«A voler essere sincero, mi manca l’emozione che solo un concerto sa regalarti», inizia così la conversazione con Bugo – nome d’arte di Cristian Bugatti -, artista che sicuramente non ha bisogno di presentazioni dato che è sulla scena italiana da oltre vent’anni. Dopo una partecipazione al festival di Sanremo – entrata suo malgrado nella storia del Festival –, l’emergenza Covid-19 ha congelato il mondo, in primis il settore dello spettacolo. Ora Bugo lo ritroviamo live quest’estate, parte integrante di quella musica dal vivo che unisce nonostante il distanziamento sociale, quella che fa cantare e tenere il tempo con chi dal palco aziona la macchina del tempo sintonizzata su classici come “Io Mi Rompo i coglioni“, “Me la Godo“, “C’è Crisi“, “Casalingo” e il più recente “Mi manca” cantata con Ermal Meta che ha come protagonista del video musicale Ambra Angiolini. L’attrice compare nel video musicale in bianco e nero mentre si trova seduta in una stanza e inserisce sè stessa ed una serie di emozioni in questo contenitore di memoria e i suoi occhi, il suo viso, i suoi sorrisi – a tratti amari -, esprimono gioia, malinconia e anche sgomento nel realizzare che certi momenti rimarranno lì, senza poterli ricreare nel presente. Con Bugo abbiamo parlato proprio della sua ultima fatica e non solo, della sua musica e di quegli album che vengono ascoltati dalla prima all’ultima canzone, tra “battere e levare” e momenti d’intimità, da condividere.
Bugo, com’è tornare sul palco? Quanto ti è mancato in questo periodo a causa del dovuto isolamento per la pandemia?
“Mi è mancato molto. Il mio è un mestiere che prevede aggregazioni piuttosto grandi anche, ma mi è sembrato il minimo non fare concerti. E’ un periodo in cui ognuno deve fare la sua parte e quest’estate sarà per molti di noi un lasso di tempo di transizione: se prima ai live gli spettatori potevano ammassarsi sotto al palco e divertirsi, ora sono costretti a stare seduti al proprio posto. Per cercare di far ripartire l’economia di spettacolo, è fondamentale fare anche questo”.
Per te la musica che significato ha?
“Posso dire di non essere figlio d’arte perché la mia famiglia non proviene da questo ambito. L’arte delle note per me è arrivata tardi ed è l’espressione che mi permette di vivere la mia esistenza come meglio credo. Non credo in un mondo senza regole, ma sono dell’idea che la musica mi dia la possibilità di adottare delle mie regole vivendo dignitosamente. E’ passione e lavoro”.
E’ uscito il 1 maggio il singolo “Mi manca”. Si tratta di una canzone sincera che parla di un’età perduta, un passato concreto, ricostruito in visioni tangibili, non vagheggiato secondo la retorica della nostalgia. Cosa vuol dire la parola mancanza per te?
“Odio la retorica, perché è fumo negli occhi. Il testo fa riferimento a quel particolare periodo della vita che va dalle elementari alle medie, un periodo in cui sei ancora piccolo ma devi cominciare ad affacciarti al mondo dei grandi. Si parla di una nostalgia che di fatto non ci abbandona mai del tutto perché ritengo che il ricordo di determinanti momenti sia fondamentale per noi stessi, esattamente come la forza dei sogni che non va mai persa. “Mi manca” è la riscoperta di quello che eravamo e che, in alcuni casi, non va mai persa”.
Questo singolo l’ha presentato in maniera piuttosto diversa, come molti tuoi colleghi, il 1 maggio. Che effetto ti ha fatto presentarlo così?
“E’ stato un vero piacere essere parte integrante della squadra del 1 maggio per la seconda volta. Mi sono esibito come fosse quasi in diretta sul palco di piazza San Giovanni. Ho preso il mio esibirmi molto seriamente, nonostante non fossi sul palco del concertone”.
Perché hai scelto di duettare con Ermal Meta?
“Lo conoscevo già a dire il vero ma, nella lavorazione del disco, in questa canzone mancava qualcosa che potesse rafforzare il messaggio della nostalgia e lui sarebbe stato perfetto. L’ho contattato, gli è piaciuta la canzone e ha accettato”.
I motivi per cui hai scelto di rendere protagonista del video Ambra Angiolini?
“Perché lei era perfetta in questo ruolo. Serviva una figura femminile che sapesse raccontare le sfumature dell’animo della canzone che avremmo cantato. L’ho conosciuta in occasione del 1 maggio, le ho fatto la proposta e lei ha accettato. Il suo non era un compito facile: raccontare la vita con espressioni ed emozioni con il volto era difficile, ma Ambra ci è riuscita benissimo”.
Ti abbiamo visto nella scorsa edizione del festival della canzone italiana con “Sincero”. In questa canzone si descrive il tipo di comportamento che un individuo modello dovrebbe adottare in società: comportarsi bene e dedicarsi anche a vizi ma sempre in maniera “accettabile”. Secondo te dovrebbe essere così un individuo modello?
“Posso dire che la razza umana ha ancora tanti problemi da risolvere prima di pensare a diventare un esempio universale. Basti pensare che giudichiamo ancora una persona per il colore. Ci crediamo tanto evoluti perché andiamo nello spazio ma non riusciamo ancora a osservare la realtà che ci circonda. Il modello ideale non credo esista ma mi auguro che l’essere umano cerchi sempre di migliorarsi”.
E un artista modello?
“Ritengo che ogni artista sia a sé, ognuno è diverso e unico rispetto agli altri. Non esiste un artista modello”.
Sono passati ben 20 anni da quando hai fatto l’ingresso sulla scena musicale, ma cosa ti è rimasto di quel giovane che rincorreva il suo sogno di fare musica? Oggi com’è Bugo?
“In parte sono rimasto quello che ero ma con un po’ di maturità in più. A volte mi capita di ascoltare il giovane che era in me, a volta l’adulto di ora e a volte ascolto entrambi. Posso essere dolce in alcuni momenti mentre in altri posso esser graffiante”.
Come immagini il post- emergenza per il settore dello spettacolo, la musica in particolare? #andràtuttobene?
“Non amo particolarmente quell’hashtag perché è troppo generico. E’ troppo facile relegare ad altri quello che potrebbe fare ognuno di noi; sono dell’idea che tutti si debbano impegnare per migliorare altrimenti sarà molto difficile uscirne”.