E’ tra i protagonisti de “L’Allieva 3” e una delle attrici più richieste del momento. Antonia Liskova nasce in Slovacchia nel 1977 e sin dall’adolescenza coltiva un animo ribelle e dinamico, pronto a sfidare qualsiasi tipo di barriera. Lascia la sua terra con una valigia carica di sogni e speranze per approdare in Italia. Dopo il debutto con Carlo Verdone la sua carriera decolla fino a diventare una vera e propria regina della fiction e del cinema. Del suo ultimo progetto, del suo percorso, dei suoi successi, delle emozioni di essere attrice acclamata e molto altro ne abbiamo parlato proprio con lei.
Antonia, partiamo proprio dalla tua ultima fatica: “L’allieva 3”. Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a dire sì a questo progetto per la tv?
“E’ una serie tv molto amata, è una fiction che mi è sempre piaciuta. Quando mi è stato proposto di parteciparvi ero molto contenta. Entrare a far parte di una squadra così affiatata come capo donna era estremamente stimolante”.
Nel piccolo schermo sei la professoressa Andrea Manes. Come ti sei preparata per questo ruolo?
“Ho lavorato su me stessa cercando di tirare fuori la parte di me più rigida, la mia autodisciplina, l’avere un autocontrollo”.
Come ce la descriveresti?
“Ha deciso di percorrere una strada piuttosto in salita, ama il suo lavoro profondamente. Ha organizzato la sua vita interamente sul suo lavoro. Si ritroverà a lavorare con Claudio Conforti che a sua volta dovrà tirare fuori le unghie per difendere la propria posizione. Stiamo infatti parlando di un medico preparatissimo e che è amatissimo. Si contenderanno il rispetto sul posto di lavoro e la stima di Alice Allevi”.
Potremmo dire che Andrea è l’emblema dell’intraprendenza e del successo femminile?
“Andrea è un esempio un po’ forte, in quanto ha rinunciato a una parte della sua vita per ottenere quello che ora ha. Personalmente non vorrei mai che le donne rinunciassero a quello che di fatto non hanno se non per una scelta personale. Andrea ha preso decisioni molto drastiche che io non farei mai. La famiglia è il faro della mia vita, non potrei vivere senza, poi viene il lavoro e tutto il resto”.
Oggi qual è secondo te il ruolo della donna?
“Ci sono luoghi comuni che non sono ancora stati smantellati del tutto. Si dovrebbe partire da quelli perché altrimenti non si avrà mai una parità all’interno della società. Continuando a dire che dietro a un grande uomo c’è una grande donna abbiamo perso, perché la donna non deve stare dietro ma davanti. Se non educheremo una società alla famiglia non saremo mai delle lavoratrici capaci e delle brave madri. Nelle scuole mancano l’educazione civica e sessuale”.
Hai una carriera a dir poco straordinaria, ma cosa significa essere attrice?
“E’ un mestiere come ce ne sono molti, non lo considero diverso dagli altri. Mi permette di non far mancare nulla alla mia famiglia e di essere serena. La quarantena durante il lockdown non è stata così rosea per tutti: c’è chi ha riacquistato il valore del tempo con i propri affetti perché poteva permetterselo, ma c’è anche chi ha fatto la fame e lo stare fermo in casa è stato un momento molto tragico. C’è chi ha avuto una riduzione delle ore lavorative e chi addirittura il lavoro l’ha perso. Il lavoro nobilita l’uomo e fa in modo di non far mancare nulla alla propria famiglia”.
Sei di origine slovacca, cosa rappresenta questa terra per te?
“Tutto quello che sono oggi. Era un paese che viveva una situazione un po’ complicata e sin da piccola ho dovuto fare i conti con la parola libertà. Quando ho avuto la possibilità di superare quel confine che fino a quel momento era invalicabile è stata la prima grande soddisfazione e il primo gesto di coraggio perché non sapevo cosa aspettarmi dall’Italia. Il senso di sacrificio lo conosco molto bene, venendo da una famiglia piuttosto umile. Vengo da un piccolo paesino di campagna, tutto una fattoria. E se da una parte ho eredito l’amore per i boschi e gli animali, dall’altra c’era qualcosa che mi disturbava. E’ grazie al mio Paese che oggi sono quello che sono, le mie radici non le ho mai dimenticate”.
Posso chiederti perché ti sei allontanata dalla Slovacchia? Cosa ti ha poi spinto a scegliere l’Italia?
“La mia terra era piena di ferite molto profonde. I miei genitori facevano gli operai, ho una sorella più piccola e non c’erano i soldi per far fronte alle necessità. Volevo andarmene per trovare una vita migliore. Sapevo che là fuori c’era qualcosa di più e volevo raggiungerlo. A 18 anni sono partita e sono arrivata in Italia, da quel momento ho cominciato ad aiutare la mia famiglia”.
Se pensi alla parola libertà cosa ti viene in mente?
“Forse siamo liberi davvero solo nella nostra testa, nel nostro essere in grado di sognare. E’ qualcosa di molto personale. Per me è stata quella di poter decidere della mia vita, di poter oltrepassare un confine, di poter richiedere un passaporto che fino a quel momento non avevo”.
Ti abbiamo vista nei ruoli più diversi, ma il tuo debutto cinematografico risale a “C’era un cinese in coma” e sei stata diretta da Carlo Verdone. Ma cosa ricordi di quell’esperienza?
“Ad essere sincera, ero terrorizzata perché mi sono ritrovata a lavorare con un grande regista e un grande attore. Una volta rotto il ghiaccio iniziale, Carlo è stato bravissimo a guidarmi e ci siamo divertiti moltissimo”.
E di “Incantesimo”, altra fiction di grande successo? Eri un medico, una figura che oggi soprattutto abbiamo bene presente.
“Sono sempre stata consapevole di essere fragile e vulnerabile. Questa pandemia ha fatto in modo che assumessimo la consapevolezza che eravamo così facilmente piegabili e non indistruttibili come credevamo. Lo sgomento è stato enorme. Oltre a tutte le vite umane che sono state spezzate, la tragedia è stata quella della solitudine delle persone, del non potere stare l’uno accanto all’altra e poterci abbracciare. Le famiglie che sono state colpite dal Covid – 19 sono state lasciate sole, gli affetti non potevano abbracciarsi. La vita è un dono prezioso”.
Ti abbiamo visto anche affiancare Emilio Solfrizzi in “Tutti Pazzi per amore”, com’è stato?
“E’ parte del mio cuore: girare una fiction così innovativa e coraggiosa non è da tutti. Dovevamo recitare, cantare, incidere canzoni e ballare. E’ stato molto faticoso, ma è stato bellissimo”.
#andràtuttobene, secondo te?
“Purtroppo non per tutti andrà bene. Proiettarsi nel futuro è impossibile, non sappiamo quello che accadrà. Io spero che possa andare tutto bene oggi, acquistando consapevolezza di ciò che è andato o non andato a buon fine. Sono sempre grata di un giorno che è passato”.
Nuovi progetti?
“Sto per iniziare a girare un film per Amazon intitolato “Addio al nubilato” ed è una storia tutta la femminile”.