Era il 14 di marzo quando oltre settanta feretri contenuti in una decina di carri militari venivano trasportati dal cimitero di Bergamo ai forni crematori delle città più vicine. A 50 metri da quella terribile scena, diventata poi simbolo dell’emergenza coronavirus, abita Roby Facchinetti, un nome e una firma che ha fatto e sta continuando a fare la storia della musica. Lui, con Stefano D’Orazio – membri dell’oramai storica band dei Pooh – ha scritto “Rinascerò rinascerai“, un grido struggente in musica per tutto il dolore causato dal Covid -19 che ha messo in ginocchio Bergamo e il mondo intero, oltre a uno slancio di speranza per il futuro, un futuro che probabilmente sarà tutto da riscrivere. Abbiamo parlato proprio con Roby Facchinetti della loro ultima fatica, oltre che dei tanti anni passati con i Pooh e di come la musica sia e sarà sempre un’ancora di salvezza.
Roby, partiamo proprio dalla tua ultima fatica “Rinascerò rinascerai”. Come hai dichiarato più volte è un omaggio alla sua Bergamo, ora la tua città come sta?
“Questo virus colpisce tutti, non fa differenze. Bergamo sta cercando molto lentamente di rialzarsi ma non è ancora finita l’emergenza. Dopo diverse settimane, siamo ancora chiusi in casa. Ogni giorno c’è un aspetto sempre nuovo di questo maledetto nemico invisibile che ha causato e continua a causare dolore e morte. Siamo consapevoli che il Covid -19 non colpisce solo persone avanti con gli anni, ma anche bambini e giovani. Non c’è famiglia che non sia stata colpita dal coronavirus direttamente o indirettamente”.
E tu come stai?
“La sensazione è strana, insolita e le incognite verso il futuro sono tante: cosa succederà? Ho perso tre parenti, anche il mio medico di base è stato colpito dal Covid-19 e il pediatra dei miei nipotini ci ha purtroppo lasciato”.
Qual è l’immagine più dolorosa della tua città che ti rimarrà per sempre impressa nel cuore?
“Ricorderò per sempre i camion con i feretri delle persone che uscivano dalla città. Io abito poco distante. E’ stata un’immagine fortissima che ha fatto male, provocato tristezza e paura. La commozione per quanto stava accadendo e il senso di paura annesso a tutto questo è stato atroce. Per gestire questa forte emotività sono andato nel mio studio, mi sono messo al pianoforte ed è nata “Rinascerò rinascerai”, in modo del tutto spontaneo con la collaborazione di Stefano D’Orazio. La canzone sta avendo il record di visualizzazioni in rete e la stanno traducendo in molte lingue. Sono stato contattato dagli infermieri di Padova perché anche loro la vorrebbero cantare. Sono stato informato di diversi pazienti positivi al Covid che la cantano e questo mi fa davvero felice”.
Canti: “La tempesta che ci travolge ci piega ma non ci spezzerà”, perché non ci frantumerà?
“Perché abbiamo la speranza, quella nessuno può togliercela. Ora siamo in ginocchio, siamo stati messi a dura prova, ma riusciremo a tornare a vedere la luce”.
“Questi giorni cambieranno i nostri giorni”, come saremo dopo?
“Sono certo che ne usciremo migliori. Il tempo che stiamo avendo a disposizione ci ha permesso di fermarci, di riflettere e di soffermarci su noi stessi e sugli altri. Stiamo assumendo la consapevolezza di cosa sia davvero importante nella nostra vita: oggi la libertà e un abbraccio hanno un significato molto più potente rispetto a prima”.
Arriva poi la musica, può salvarci?
“Certamente. Sentendola, ascoltandola e vivendola, possiamo migliorare la qualità della nostra vita”.
Hai un lunghissimo percorso artistico che ti permette di essere parte della storia della nostra musica. Come ti senti?
“Molto bene. Ho raggiunto il mio equilibrio anche se non in maniera definitiva perché questo lo si raggiunge solo vivendo. Ho ancora tanti sogni e progetti da realizzare”.
Hai iniziato a comporre i primi brani ancora molto giovane, facendo poi parte di numerosi complessi musicali nella seconda metà degli anni cinquanta e nella prima dei sessanta. Cosa rappresenta la musica?
“L’ho conosciuta da bambino a 4 anni: mia madre amava le opere e mio nonno era un musicista. La musica è sempre stata parte integrante della mia vita. Mi ha sempre dato forti emozioni, mi ha ascoltato, mi ha fatto passare notti insonni, mi ha guarito, confortato e mai tradito”.
“La musica può rendere gli uominiliberi”, affermava Bob Marley. E’ così? La musica è la nostra libertà?
“Certamente. E’ emozione e istintività; è il linguaggio artistico che conosce le corde dell’anima. Dovremmo essere liberi come la musica perché ci regala emozioni”.
Il 1966 è stato un anno importante per te. Perché?
“E’ l’anno in cui sono entrato a far parte dei Pooh. E’ stato un anno determinante per la mia vita. Abbiamo passato insieme ben 50 anni senza mai staccare un giorno. Abbiamo venduto 70 milioni di copie, secondi solo dopo Mina. Abbiamo regalato tutto quello che potevamo”.
Quale significato ha la parola emozione?
“E’ la vera bellezza; appartiene all’istinto, è vita”.
Tornando a “Rinascerò rinascerai”, “Ma al silenzio si respira un’aria nuova”, oggi cosa si respira?
“In quei giorni la mia città respirava un silenzio spettrale. Ora c’è un’aria nuova, lontana dal traffico a cui siamo abituati e dai rumori. L’aria sembra essersi ripulita”.
“Torneremo a riveder le stelle”?
Assolutamente sì, ma ancora non sappiamo quando. Recupereremo tutto quello che abbiamo perso e ed emergerà il meglio di ognuno di noi, ne sono convinto. Torneremo a vedere le stelle abbracciati più di prima. Ogni tunnel ha un’entrata e un’uscita, anche questa volta”.