Italia, 1600. Ade, una levatrice di 16 anni, viene accusata di stregoneria dopo la misteriosa morte di un neonato. Allontanata dalla sua città, troverà rifugio in una misteriosa comunità di donne emarginate, perseguitate perché ritenute delle streghe. Ade sarà però obbligata a prendere una decisione fondamentale per la sua vita: scegliere l’amore di Pietro, figlio del capo dei cacciatori di streghe, o compiere il suo vero destino e salvare la sua comunità.  A vestire i panni di Ade, nella fiction “Luna Nera” è Antonia Fotaras, decisamente tra i giovanissimi volti più in rampa di lancio; ha infatti preso parte a un episodio di “Don Matteo 11″, oltre a “Il nome della rosa”, sempre per Rai1. L’abbiamo anche vista con Vittoria Puccini in “Mentre ero via”, oltre a essere tra i protagonisti de “Il primo re”, uscito a inizio 2019. Ne abbiamo parlato con lei.

Antonia, perché hai detto sì a questo progetto per Netflix?
“Fin dal primo momento in cui ho letto la sceneggiatura ho trovato che fosse innovativo, coraggioso e che affrontasse dei temi molto profondi utilizzando il genere Fantasy che dà alla serie la possibilità di comunicare con un pubblico di tutte le età”.

Nella serie tv sei Ade, che ragazza è?
“È una ragazza di 16 anni, un adolescente che cerca se stessa in un mondo che glielo rende molto difficile. Viene infatti accusata di stregoneria in seguito alla morte di un neonato e per sopravvivere è costretta a rifugiarsi in una comunità di donne”.

Cosa le accadrà?
“La serie può anche essere considerata un romanzo di formazione di una ragazza per cui il percorso che farà e la sua evoluzione saranno molto complessi”.

E’ una fiction sulle streghe ma cosa significava in quegli anni essere identificata come una strega?
“Significava essere processata e messa al rogo a causa di ignoranza, paura e superstizione. Spesso erano donne che non rientravano nei canoni sociali, levatrici o donne che cercavano di curare le persone e dato che non sempre andava bene veniva attribuita loro la colpa e affibbiato l’appellativo di streghe, così come accade appunto ad Ade”.

Sei un voto noto del piccolo schermo, soprattutto grazie a “Il nome della rosa” di Rai1, ma cosa ti ha lasciato quella fiction campione d’incassi?
“Mi ha lasciato tanti ricordi e soprattutto un’esperienza lavorativa che mi ha permesso di crescere”.

Sei stata anche tra i protagonisti di “Mentre ero via” con Vittoria Puccini in cui interpretavi sua figlia ma che tipo di adolescente era il tuo personaggio?

“Era un adolescente difficile, con un legame complicato con la madre a causa del quale inizia a soffrire di anoressia e che piano piano riesce a rialzarsi e andare avanti”.

Sei giovanissima ma per quali motivi hai scelto questo mestiere?
“Recitare è sempre stata la mia passione, fin da piccolissima mi affascinava l’idea di poter essere qualcun altro e mi ricordo che giocavo con i miei cugini a montare dei piccoli spettacoli che poi facevamo vedere ai nostri genitori”.

Cosa significa essere attrice per te?
“Significa osservare la realtà in cui vivo, comprendere me stessa e le altre persone, capire i meccanismi emotivi delle persone, come agiscono e perché agiscono in quel modo e non in un altro. Mettermi nei loro panni in poche parole”.

I tuoi prossimi progetti?
“Al momento l’ultimo film di Terrence Malick”.