«Io magra non lo sono mai stata». Inizia così , il libro di Stella Pecollo, attrice di cinema, teatro e serie TV. Il suo è un racconto molto personale che coincide con la storia di una lotta: la battaglia al pregiudizio, al body shaming e alla «grassofobia» che Stella ha cominciato a sostenere fin da bambina. Ora Stella è cambiata, dopo gli insulti, le delusioni e le discriminazioni; ora ha raggiunto traguardi e fatto conquiste. Il suo è un libro ironico, graffiante e divertente nel quale Stella, attrice affermata e ballerina di burlesque, decide per la prima volta di riavvolgere il nastro della sua vita e di raccontare il lungo processo che l’ha portata ad accettarsi così come è.
Stella, com’è nata l’idea di fare questo libro?
“Mi è stato proposto dalla Mondadori, in seguito alla lettura dell’articolo di Vanity Fair. Potevo essere d’ispirazione ad altre donne e la cosa non mi dispiaceva affatto. Stavo già scrivendo ma era al fine di uno spettacolo teatrale, non avevo pensato ad un libro. Posso dirti che magari in futuro mi piacerebbe portare la mia storia su un palcoscenico”
L’incipit del tuo libro è «Io magra non lo sono mai stata», che valore ha questa frase per te?
“E’ una frase di effetto, oggi soprattutto. E’ una frase che racconta di me a livello estetico, è il mio convivere con il sovrappeso. E’ una frase che aiuta gli altri a comprendere. Ora per me il peso è solo una caratteristica”.
Nel tuo libro emergono sia toni leggeri ma anche drammatici perché di fatto hai combattuto, ma contro chi e contro che cosa?
“Ho lottato contro il mio corpo, i miei chili di troppo, contro cosa non mi piaceva, contro una società che si basa su stereotipi precisi, contro l’ignoranza di chi critica senza sapere e contro i troppi pregiudizi. Ora però ho fatto pace con me stessa”.
A un certo punto qualcosa dentro di te cambia e ti accetti: mi racconti quel momento?
“A dire il vero non c’è stato un momento preciso, ma un percorso graduale. Magari ci fosse stata la bacchetta magica. Già da adolescente ho capito di essere diversa dagli altri; sono sempre stata creativa, amante dei viaggi, dei concerti e del teatro. Ho sempre avuto le idee chiare su quelle che erano le mie passioni. Mi ha dato un forte aiuto internet, quando cioè ha iniziato ad essere un fedele compagno della quotidianità di tutti noi perché ha ampliato il mio mondo”.
Nel libro parli anche di uomini. Ritieni che una donna sovrappeso sia attraente oppure che questa sua “condizione” fisica possa compromettere in un certo modo la possibile nascita di una relazione?
“I chili di troppo sono una caratteristica esattamente come il colore degli occhi e dei capelli. Ci sono uomini a cui piacciono le morbide e altri a cui piacciono le magre, io onestamente preferisco chi ha una sua personalità e non si uniforma agli stereotipi bensì usa la propria testa”.
Oggi qual è il tuo rapporto con la bellezza?
“Include una persona dentro e fuori. La bellezza è uno sguardo, è la sincerità, la nobiltà d’animo, la bontà, è il dentro che emerge, anche sul fattore estetico. Se ognuno di noi usasse questo metro di giudizio, ci sarebbe più equilibrio”.
E con lo specchio? Cosa vedi quando ti guardi?
“Non perdo mai troppo tempo davanti allo specchio e, come tutti, ho le mie giornate no. Mi ritengo una donna con la D maiuscola, forte, sensibile, di grande cuore. Vedo lo sguardo e il mondo che c’è dentro di me. Credo di essere sensuale, con una forte energia e un sorriso contagioso. Ho imparato ad essere buona con me stessa”.
E’ un periodo tra i più difficili della nostra storia, tu come hai vissuto la quarantena?
“Sono stata fortunata perché, quando tutto è cominciato, ero nella fase finale del mio libro e quindi ero molto occupata. Dopo cinque mesi in giro con “La fabbrica di cioccolato”, mi sono un po’ fermata, concentrandomi sul mio libro e la sua promozione. Essendo molto creativa, ho fatto dirette su Instagram, sit-com e molto altro. Mi è mancato il contatto umano diretto, però, ma sono stata molto responsabile quando si è trattato di non poter uscire di casa”.
Cosa avresti provato nel leggere un libro come questo da bambina?
“Mi sarei sentita incoraggiata e sarebbe stato un forte aiuto per me. Il mio è un racconto sincero e credo che la mia giovane me avrebbe percepito questa sincerità”.