Ambientata nell’Italia del XVII secolo, “Luna Nera” di Francesca Comencini – distribuito in 280 Paesi in tutto in mondo da fine gennaio- trae ispirazione dalla cosiddetta “caccia alle streghe”, ovvero le persecuzioni nei confronti delle donne accusate di stregoneria che nel corso dei secoli della civiltà occidentale hanno dato adito a superstizioni e isteria di massa. Per protagonista c’è un gruppo di donne che, infatti, vengono sospettate di essere delle streghe. Tra coloro che incuriosiranno il pubblico di Netflix c’è sicuramente Lucrezia Guidone, una giovane e bellissima attrice nota già per diversi altri ruoli. E’ stata protagonista, al fianco di Fabrizio Gifuni e Ksenia Rappoport, di “Noi 4″ di Francesco Bruni che le fatto ricevere critiche entusiaste e numerosi premi, ma anche nella serie Sky “Dov’è Mario” con Corrado Guzzanti dove ricopriva il ruolo di Emaciata. Magistrale è stata la sua interpretazione nel film “Dove cadono le ombre” di Valentina Pedicini presentato in Concorso alle Giornate degli Autori. Era il primo nome femminile dell’attesissimo film “La ragazza nella nebbia” di Donato Carrisi con Toni Servillo presentato al Festival di Roma e uscito nel 2017.
Lucrezia, sei tra i protagonisti di “Luna nera”, perché hai accettato questo progetto?
“Ho sentito fin da subito la grossa potenzialità di questo progetto che coraggiosamente, attraversa dei temi molto attuali ambientandoli in un tempo lontano, inoltre l’idea di lavorare in una serie con elementi fantasy e storici mi ha sempre affascinata. Inoltre tutte le maestranze sono di grandissimo livello, è stato un privilegio poter passare tanto tempo con loro sul set”.
Ci racconti un po’ di chi vesti i panni?
“In “Luna Nera” interpreto Leptis, una delle città perdute. Il mio personaggio fa parte della comunità di donne emarginate per la loro diversità e combatte per i diritti delle sue sorelle. La sua missione è salvare le donne in difficoltà, donne perseguitate proprio come lei”.
Come ti sei preparata per questo ruolo?
“Prima di andare sul set ho avuto circa un mese di tempo per la preparazione fisica e per imparare ad andare a cavallo, usare i diversi tipi di armi e tirare con l’arco. Durante quel periodo di tempo in cui mi sono allenata con l’aiuto di Alessandro ed Emiliano Novelli e i loro stunts , ho avuto l’opportunità di testare i miei limiti e le mie paure. Proprio grazie al training fisico ho capito quanto coraggio richiedesse questo personaggio, e non ho costruito una guerriera senza paure ma ho provato a lavorare sull’idea di qualcuno che pur avendo delle paure faccia di tutto per superarle in nome di un grande ideale che la anima”.
La serie tv è ambientata nell’Italia del XVII secolo, che periodo storico è stato?
“Un periodo storico di assolutismi, grandi rivoluzioni scientifiche e sanguinarie persecuzioni”.
Cosa significa essere una strega in quegli anni?
“Significava essere perseguitate anche semplicemente per il fatto di praticare una conoscenza, scavalcare una competenza o svilupparla in un modo poco convenzionale e per questo meritare di essere bruciate vive”.
E oggi?
“La parola strega oggi può essere sostituita con il concetto di diverso, con la paura della diversità. La negazione dei diritti dell’essere umano, l’ignoranza che sfocia in violenza o emarginazione… anche se in modo diverso, anche oggi purtroppo, continuiamo a perseguitare e ad essere perseguitati”.
Sei una interprete brava e molto bella che il pubblico già conosce, ma perché hai scelto proprio questo mestiere?
“Recitando ho l’impressione di sospendere il tempo. In scena o sul set ti discosti da te e interpretando personaggi anche molto diversi scopro delle zone della mia personalità che non pensavo di avere”.
Se ti dico Luca Ronconi, cosa ti viene in mente?
“Un grande artista, un maestro che ho avuto il privilegio di conoscere e che mi ha insegnato quanto sia importante trovare il coraggio di portare in scena un proprio sguardo personale”.
Teatro, cinema e televisione, qual è la vera arte per te Lucrezia?
“La recitazione. È il mezzo che cambia ma il fulcro e l’essenza del nostro lavoro è recitare e questo resta sempre al centro di tutto. Ogni mezzo porta un suo fascino e ho imparato nel tempo che non devo scegliere tra le due cose, c’è spazio per tutto e spero anche in futuro di continuare a conciliare gli impegni in modo da non dovermi privare di niente”.
I tuoi prossimi progetti?
“Il 13 febbraio porterò lo spettacolo “L’Arminuta” (di cui ho curato anche la regia) nella mia città a Pescara. Poi un film, una serie tv e di nuovo teatro”.