Carlo (Claudio Amendola) e Malik (Miguel Gobbo Diaz) di “Nero a metà” stanno per tornare in TV: a partire dal 10 settembre, Rai 1 trasmetterà i nuovi episodi della seconda stagione. Con loro tornerà anche Cristina, l’edicolante interpretata da Alessia Barela, volto assai noto del piccolo e del grande schermo. L’abbiamo infatti vista in numerose fiction e in diversi film prima dello scoccare del lockdown per emergenza Covid -19 e ora la ritroviamo, in tutta la sua bravura e in tutta la sua bellezza, pronta ancora una volta a incantare il pubblico della Rai.
Alessia, ti stiamo per rivedere in “Nero a metà 2”. Per quali motivi hai deciso di dire sì alla seconda stagione?
“Perché il mio personaggio mi piaceva molto già nella prima stagione per come è stato scritto. Solitamente ci vengono raccontati uomini che hanno le amanti, ma questa volta è il contrario. La modernità di questa donna mi aveva subito affascinato. Inoltre la regia e il cast sono formidabili”.
Per chi si fosse dimenticato, come avevamo lasciato Cristina, il tuo personaggio?
“Cristina è sposata da tanti anni ma ha una relazione clandestina con Carlo. La prima stagione si chiude con la proposta di matrimonio che le viene fatta dal personaggio di Amendola, anche se Cristina aveva già deciso di cambiar vita”.
E ora come ritroviamo la ritroviamo?
“Sarà una donna piuttosto sofferente; emergerà il suo carattere e tirerà fuori il coraggio per affrontare una vita sentimentale non certamente tranquilla. Alcuni comportamenti di Carlo saranno a dir poco sorprendenti. Cristina vorrà la protezione che ha sempre avuto ma arriverà a scontrarsi con lui per alcuni lati del carattere che prima non conosceva”.
Non è la prima volta che sei tra i protagonisti di un poliziesco nel piccolo schermo, ti piace il genere?
“Assolutamente sì, soprattutto quando è mischiato anche con altro. Non sono una grandissima divoratrice di serie tv, ma amo quelle che creano un mix con atri stili e generi. Adoro la parte action in cui entro davvero nel personaggio fisico”.
Ti abbiamo visto recentemente anche ne “La porta rossa” di Rai2, un fiction che è un mix tra realtà, il sogno e il soprannaturale, ma tu credi all’ultraterreno? Che idea ti sei fatta?
“Sì, credo che in qualche modo le persone con le quali abbiamo avuto un fortissimo legame in questa vita terrena mantengano una “connessione” anche quando non ci sono più fisicamente. Sono convinta che la comunicazione ci sia. Cinque anni fa ho perso una persona che amavo moltissimo e sono dell’idea che lei mi stia vicino sempre e che ci sia un legame magico tra noi”.
Ti abbiamo visto interpretare molto spesso donne dalla forte personalità, ma in base a cosa dici sì ad un copione?
“E’ già tanto che ci sia un bel ruolo femminile che non viva di luce riflessa di un personaggio maschile perché ancora non sono tantissimi, purtroppo. Mi piace molto quando mi propongono un ruolo che non sia di appoggio ad un altro; mi interessa che un personaggio porti molto alla storia”.
Hai sempre voluto essere un’attrice?
“In realtà no; volevo fare la ballerina di danza classica. La voglia di stare su un palco e di avere un pubblico ha certamente influito per intraprendere poi la strada della recitazione. Intorno ai 20 anni è iniziato tutto, un po’ tardi rispetto a molti altri perché volevo essere sicura di essere capace”.
Cosa significa esserlo oggigiorno?
“Innanzitutto ci devono essere le competenze per iniziare e poi continuare a svolgere questo mestiere. Per essere una brava attrice non basta studiare ma si deve anche imparare sul campo, motivo per cui la fortuna più grande è quella di lavorare con registi che possano guidarti al meglio. Ci vuole molta determinazione ma si deve essere pronti anche ad avere porte chiuse in faccia”.
E’ sotto gli occhi di tutti la tua bellezza, ma quest’ultima per te è stata un vantaggio o uno svantaggio nel tuo mestiere?
“Grazie mille, ma non credo di essere mai stata scelta per l’aspetto, credo di non essere mai stata considerata bella ma piuttosto quella empatica che, nel complesso, metteva un po’ tutti d’accordo“.
Veniamo da un periodo tra i più difficili che abbiamo vissuto. Il tuo settore, quello dello spettacolo appunto, è stato tra i più colpiti; secondo te è stato fatto tutto il possibile?
”Assolutamente no; abbiamo dovuto urlare per farci sentire perché durante il lockdown si parlava di tutte le categorie lavorative tranne che della nostra. Abbiamo creato Unita, un’associazione di attori promossa da Vittoria Puccini per tentare di esistere e non essere più invisibili. Sicuramente il periodo che abbiamo vissuto avrà forti ripercussioni, siamo cambiati ma siamo stati fondamentali: senza la musica, il cinema e le fiction come avremmo fatto a resistere tanto tempo chiusi in casa?“.
#Andràtuttobene?
“Spero di si, anche se sono un po’ preoccupata per tutti coloro che ancora non credono all’importanza dell’uso delle mascherine e al distanziamento sociale; sono ancora troppi coloro che ritengono che il Covid-19 sia poco pericoloso o che addirittura non esista“.
I tuoi prossimi progetti?
“Sto scrivendo una serie per la tv di una decina di puntate di 40 minuti circa l’una e spero che possa diventare una realtà concreta”.