima, ma quale significato dai alla parola emozione?
“Vivere. Percepiamo il mondo attraverso le emozioni”.

Hai sempre voluto fare l’attrice?
“Sì, da quando avevo tre anni. L’idea di fare questo mestiere mi ronzava nella testa da sempre. Fortunatamente sono riuscita ad iniziare”.

Cosa significa esserlo?
“Da piccola in sala, mi emozionavo e sognavo grazie al cinema. Il mio obiettivo era quello di far provare quello che di fatto provavo io. “Sul più bello” porta spensieratezza e messaggi piuttosto importanti, ovvero quello di non arroccarsi ai pregiudizi e di reagire alle difficoltà”.