Quello che si è svolto nella notte tra il 9 e 10 febbraio è un Oscar che sicuramente rimarrà impresso nella storia. “Sai che tipo di piano non fallisce mai?”, chiede il padre al figlio in “Parasite”, “Nessun piano – si risponde – e sai perché? Perché se fai un piano la vita non funziona mai così”. Chissà se Bong Joon-ho aveva fatto un piano sul suo film. In modo del tutto imprevedibile è proprio “Parasite” a trionfare: il regista sudcoreano ha vinto ben quattro Oscar, tra cui miglior film – la prima volta per un film non in lingua inglese – e miglior regia, battendo il Martin Scorsese di “The Irishman”, il Quentin Tarantino di “C’era una volta a Hollywood”, Sam Mendes di “1917” e il superfavorito Todd Phillips con il “Joker” – già vincitore del Leone d’oro a Venezia – dalle 11 nomination. A “Parasite”, Palma d’oro all’ultimo Cannes, è stata data anche la statuetta per il miglior film internazionale e la migliore sceneggiatura originale. Con “Parasite” c’è anche un pezzo della nostra Italia, dato che il regista ha scelto come parte della colonna sonora “In ginocchio da te” di Gianni Morandi. Oscar 2020 come migliore attore protagonista va al divino Joaquin Phoenix per l’interpretazione del suo “Joker” che ha già segnato in segno indelebile nella storia del cinema; il noto attore, visibilmente commosso, si lancia in un discorso da brividi dove l’emozione diventa protagonista: «Non mi sento superiore a nessuno degli altri candidati a questo premio. Però quello che voglio dire è che ho capito che noi possiamo dare voce a chi non ce l’ha, contro le diseguaglianze di genere, quelle Lgtb e quelle di ogni minoranza e quelle che, egoisticamente, esercitiamo sulla natura e sugli animali. Violiamo i diritti delle razze e degli animali, ma nessuna specie ha il diritto di sfruttarne un’altra impunemente. Possiamo essere meglio di questo, possiamo usare la nostra cultura e il nostro cuore. Io sono stato cattivo, egoista, crudele con molti che sono anche in questo teatro eppure mi avete dato una seconda possibilità. Una possibilità di redenzione. Mio fratello River – anche egli attore bravissimo morto a soli 23 anni per un’overdose nel ’93 –  a 17 anni ha scritto: corri verso il rifugio con amore, e troverai anche la pace». Migliore attrice protagonista è Renèe Zellweger – già premio Oscar come non protagonista nel 2004 con “Ritorno a Cold Mountain” – rivolge il suo discorso proprio alla diva a cui ha dato anima e corpo: «A tutti i nostri eroi: le donne coraggiose, gli uomini in divisa, ciò che tiene un popolo unito. Anche Judy Garland era un’eroina, questo Oscar è un’estensione del suo lavoro, della sua generosità, della sua capacità di inclusione, della sua capacità di unirci». Migliore attore non protagonista è andato a Brad Pitt per “C’era una volta a Hollywood” di Quentin Tarantino che ringrazia Tarantino, l’amico DiCaprio, il cast del film, tutti gli stuntmen, i genitori e poi: «Quest’ Oscar è per i miei figli, ragazzi faccio tutto per voi. Vi adoro». L’Oscar alla migliore attrice non protagonista è per Laura Dern, avvocatessa che assiste Scarlett Johansson nel divorzio di “Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach: «Ho la fortuna di avere in casa i miei: sono mio padre e mia madre». L’Oscar al miglior film d’animazione va a “Toy Story 4”, quello alla miglior sceneggiatura non originale è andata a “Jojo Rabbit”. Con l”Oscar alla migliore scenografia, “C’era una volta a Hollywood” sale a quota 2 statuette. A “Piccole donne” di Greta Gerwig va il premio per i migliori costumi. Due statuette vanno a “Le Mans 66: la grande sfida” (Ford vs Ferrari): sound editing e montaggio. Ben 3 Oscar vanno a “1917”: sonoro, fotografia, effetti speciali. L’Oscar al Miglior trucco è andato a “Bombshell”, sullo scandalo di Roger Ailes fondatore con Fox News del giornalismo fake.