Federica Fracassi, un nome che in molti conoscono, che il nostro magazine ha già avuto il piacere di intervistare. si tratta di un’attrice vera, capace di catturare le emozioni quando è sul palcoscenico. Si forma giovanissima alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Fonda insieme al regista teatrale Renzo Martinelli la compagnia “Teatro Aperto“, oggi “Teatro I“, che gestisce l’omonimo spazio a Milano. Ha ricevuto numerosi premi come miglior attrice protagonista, tra cui il Premio Eleonora Duse e il Premio Ubu. Questi non sono tempi facili, vista la fortissima emergenza coronavirus che non sembra dare tregua al nostro Paese, eppure si cerca di resistere progettando anche piece per il futuro sperando che tutto torni come prima.
Federica, sarai in scena a New York con “Mio Cuore io sto soffrendo” dall’11 al 17 Maggio. Com’è nata l’idea?
“E’ partito tutto da Antonio Marras che è prima di tutto uno stilista, ma anche un artista a tutto tondo. Si tratta di uno spettacolo a quadri e racconta la crescita di un individuo da bambino ad adulto con tutti gli ostacoli del cuore che incontra”.
Tu chi interpreti?
“Sono una maestra piuttosto cattiva, una donna sola e impermeabile alle emozioni; crede di sapere tutto ma invece non sarà così. Maltratta il bambino il quale però, alla fine, avrà un suo riscatto. La mia maestra chiederà tabelline, leggerà poesie e maltratterà il giovane”.
Perché proprio a New York?
“Antonio Marras è famoso in tutto il mondo e la nostra organizzatrice Valeria Orani vive a New York”.
Nel titolo unisci il cuore e la sofferenza, in che modo sono legati?
“Questo spettacolo è il ritratto di tutte le persone che vivono molto di cuore con le narrazioni di ostacoli che la vita presenta sempre”.
Sei stata anche in scena con “Monaca di Monza”, regia Valter Malosti, cosa c’è di attuale in questo personaggio?
“E’ stata molto moderna perché, nonostante tutto, è riuscita a disegnare la sua vita. Ha fatto numerosi errori, motivo per cui non possiamo assolverla ma neanche giudicarla”.
Dal 21 aprile al 4 maggio sarai Cassandra in “Ecuba” di Marina Carr per la regia di Andrea Chiodi. Che tipo di donna è Cassandra?
“E’ una figlia e una donna che non riesce a farsi amare. Prevede il futuro, tra cui anche le disgrazie e questo risulta inaccettabile. Rimane inascoltata, motivo per cui è fondamentale prestare attenzione a come ci si esprime”.
Queste non sono settimane semplici per il nostro Paese, tu come riesci a fare progetti?
“Devo ammettere che inizialmente non sono stata molto entusiasta dei provvedimenti assunti dal governo, in quanto molto caotici (ristoranti e locali aperti, mentre i teatri e cinema no). In seguito ho preso pian piano consapevolezza che questo virus era un vero e proprio attacco al genere umano – oltre che minare l’aggregazione – motivo per cui ho obbedito senza esitazione. E’ impossibile progettare purtroppo”.
#tuttoandràbene?
“Le nostre abitudini sono profondamente cambiate, ma la speranza non ci abbandonerà mai. Ben vengano flash mob nei balconi dei cittadini di tutta Italia se possono servire a tenerci uniti, non nascondo tuttavia un po’ di tristezza per la brutta situazione che stiamo vivendo. Solo se avremo una totale consapevolezza potremmo vincere”.
L’arte vincerà, sempre e comunque?
“Dalla preistoria, il teatro è sempre esistito. Il palcoscenico ci sarà fino a quando l’uomo esisterà. L’arte vincerà”.