Un punto di rottura, l’evasione dal passato, la sperimentazione di un nuovo genere musicale: questo è Closer il nuovo singolo di STEMIN – nome d’arte di Stefano Minder -, musicista ed artista internazionale, uscito su tutte le piattaforme musicali il 18 giugno scorso. Ora è la volta di “Better than wine” che anticipa l’uscita del nuovo album #TellYourHeart previsto per il 28 agosto prossimo. Con Stemin abbiamo parlato di queste due canzoni, del suo rapporto con la musica e quindi conseguentemente di emozioni.

Stemin, partiamo dal tuo ultimo singolo “Better than wine”, com’è nato?

“E’ un brano che ho scritto dopo aver affrontato un periodo di profondo cambiamento personale. Un brano che parla della ricerca di qualcosa che vorremmo ma che non abbiamo. La decisione di cambiare la mia vita radicalmente è stato un passo più che necessario: un cambiamento favorito anche dal mio spostamento in Olanda, un paese dove molte cose sono tollerate, affrontate diversamente e principalmente rispettate. Il singolo esce oggi su tutte le piattaforme, il video verrà pubblicato dopo il 20 luglio, inutile dire in ritardissimo causa lockdown”.

Ci spieghi il titolo?

“Tradotto letteralmente è “meglio del vino”, fa riferimento a due dei piaceri più grandi della vita, almeno per me: il vino e l’amore. Il testo del brano parla della ricerca di una persona, di un modello di vita. Quella persona di cui parla il testo sono io, è quello che io vorrei essere ma non posso, perché limito continuamente me stesso. Il limite è raffigurato dal vino: rappresenta un piacere momentaneo che non è duraturo, mentre l’amore rappresenta la soluzione al problema. L’amore è ciò che ci aiuta a superare i nostri limiti. Sia l’amore che il vino hanno parecchi elementi in comune: entrambi possono provocare piacere, dolore, gioia, disperazione; possono evocare emozioni contrastanti; entrambi possono avere un retrogusto, e in fondo in fondo, sono entrambi presenti nella nostra vita”.

Nelle settimane scorse, è uscito anche “Closer”: perché chiamarlo così?

“E’ il primo singolo estratto dal mio secondo album #tellyourheart in uscita il 28 agosto. Come preannuncia il titolo, è un invito ad avvicinarsi, accostarsi a una persona. È un invito a lasciarsi alle spalle i pregiudizi, abbracciare il momento, abbattere i muri di divisione, rinunciare al nostro orgoglio per poter abbracciare consapevolmente il momento in cui ci troviamo. Il video di “Closer” racconta la storia di un individuo che non ha scelto verso chi gravita la propria attrazione: un individuo che non vuole essere categorizzato da pregiudizi mentali”.

“Closer” per te rappresenta una sorta di rinascita, una nuova vita, professionale e artistica, perché?

“Si, esattamente. Diciamo che sono cresciuto in un ambiente molto conservatore e tradizionale, in cui determinati valori, spesso positivi, mi sono stati imposti in modo categorico, senza margine di scelta o replica. Nel mio processo personale degli ultimi due anni sono arrivato a un punto di rottura con il mio passato: adesso posso riscrivere il mio presente, la mia storia, questa volta in modo più consapevole e più sicuro di me. Adesso sono consapevole che non posso più sprecare la mia vita vivendola per cose che non mi appartengono e non mi rispecchiano. Voglio poter essere libero di dire la mia opinione e fare ciò di cui sono convinto, sempre nel rispetto del prossimo”.

“Closer” è anche un videoclip dove sono i sentimenti a parlare: in che modo?

“Esatto, il video racconta di uno scenario in cui vengono confrontati sentimenti contrastanti. I sentimenti che si provano verso una persona, o l’attrazione che si prova verso una persona piuttosto che per un’altra sono adattabili e non sono soggetti a preconcetti propri o altrui. Nel video non è esplicitamente mostrato verso chi gravita la propria attrazione, piuttosto, viene lasciato spazio alla libera immaginazione. Il video è stato girato in Olanda, prima che la pandemia mondiale prendesse il sopravvento”.

Stemin è il tuo nome d’arte, per quali motivi hai scelto proprio questo?

Per questo progetto avevo in mente di utilizzare un nome che potesse rappresentare il mio nuovo stile musicale e riflettere la mia crescita personale fatta negli ultimi anni. Da sempre, i miei amici più stretti hanno preferito chiamarmi STEMIN, versione abbreviata del mio nome, Stefano Minder. Ho sempre utilizzato il mio nome intero per progetti inerenti alla musica jazz, per cui ho ritenuto che il nome d’arte STEMIN rispecchiasse di più la musica che produco e lo stile visivo adottato. STEMIN non solo è un’abbreviazione del mio nome, ma rispecchia anche un nuovo inizio”.

Tu e la musica, quando è scoccata la scintilla?

“La musica è sempre stata presente. Fin da piccolo, grazie ai miei genitori, ascoltatori accaniti di musica classica, sono stato introdotto a questo mondo fantastico. Da piccolo ho studiato pianoforte e sassofono, successivamente mi sono concentrato sul canto e sul song writing. Ho continuato i miei studi accademici presso il Saint Louis College of Music a Roma sotto la guida di grandi maestri della musica classica, jazz e pop. Questo percorso ha posto le fondamenta per la mia formazione e crescita artistica. Da sempre ho trovato una connessione profonda con la musica perché possiede una sensibilità unica, profonda. Questo è forse il mio punto d’incontro che ha fatto scoccare la scintilla: destare la mia attenzione toccando le corde più profonde della mia fragilità”.

Influenzato dal jazz, dal soul e dalla musica classica, debutti nel 2017 con il tuo primo disco intitolato “Love Through My Eyes”: come definiresti la tua musica?

“È una domanda che mi faccio spesso anche io, a cui non so dare una risposta precisa. In questo momento definirei la mia musica come un cross over di musica soul, rnb, pop e musica elettronica, ma non nascondo il fatto che in futuro vorrei integrare altri generi e intraprendere altre strade nel campo musicale. In generale ho sempre avuto la tendenza a mescolare cose diverse nella mia vita. Nel 2017 ho pubblicato un disco ‘Love Through My Eyes’ prettamente di musica jazz, frutto anche del mio percorso accademico all’interno di un conservatorio. In questo disco, pubblicato con il nome Stefano Minder, ho voluto presentare la mia visione personale dell’amore e di come questo spesso possa essere offuscato dai filtri che adottiamo”.

Cosa speri di comunicare attraverso essa?

“Valori come l’accettazione e la libertà di opinione su temi come l’identità, le aspettative nella vita e la diversità di pensiero su tematiche che riguardano la nostra società. Spero che il mio percorso personale possa aiutare altri a capire che la vita è tanto meravigliosa appunto perché è costituita da numerose sfaccettature”.

Nato in Svizzera da padre svizzero e madre tedesca ma cresciuto in Italia: tu come ti senti? A quali Paesi ti senti più vicino?

“Grazie per la domanda! In fondo in fondo mi sento italiano, come potrei non esserlo? In Svizzera sono soltanto nato, ma è in Italia che mi sono formato umanamente e artisticamente. L’Italia mi ha dato tantissimo sia dal punto di vista della crescita personale che dal punto di vista della formazione culturale. Alcune volte faccio il paragone con la Svizzera, e, nonostante in Italia sembra regnare il caos per alcune cose (non me ne volete) preferisco un paese dove ancora venga dato spazio agli imprevisti”.

I tuoi prossimi progetti?

“Al momento sto lavorando a diverse cose tra cui un remix del brano “Closer”; un tour europeo per la promozione dell’album e la partecipazione a diversi festival qui in Olanda e in Germania, nella speranza che la musica dal vivo possa tornare più forte di prima. Il riscontro che sto avendo, in particolare in Inghilterra, Germania e Stati Uniti è molto positivo. Questo mi rende più che felice e conferma che, nonostante ci troviamo nel 2020, la musica è ancora una forma d’arte importante e onnipresente. Investire e supportare artisti indipendenti, come anche tutti coloro che lavorano in questo business è qualcosa che dobbiamo fare ora e in futuro”.

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Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.