Si chiama “SAKÈ”, il nuovo singolo di Pietro Milella, in arte CINCILLA. Il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali e sui digital stores. In un mondo che non lascia tempo alle persone di dare un valore alle cose, a volte si corre il rischio di perdersi. Il brano “Sakè” invita a vivere il mondo come si vuole, senza perdersi dietro alle congetture degli altri e vivendo ogni momento per quello che è. Il videoclip di “Sakè” è interamente ambientato a Venezia e riprende i luoghi dove è nato e cresciuto l’artista. La sequenza di immagini accompagna le parole della canzone: la prima parte mostra volti annoiati e luoghi malinconici; la seconda cattura quegli stessi scorci e quelle stesse facce in chiave ironica.

Come nasce “Sakè”?
“In realtà è nata come sono nate altre; era da un po' che pensavo a un aspetto della mia vita. A casa passo molto tempo davanti al piano a pensare e a volte escono i pezzi. Sakè è nata così, in maniera molto naturale”.

Cosa significa?
“Ero a casa e da un po’ di giorni e pensavo che dovevo liberarmi del superfluo: a tutte l’entropia che ci gira attorno e che, nel mio caso, mi stava allontanando dal mondo reale. Ho lasciato che fosse quello che pensavo a guidarmi, ho voluto mettere in secondo piano le opinioni altrui basandomi sul mio vissuto e i miei sogni per ricostruire il rapporto che avevo con quello che mi circondava.

E’ una canzone che parla di vita, perché?
“Oggi siamo in contatto con tutto grazie ad un mondo che va veloce. Gli strumenti che ci permettono tutto questo però rischiano di allontanarci dal “reale” attraverso modelli inventati, altre volte inesistenti. Non parlo solo del digitale e dei social ma proprio della società di oggi. È uno schema che sentivo mi stava distogliendo dalla persona che volevo essere e dalle cose che volevo fare. Sakè parla di questa consapevolezza e di come ho reagito. È una canzone positiva”.

Com’è nata la tua passione per la musica?
“Ho iniziato a suonare quando ero molto piccolo…mi ricordo ancora le prime lezioni di piano. Poi non mi applicavo e ho smesso di prenderle dopo anni, ma non ho mai smesso con la musica. Sono cresciuto ascoltando musica, ho sempre scritto pezzi ma per anni me li sono tenuti per me. Quasi fossero una medicina per l’anima; poi nel 2019 ho cambiato idea e ho voluto fare uscire i pezzi che avrei scritto di lì in avanti”.

Cosa vorresti far arrivare con la tua musica?
“I miei pezzi sono lo specchio di quello che vivo e provo. Vivo una vita normale. Per me le canzoni sono un modo di raccontare le mie giornate, a volte dei dettagli, altre invece dei sogni. Cerco sempre l’autenticità quando scrivo, poi mi rendo conto che nel momento in cui pubblichi, il brano può essere vissuto in tanti modi, in base alle esperienze di chi lo ascolta. L’interpretazione è dinamica ed è un processo che mi interessa molto e mi fa piacere”.

Perché chiamarti Cincilla?
“Quando avevo le prime demo le salvavo in privato su Soundcloud. Non volvo usare il mio nome e cognome e allora cercavo un nickname. All’epoca avevo visto su Google un gatto che mi piaceva, avevo scoperto che si trattava di un persiano Chinchilla. Cercando altre immagini però trovavo il Cincillà. Era carino e così, estemporaneamente, scelsi quel nome, senza l’accento però perché non mi piaceva. Mi sono tenuto quel nome e così oggi sono Cincilla”.

Siamo nel pieno di emergenza Coronavirus, #andràtuttobene?
“Non lo so, molto è già andato molto male…le cose per forza di cose dovranno migliorare. Ma non sarà andato tutto bene perché purtroppo non possiamo tornare indietro nel tempo. Diciamo che, per ora, mi basterebbe #andràtuttomeglio”.